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La Sindone di Inzago che fu di san Carlo

Nella prepositurale di Inzago è conservata una copia pittorica della Sindone di Torino, che fu donata nel 1581 dai Savoia al cardinal Borromeo, particolarmente devoto del Santo Sudario. Il telo viene esposto nel Triduo pasquale e quest’anno, eccezionalmente per il Giubileo, l’ostensione prosegue fino al 4 maggio

di Luca FRIGERIO

24 Aprile 2025

Di san Carlo è nota la devozione per la Sindone di Gesù, che l’arcivescovo di Milano si recò a contemplare a Torino in quattro occasioni, a partire dal 1578. Di quel sacro sudario, ancora oggi oggetto di studi e ricerche, ma straordinariamente evocativo della passione e morte di Cristo, esistono diverse copie pittoriche, spesso considerate alla stregua di vere reliquie perché messe a contatto diretto con il telo sindonico. Una di queste è conservata nella chiesa parrocchiale di Inzago e, come dimostrano i documenti, è proprio quella che era appartenuta al cardinale Borromeo.

Quest’anno, in occasione dell’Anno giubilare, la Sindone di Inzago è esposta nella prepositurale di Santa Maria Assunta fino al prossimo 4 maggio che, come da tradizione, è la festa liturgica della Sacra Sindone.

In seguito alla peste che flagellò Milano nel 1576, san Carlo fece voto di recarsi in pellegrinaggio a venerare il sacro lenzuolo a Chambery, dove era custodito. I Savoia lo portarono allora a Torino, venendo così incontro al Borromeo, e da allora la Sindone è rimasta nel capoluogo piemontese. In occasione del suo secondo pellegrinaggio, nel 1581, Carlo Emanuele di Savoia donò a san Carlo una copia del lino venerato.

La copia della Sindone di san Carlo rimase al suo segretario, monsignor Ludovico Moneta. Nel 1715 un suo discendente, Francesco Vitali, trasferì questa copia della Sindone nell’oratorio della sua villa a Inzago. E un secolo e mezzo più tardi un altro Vitali ne fece dono alla parrocchia di Inzago.

Fu soprattutto per merito del cardinal Schuster che la Sindone di Inzago venne valorizzata e restaurata.

La Sindone di Inzago è un lenzuolo di seta di colore paglierino che misura poco più di 4 metri di lunghezza e 63 centimetri di larghezza, risultando quindi leggermente ridotta rispetto al santo sudario di Torino.

Dipinta probabilmente in un tempo immediatamente precedente la sua donazione al Borromeo, è opera di un anonimo pittore che ha cercato di riprodurre fedelmente la figura dell’Uomo della Sindone e le ferite e i versamenti di sangue, così come si potevano osservare nel XVI secolo. Il telo così dipinto è stato poi messo a diretto contatto con la Sacra Sindone: motivo per cui anche sul lenzuolo di Torino, effettivamente, sono state trovate tracce di colore, per questa pratica ripetuta decine di volte nel corso dei secoli.

La Sindone di Inzago ripropone, così, il fascino e il mistero che promana dal santo sudario conservato a Torino: richiamo per i fedeli alle pagine evangeliche della Passione di Gesù, simbolo per tutti del sacrificio di vittime innocenti a causa dell’ingiustizia e della violenza del potente di turno.

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