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La dottrina sociale e le nuove sfide della società

Spazio per i valori e ruolo dei credenti nell'attuale situazione socio-politica: se ne è parlato nel convegno annuale della Segreteria diocesana Fisp

5 Giugno 2008

10/03/2008

di Leandro GIACOBBI

“Consapevoli del momento presente” èstato il tema del convegno annuale della Segreteria diocesana per la formazione all’impegno sociale e politico, tenutosi domenica 9 marzo al Seminario di corso Venezia a Milano.

Punto di partenza è stato appunto il passaggio della Lettera ai Romani (13,11) in cui Paolo chiede di essere «consapevoli del momento presente»: una richiesta impegnativa per il credente, chiamato a interrogarsi sulla qualità del tempo presente. L’introduzione di monsignor Eros Monti, vicario episcopale per la vita sociale, ha sottolineato che vi possono essere due modalità di vivere il proprio battesimo: la prima, “attendista”, che, riprendendo il testo della Lettera ai Romani, è sempre in attesa della luce del giorno; la seconda, quella del cristiano, «che si alza quando è ancora buio», e in forza della fede affronta le sfide della vita.

Il convegno si è sviluppato sulle relazioni del professor Alfredo Canavero – docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano e presidente della Fondazione Lazzati, che ha ripercorso le premesse storiche all’attuale quadro sociale e politico – e del professor Luigi Pizzolato, preside della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha approfondito il tema della presenza dei cristiani nell’attuale contesto civile.

Canavero ha innanzitutto cercato di giustificare il disorientamento che regna incontrastato nel presente dibattito politico, ripercorrendo dal dopoguerra a oggi tutte le trasformazioni che hanno fatto venire meno tutta una serie di certezze ed elementi consolidati.

Nella sua analisi assumono rilievo alcuni passaggi epocali; il primo è il “miracolo economico”, che ha dato, oltre al benessere, un nuovo dinamismo sociale e rinnovate abitudini di vita. In questo scenario si è inserita la televisione: inizialmente ha reso possibile l’omologazione della lingua e della cultura a livello nazionale, ma poi, con la nascita delle tv commerciali, ha assunto un ruolo estremamente invasivo nelle dinamiche sociali, proponendo una nuova gerarchia di valori (l’aspetto estetico/esteriore, la ricchezza), che hanno imposto uno stile di vita del tutto differente da quello condiviso dalla popolazione del dopoguerra.

La relazione di Canavero ha poi riletto le traversie dei partiti d’ispirazione cristiana dopo la fine della Dc, precisando come tanti passaggi siano connessi al rinnovato quadro sociale. Tra i vari fenomeni c’è sicuramente l’attuale personalizzazione della politica, che ha fortemente ridotto la valenza dei partiti quale forza popolare.

Pizzolato ha affrontato il tema della presenza dei cristiani in politica, da sempre contraddistinto da un profondo impegno civile diretto a realizzare il cosiddetto «progetto della città», dove trovano cittadinanza tutti i valori della fede, primo fra tutti quello della solidarietà. Uno scenario messo in crisi dal cosiddetto «individualismo quantitativo» sempre più dominante, per cui «conta di più chi ha di più» e la sfera privata della vita predomina su quella pubblica, cui rimane un ruolo del tutto marginale. Una situazione che si sintetizza nella contrapposizione tra diritti individuali e diritti relazionali: i secondi dovrebbero dare senso ai primi, che invece sembrano prevalere.

Quale, allora, il ruolo dei credenti? Pizzolato propone due imperativi per il futuro: conoscere la dottrina sociale della Chiesa e aggiungere alla conoscenza una ricerca continua e attenta della sua applicazione in valori etici nella quotidianità. Occorre infatti che i credenti sviluppino un’analisi antropologica per adeguare i principi della dottrina sociale della Chiesa alle nuove sfide della società. La posta in gioco è la difesa dei cosiddetti “grandi valori” in una logica negoziale con le altre componenti del mondo: un negoziato che non vuole “svendere”, ma “salvare” i grandi valori.

Al termine monsignor Monti ha rilevato l’esigenza di continuare la riflessione su questi temi.