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Il docente: per l’Irc ci vuole fantasia

Umberto Viaro, da dieci anni alla primaria "Trilussa" a Quarto Oggiaro: «Insegnare religione a scuola non significa fare proselitismo, ma offrire l'opportunità di approfondire le proprie radici»

5 Giugno 2008

27/02/2008

«Insegnare religione è la mia passione e la trasmetto – dice Umberto Viaro, da dieci anni alla primaria “Trilussa” in zona Quarto Oggiaro -. I ragazzi sono entusiasti, con loro è importante il linguaggio e il modo di porsi». Se non si ha «fantasia» si annoiano.

Ha 11 classi di bambini che lo impegnano tutta la settimana, segue fedelmente i programmi nazionali, ma con i più grandi affronta anche argomenti «jolly», come dice lui. Magari sono già previsti nella sua materia, ma non sono approfonditi. «Il taglio delle mie lezioni è sempre di natura storica e artistica – spiega l’insegnante di religione -, ma salvaguardo sempre le finalità stesse dell’Irc nella scuola statale». La religiosità nella storia si è manifestata anche con segni esterni; quella cristiana, in particolare, attraverso chiese, sculture e pitture: «Ma se devo spiegare le altre religioni parlo anche delle moschee e delle sinagoghe».

«L’anno scorso con le quinte ho affrontato il tema del monachesimo e ho portato gli alunni alla Certosa di Pavia», dice Viaro. In quell’occasione i ragazzi hanno conosciuto anche «lo stile di vita dei monaci certosini. Poi abbiamo incontrato i cistercensi e il discorso si è allargato al monachesimo benedettino».

All’iniziativa hanno partecipato anche «i bambini che non si avvalevano della religione cattolica, perché i genitori erano molto disponibili. L’obiettivo, infatti, non era quello di convertirli al cristianesimo, ma di compiere un percorso storico-artistico. Insegnare religione a scuola non significa fare proselitismo, ma offrire l’opportunità – per chi è cittadino italiano – di approfondire le proprie radici, che affondano anche nel cristianesimo. L’aspetto confessionale lo lascio alle parrocchie – assicura il docente -. Anch’io sono stato catechista, ma non ho mai portato i ragazzi a visitare i monumenti».

Quest’anno, invece, «sto preparando una monografia sulle basiliche ambrosiane e paleocristiane, argomento che non viene mai trattato nei libri di religione». Distribuirà in classe alcune fotocopie e proietterà in PowerPoint le immagini delle 4 basiliche volute da Ambrogio: la stessa S. Ambrogio (che andranno anche a visitare il 10 aprile), S. Simpliciano, Santi Apostoli e Nazaro in Brolo e S. Dionigi (che oggi non esiste più). Per quelle paleocristiane ha già scelto S. Tecla (sotto il Duomo), S. Lorenzo, S. Eustorgio e S. Celso.

«I bambini sono buoni ascoltatori e buoni osservatori – assicura l’insegnante -. Per questo, quando si trova una classe di alunni che hanno una buona ricezione, io dico che bisogna “spingere il pedale dell’acceleratore” e spiegare qualcosa di più». (l.b.)