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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Riscoperte

La “Chiesa di Villa” a Castiglione Olona, tempio del Rinascimento toscano in Lombardia

I recenti restauri alle facciate esterne permettono oggi di ammirare in tutta la sua armonia il sacro edificio ispirato al modello di Brunelleschi. Dedicato al Santissimo Corpo di Cristo, fu voluto dal cardinale Branda Castiglioni attorno al 1435, nel cuore del borgo varesino che oggi festeggia i 600 anni della sua Collegiata.

di Luca Frigerio

22 Giugno 2022
La Chiesa di Villa a Castiglione Olona dopo i recenti restauri

«Mi avete fatto un forno, non una chiesa!». È proprio vero, si sarà detto il cardinale Branda Castiglioni: se si vuole che le cose siano fatte bene, o almeno secondo le proprie aspettative, bisogna occuparsene personalmente. Il porporato, infatti, aveva chiesto che fosse ristrutturata la cappella dedicata al Santo Sepolcro che si trovava nel centro di Castiglione Olona. Ma il nipote, al quale aveva affidato l’incarico, o per scarsa attitudine artistica, o per timore di stravolgere l’antico oratorio, si era limitato a far fare qualche aggiustamento: in peggio, a giudizio del Branda stesso, che così era sbottato, vedendo il risultato dei lavori.

Il cardinale umanista, allora, aveva preso in mano la situazione, facendo ricostruire il sacro edificio esattamente come lo voleva e come ancora oggi possiamo ammirarlo, affacciato sulla piazza principale del paese (oggi dedicata a Garibaldi), di fronte al suo palazzo, all’inizio della salita che porta alla collegiata. Collegiata, peraltro, che lui stesso stava realizzando, avendone ricevuto l’autorizzazione da papa Martino V il 7 gennaio 1422, con apposita bolla. Motivo per cui Castiglione Olona, e in particolare la sua comunità parrocchiale della Beata Vergine del Rosario, in questi mesi sta vivendo e proponendo una serie di eventi culturali e religiosi per celebrare questo significativo anniversario.

La chiesa è detta «di Villa», proprio perché si trova tra le case del borgo (diversamente dalla collegiata, appunto, che sorge in posizione dominante, ma isolata, in cima al colle). La sua dedicazione, tuttavia, è al Santissimo Corpo di Cristo: motivo per cui, da secoli, è al centro delle celebrazioni e della processione del Corpus Domini, che anche in questi giorni si è ripetuta, dopo la pausa imposta dalla pandemia.

Ogni volta che si parla di Castiglione Olona, perla artistica del varesotto, si cita la celebre definizione che ne ha dato il poeta Gabriele D’Annunzio: «L’isola di Toscana in Lombardia». Parole che, con l’efficacia dello slogan, ben sintetizzano il progetto, visionario e grandioso, di Branda Castiglioni di creare nel «suo» feudo una città ideale (la prima!), sulla base di quelli che allora erano i modernissimi canoni umanistici e rinascimentali che si andavano sviluppando proprio a Firenze. Motivo per cui il raffinato cardinale, a conclusione di una straordinaria carriera come legato pontificio, aveva portato con sé nel ducato milanese alcuni «campioni» di quella maniera toscana, come Masolino da Panicale e il suo allievo senese Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, impegnati nella mirabile decorazione ad affresco della collegiata e del battistero.

Ebbene, a Castiglione Olona quest’«aria» di Toscana rinascimentale ha la sua evidenza più smaccata proprio nella «Chiesa di Villa», che per aspetto e architettura ricorda nitidamente la bellissima Sagrestia vecchia che Filippo Brunelleschi realizzò presso la basilica di San Lorenzo a Firenze negli anni Venti del Quattrocento. Un progetto eclatante e rivoluzionario che, per la sua eleganza formale e per la purezza delle linee, viene considerato una sorta di «manifesto» della nuova architettura del Rinascimento italiano.

I lavori a Castiglione Olona dovettero iniziare attorno al 1435 e durarono un decennio. Come nella sacrestia fiorentina (nata in realtà come cappella funebre della famiglia Medici), anche il tempio varesotto presenta un’armoniosa pianta centrale, con l’aula quadrata che è esaltata da una grande cupola, mentre i prospetti interni ed esterni sono giocati sul contrasto tra gli elementi plastici architettonici in pietra e le superfici intonacate. Con un effetto che oggi è completamente recuperato, grazie ai restauri delle facciate che la parrocchia ha appena ultimato.

Mancando una precisa documentazione, gli studiosi dibattono da tempo su chi possa essere il progettista della «Chiesa di Villa». Che magari potrebbe essere lo stesso Brunelleschi, che il Vasari ricorda essere stato a Milano per fornire consulenza alla fabbrica del Duomo. Tuttavia non si può non osservare che il tempio di Castiglione, pur avendo un’impostazione assolutamente brunelleschiana, presenta anche soluzioni «di compromesso», introducendo elementi più locali (tipicamente lombardi, cioè), o per certi versi attardati (ancora medievali, o comunque tardogotici).

La cosa, ad esempio, è evidente nelle due grandi figure scolpite, san Cristoforo e sant’Antonio Abate, che affiancano il portale d’ingresso: una soluzione ben poco rinascimentale, e che appare una concessione alla devozione popolare. Per questo si era pensato a un architetto locale, che cerca di interpretare il nuovo stile fiorentino, probabilmente sulla base delle indicazioni fornite dallo stesso cardinale Branda Castiglioni. Oppure, ed è oggi l’ipotesi più accreditata, a un artista ai suoi esordi, come appunto il giovane Vecchietta, che «miscela» a Castiglione Olona le innovazioni della sua terra toscana con gli elementi lombardi del territorio che lo ospita.

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