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Cinema

Lecco Film Fest 2025, un laboratorio di memoria collettiva

Il Festival, dal titolo «Questi tempi immemorabili» in programma dal 3 al 6 luglio, riserva forte attenzione ai giovani e alla prospettiva femminile. In calendario opere di Silvio Soldini, Mario Martone e nuovi sguardi come Rossella Inglese e Andrea Pallaoro

di Marco CALVARESE Agensir

26 Giugno 2025

Dal 3 al 6 luglio Lecco torna a trasformarsi in un’arena a cielo aperto per la riflessione, la formazione e la narrazione cinematografica. Va in scena infatti la sesta edizione del Lecco Film Fest dal titolo «Questi tempi immemorabili», un invito a riflettere sulla capacità del cinema di costruire la memoria collettiva e l’identità culturale.

Il Festival, promosso da Confindustria Lecco e Sondrio e organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, è stato presentato per la prima volta a Roma, per raccontare al pubblico e alla stampa nazionale un evento nato nel 2020 come reazione culturale alla crisi pandemica, radicandosi nel territorio, ma con l’ambizione a un respiro più ampio. «Siamo partiti con un’idea forse un po’ anomala per un’associazione industriale, ma crediamo che promuovere il pensiero, il dialogo e la cultura sia parte del nostro dovere verso la comunità», le parole di Marco Campanari, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio.

Risposta a una emergenza educativa

«Viviamo tempi, nel bene o nel male, memorabili. È bello pensare che il mondo dell’arte, in particolare il cinema, offra strumenti lenti che permettano di interpretare meglio i fenomeni che succedono – spiega monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo -. Siamo tutti travolti da immagini sui nostri telefoni, immagini che dovrebbero documentare i momenti più importanti della nostra vita, ma che poi si dissolvono. Abbiamo bisogno di trasformare queste immagini in memoria, in racconto. Il cinema ha questa capacità: trasforma frammenti in storie collettive». Non è un caso, aggiunge Milani, se il Lecco Film Fest lavora tanto con le giovani generazioni: «Non solo per offrire competenze e avviare carriere, ma per rispondere a una vera emergenza educativa. Oggi tutti produciamo e consumiamo immagini, ma pochi hanno gli strumenti per decodificarle. Il nostro Festival vuole essere anche un luogo di formazione allo sguardo e alla narrazione per immagini».

Il programma

La sesta edizione – hanno spiegato la curatrice Angela D’Arrigo e il caporedattore del Cinematografo Luca Arnone – mantiene intatta la doppia anima che lo ha reso in pochi anni un unicum nel panorama italiano: da un lato una programmazione in piazza, gratuita e popolare, dall’altro una selezione di qualità attenta alla ricerca, agli esordi e alla prospettiva femminile.

«Fin dalla prima edizione – ha sottolineato D’Arrigo – il Lecco Film Fest ha scelto di valorizzare il talento femminile: registe, sceneggiatrici, produttrici devono avere lo stesso spazio e le stesse occasioni dei colleghi uomini. Non è sempre facile, i numeri non sono dalla nostra parte, ma è una nostra missione».

Missione estesa anche alla formazione. Per questa edizione tra gli insegnanti anche il direttore della fotografia Vittorio Storaro: «Abbiamo corsi per registi esordienti, laboratori di scrittura, una redazione giovane che si occupa di contenuti digitali. È un festival giovane, nei temi e nei volti».

A comporre la sezione cinematografica, ha spiegato Arnone, una selezione curata in dialogo con la redazione del Cinematografo a partire da sguardi autoriali originali. Film che raccontano l’Italia (e il mondo) a partire da memorie dimenticate, corpi manipolati, stagioni di passaggio.

Ad aprire il Festival sarà Le assaggiatrici di Silvio Soldini, tratto dal romanzo di Rossella Postorino: «Un film che mescola finzione storica e verità, e racconta un gruppo di donne costrette dal nazismo a testare il cibo del Führer. Una storia che parla della manipolazione del corpo femminile, una sottomissione politica che è ancora oggi profondamente attuale», ha detto Arnone.

Accanto a Soldini, ci saranno Fuori di Mario Martone – un omaggio al trentennale de L’amore molesto, tratto da Elena Ferrante – e Medeas, opera prima dell’italo-americano Andrea Pallaoro, «una riscrittura del mito classico in chiave patriarcale, mai distribuita in Italia e oggi più attuale che mai».

Altro debutto atteso è L’origine del mondo di Rossella Inglese, con una protagonista chiamata Eva, «chiaro simbolo di quel femminile che attraversa la storia spesso in ruoli marginali, ma che questi film riportano al centro». E ancora La bella estate di Laura Lucchetti, ambientato nella Torino del 1938: «Un film che ha la luce dell’estate, una luce che come diceva Faulkner è la luce della rivelazione. L’estate nei nostri film è tempo di sospensione e di maturazione -ha concluso Arnone -. È il tempo dell’attesa, ma anche della speranza. L’augurio che facciamo è che questa sia davvero la bella estate del cinema italiano».

Un augurio condiviso da don Milani: «Il cinema non è uno svago. È un acceleratore di narrazioni. Aiuta a vivere questi tempi memorabili – nel bene e nel male – con consapevolezza». E ha ricordato il senso profondo del festival: «Per la Chiesa, il cinema è fondamentale. Abbiamo bisogno che le grandi questioni della vita – il nascere, il morire, il soffrire, lo sperare – possano risuonare nel cuore di ciascuno. E il cinema ha questo potere».