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«Il Segno»

Erri De Luca e il tempo nuovo della vecchiaia

Nel suo ultimo libro lo scrittore celebra la terza età: gli anziani di oggi, più attivi e in forma di un tempo, non sono più i “dimissionari della vita”, ma una risorsa per tutti. Se ne parla nel numero di marzo del mensile diocesano

27 Marzo 2025
Erri De Luca

Da Il Segno di marzo

Incontro di marzo con lo scrittore Erri De Luca: settantaquattro anni e molte vite. Prima fattorino, poi manovale, operaio alla Fiat, militante, fotografo, autista di convogli umanitari, interprete autodidatta di testi sacri, scalatore.

L’occasione per la chiacchierata con Il Segno arriva dalla pubblicazione del libro L’età sperimentale (Feltrinelli), una riflessione sulla vecchiaia, in dialogo con la stilista e amica Inès de la Fressange: «Nessuna generazione prima di questa – scrive – ha raggiunto la vecchiaia in così numerosa formazione e in uno stato così attivo». «Ho la strana sensazione – continua – che nessuno è stato vecchio prima di me. La vecchiaia di chi mi ha preceduto non mi fa da modello e non mi prepara a niente. Per il corpo di ognuno, quando succede è per la prima volta». Per De Luca la terza età è un momento per reiventarsi, ognuno a suo modo, con le proprie possibilità e creatività. Un periodo di sperimentazione continua.

Il libro nasce dopo un mediometraggio, prodotto da RaiPlay, per la regia di Marco Zingaretti, che prende spunto da una scalata per raccontare il rapporto fisico con la vecchiaia. Alla domanda a che cosa somigli «l’età avanzata», lo scrittore non ha dubbi: «La paragono alla fine della salita di un bosco in montagna dove gli alberi si diradano, si aprono radure e c’è più luce. Nella società del culto della prestazione e del mito del corpo, gli anziani sono spinti ai margini, sviliti a scarti, spesso in balìa della solitudine». De Luca riscatta la vecchiaia: «Gli anziani hanno smesso di considerarsi dimissionari della vita – dice. – Grazie alle migliori cure mediche l’età senile si è raddoppiata nel giro di un secolo e ha spinto a sperimentare nuove attività. Ci si nutre meglio, si svolgono regolari attività fisiche, ci si interessa del prossimo con il volontariato. Oggi gli anziani sono una risorsa della società. Dunque non direi che riscatto la vecchiaia, direi piuttosto che la celebro».

E, ancora: «È un dato di fatto che dia più valore al tempo, al giorno, alla durata. La impiego senza sprecarla in relazioni superficiali, in futili letture, con più attenzione e consapevolezza. Non potevo farlo prima? Pare di no, bisogna sentire il proprio corpo esigere questa forma di rispetto della propria esistenza». «Non mi faccio scoraggiare dai tempi – prosegue -, guardo alle persone che agiscono con giustizia, poche e perciò di maggiore esempio, mi rallegro delle rettitudini. Non ho tempo di immusonirmi per delle autorità incapaci d’intendere e volere».

E quando scala, dice, «non cerco cieli, mi procuro invece una distanza dal punto di partenza, un giro in un deserto minerale, quasi nessuno intorno, esposto all’indifferenza della natura, non un suo invitato. Sento più intimamente di essere di passaggio in casa d’altri. Mi ispira il sentimento del rispetto».

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