Nella campagna attorno a Cislago, lungo la strada verso Legnano, sorge isolata una chiesa antica, che la devozione popolare ha sempre legato al miracolo della vita, celebrando nella Madre di Dio tutte le madri. Le pareti del sacro edificio, infatti, sono ricoperte di Madonne con il Bambino tra le braccia: allattanti, per lo più, ma anche in gesti di tenerezza e di protezione.
Una cappella doveva già esistere nel XIII secolo, ma la sua fondazione è probabilmente più antica. Nel medioevo ne ebbero cura gli Umiliati, singolare esperienza di laici consacrati al lavoro e alla preghiera.
All’epoca di san Carlo, invece, il santuario di Cislago era gestito da una confraternita, che aveva provveduto a restaurarlo e ad ampliarlo. Gli affreschi votivi che ricoprono le pareti dell’aula ripetono la data «1525», che è quindi anno chiave: non solo per questa chiesa campestre, ma anche per le vicende del Ducato di Milano.
Nella nicchia a sinistra, infatti, si staglia una scena maestosa, con la Vergine che sotto il suo ampio mantello offre protezione a coloro che hanno in mano le sorti terrene, principi e vescovi.
Ma sofferenze e lutti toccano a tutti. Ed è per questo che anche nella chiesa di Cislago si ripetono le figure dei santi invocati per scongiurare malanni ed epidemie, contagi e pestilenze. Come Sebastiano, Giorgio, Antonio Abate, Rocco. Senza dimenticare Lucia, acclamata per i problemi agli occhi. Apollonia, per il mal di denti. Agata, dai seni tagliati.
Ma è sull’altare che campeggia l’immagine più emozionante di questo luogo: una Madonna in preghiera, con le mani giunte, visibilmente incinta (da cui il nome popolare del santuario di Cislago: “Inziata”, Inscià nel dialetto locale). Variante di quel tema della “Madonna del parto”, non comunissimo, ma neppure raro, che ha nel capolavoro di Piero della Francesca a Monterchi il suo vertice, e che anche qui, nella semplicità di quest’immagine cinquecentesca, raggiunge esiti poetici e commoventi.
Attorno alla sacra effigie, il presbiterio è ricoperto di vivaci affreschi che narrano la vita e la gloria di Maria, con la sua nascita, la sua visita alla cugina Elisabetta, la sua assunzione in Cielo. Oggi attribuiti alla bottega degli Avogadro, realizzati attorno al 1615, forse con al seguito l’adolescente Daniele Crespi.
La scena più affollata mostra un corteo di vescovi e prelati che si dirige su un’altura. È il colle Esquilino a Roma, dove una prodigiosa nevicata ad agosto ha tracciato la pianta della chiesa che la Vergine desidera sia eretta in suo onore: la prima, secondo la tradizione, nella cristianità d’Occidente. «Madonna della neve», verrà chiamata infatti quella festa. Ed è il nome che ancora oggi fregia il bel santuario di Cislago.




