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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Milano

«L’arte di Raffaello ci aiuta a trovare Gesù»

Al Museo Diocesano inaugurata l’esposizione della Predella della Pala Oddi, capolavoro del Sanzio proveniente dai Musei Vaticani. L’Arcivescovo: «Un dono che dice qualcosa alla città»

di Annamaria Braccini

4 Novembre 2022
L'Arcivescovo tra Nadia Righi, direttrice del Museo diocesano, e Barbara Jatta (foto Agenzia Fotogramma)

Una splendida opera d’arte capace di parlare all’oggi con il linguaggio universale della bellezza e della fede senza tempo, indicando la via maestra per cercare e trovare il Signore nella vita di noi cristiani (un poco distratti) del Terzo millennio.

A suggerire questa lettura della Predella della Pala Oddi di Raffaello, proveniente dalle Collezioni dei Musei Vaticani e arrivata al Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” per la 14ma edizione de «Un Capolavoro per Milano”», è l’Arcivescovo, che ammira l’opera percorrendone il suggestivo allestimento. Accolto da Miro Fiordi (presidente della Fondazione Sant’Ambrogio per la cultura cristiana, ente di gestione del Museo), dalla direttrice Nadia Righi e dalla direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta – curatrici della mostra -, l’Arcivescovo si trattiene a lungo davanti alla Tavola raffaellesca, che il pubblico potrà ammirare fino al 29 gennaio 2023. E proprio con il pensiero rivolto a tutti coloro che visiteranno la Predella articola il suo breve intervento, che introduce l’inaugurazione dell’opera, a cui partecipano, tra gli altri, il vicario episcopale di settore monsignor Luca Bressan e l’assessore comunale alla Cultura Tommaso Sacchi. Tra i presenti volti molto noti della cultura e della società civile milanese.

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Cercare il Signore nei luoghi della povertà

«Questo “Capolavoro per Milano” di straordinaria bellezza, è un dono. Non è soltanto l’esibizione di un’opera d’arte, ma è un modo per dire qualcosa alla città. Bisogna guardare questa Predella e avere in noi una domanda». O meglio, i due interrogativi che l’Arcivescovo esplicita nella sua riflessione: «A me sembra che questa Adorazione dei Magi e dei Pastori risponda, anzitutto, all’interrogativo su dove cercare Gesù. Mi pare che Raffaello dica che lo si può trovare non nei palazzi dei potenti, non nella ricchezza, ma là dove c’è fragilità umana e precarietà delle costruzioni».

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Poi la seconda domanda: «Come si fa a riconoscere Gesù? Per me la risposta è in una linea di discesa. Dall’esuberanza dei cavalieri e del corteo dei Magi, qui rappresentati, occorre scendere fino ad arrivare a mettersi in ginocchio, predisponendosi a quell’umiltà che riconosce la grandezza di Dio presente in un bambino». «Se vuoi trovare Gesù non farti grande, ma porta le tue domande sulla strada per Betlemme, deponi la corona, mettiti in ginocchio e riconoscerai, con grandissima gioia, il Signore Gesù. Colui che si può cercare nei luoghi della povertà e della precarietà e che si trova nella verità dell’umiltà», conclude l’Arcivescovo.

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