Mariano Comense è in festa per il millenario del suo battistero di San Giovanni: il luogo che da sempre introduce alla vita di fede gli abitanti di questa storica pieve in terra ambrosiana. Proprio il 1025, infatti, è stato indicato come anno di riferimento della costruzione dell’attuale battistero fin dai primi studi del secolo scorso.
Martedì 22 aprile, così, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, aprirà solennemente le manifestazioni per il millenario del battistero con la celebrazione eucaristica delle ore 21. Mentre dal 17 al 24 aprile, presso lo spazio espositivo «La bottega» sarà allestita una mostra dedicata al battistero stesso, che domenica 4 maggio, alle 15 e alle 16.30, sarà oggetto di apposite visite guidate. Nella serata di martedì 20 maggio, inoltre, alle 20.45, presso la chiesa di Santo Stefano, una conferenza illustrerà le indagini archeologiche che vi sono state effettuate nel 2000.
Proprio quegli scavi, infatti, hanno permesso di comprendere meglio le vicende storiche e costruttive del battistero. Si è appurato, così, che il sacro edificio sorge su un’area di antichissima frequentazione, probabilmente precristiana.
Un primo battistero, inoltre, doveva esserci già in epoca tardoantica o altomedievale. Una presenza compatibile proprio con l’origine della pieve di Mariano, che è considerata tra le più antiche della Diocesi di Milano.
Al V o VI secolo risale anche la capsella in pietra, a forma di piccolo sarcofago, che fu rinvenuta nel battistero stesso nel 1574, quindi all’epoca di san Carlo, durante la demolizione dell’altare in seguito ai lavori di «aggiornamento» della struttura. Il manufatto, assai interessante e raro, conteneva a sua volta un cofanetto in avorio decorato con lamine d’argento, riutilizzato come reliquiario.
Nella prima metà dell’XI secolo il battistero venne ricostruito nelle forme che ancora oggi possiamo ammirare: con una pianta quadrilobata e una lanterna a forma ottagonale con chiusura a cupola. Anche il fonte battesimale doveva avere otto lati: proprio il numero otto, del resto, secondo l’insegnamento del vescovo Ambrogio, simboleggiava la rinascita del cristiano dopo l’immersione nel battesimo, evocando l’ottavo giorno della Redenzione.
In epoca borromaica tutto il complesso parrocchiale fu interessato da radicali interventi di rinnovamento, che portarono la chiesa a cambiare asse, mentre per il battistero si chiudevano le porte a ovest e a nord a favore di una nuova apertura a est, cioè sull’attuale sagrato, con l’aggiunta, inoltre, di un piccolo pronao.
Proprio del Seicento sono anche un paio di tombe all’interno del battistero, che vanno così a sovrapporsi a quelle più antiche. Una di queste presenta i resti di una donna e di un bambino. Chi siano e perché siano stati sepolti proprio qui non è dato sapere. Forse lo sa il volto di pietra su un capitello del battistero: che però ci guarda, senza parlare.




