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Mostra fotografica

Viaggio fra i bambini disabili in Nicaragua. Chi è «diverso» da chi?

L'estate scorsa Barbara Spina ha partecipato a un progetto della Caritas nel Centro America di sostegno a una scuola "particolare". Un'esperienza bellissima che lei stessa ci racconta,�illustrata�anche dalle sue�fotografie ora esposte presso la libreria Archivi del�'900 a Milano.

Barbara SPINA Redazione

19 Marzo 2009

Sono partita l’estate scorsa, ai primi di agosto, per il Nicaragua per un progetto legato alla Caritas, accompagnata da altri quattro volontari: tre avrebbero lavorato a “Redes De Solidaridad”, una scuola elementare, mentre io ed un altro al Guis, centro per bambini disabili, collegato al “Redes”. Siamo arrivati a Nueva Vida, che è un quartiere/baraccopoli alle porte di Ciudad Sandino, dipartimento di Managua, capitale del Nicaragua. Vivevamo all’interno di un recinto controllato da delle guardie, all’interno del quale si trovavano le due scuole. Per quanto mi riguarda è stata una bellissima esperienza: giocavo, osservavo e lavoravo con questi bambini splendidi, speciali, forse un po’ particolari. Diversi, ma come tutti d’altronde (il motto del Guis è infatti: «Tan diferentes como vos»): vi sono bambini con paralisi cerebrale, sordi, idrocefali, down, ritardo mentale. I bambini al Guis sono circa 80 che vanno da appena nati ai 24 anni. Il Guis inoltre cerca di interagire con i genitori, qualora siano interessati (molto spesso non vi è il padre, o se esiste non è partecipe), tanto che organizza, per esempio, per i parenti o genitori di bambini sordi, lezioni della lingua dei segni per permettere ai genitori di interagire con i bambini aventi questo disturbo. Inoltre durante il periodo in cui sono stata vi era la “settimana della disabilità ”, quindi abbiamo organizzato per i bambini tantissime attività e con loro poi abbiamo fatto spettacoli e siamo andati anche in altre associazioni. Sono partita l’estate scorsa, ai primi di agosto, per il Nicaragua per un progetto legato alla Caritas, accompagnata da altri quattro volontari: tre avrebbero lavorato a “Redes De Solidaridad”, una scuola elementare, mentre io ed un altro al Guis, centro per bambini disabili, collegato al “Redes”. Siamo arrivati a Nueva Vida, che è un quartiere/baraccopoli alle porte di Ciudad Sandino, dipartimento di Managua, capitale del Nicaragua. Vivevamo all’interno di un recinto controllato da delle guardie, all’interno del quale si trovavano le due scuole. Per quanto mi riguarda è stata una bellissima esperienza: giocavo, osservavo e lavoravo con questi bambini splendidi, speciali, forse un po’ particolari. Diversi, ma come tutti d’altronde (il motto del Guis è infatti: «Tan diferentes como vos»): vi sono bambini con paralisi cerebrale, sordi, idrocefali, down, ritardo mentale. I bambini al Guis sono circa 80 che vanno da appena nati ai 24 anni. Il Guis inoltre cerca di interagire con i genitori, qualora siano interessati (molto spesso non vi è il padre, o se esiste non è partecipe), tanto che organizza, per esempio, per i parenti o genitori di bambini sordi, lezioni della lingua dei segni per permettere ai genitori di interagire con i bambini aventi questo disturbo. Inoltre durante il periodo in cui sono stata vi era la “settimana della disabilità ”, quindi abbiamo organizzato per i bambini tantissime attività e con loro poi abbiamo fatto spettacoli e siamo andati anche in altre associazioni. Un Paese povero Insomma, una bellissima esperienza, un’esperienza molto forte, tenendo conto del contesto: se il Nicaragua è uno dei paesi più poveri, più violenti, più corrotti del Centro Sud America, a Nueva Vida questa realtà diventa evidentissima e molto più forte. La case sono di lamiera, non vi è fognatura, non vi è energia elettrica se non a scatti, la disoccupazione raggiunge il 70 per cento, e la famiglia è ridotta molto spesso alla madre, e nei suoi confronti, qualora vi sia un padre, vi è molta violenza, violenza che si ripercuote anche e spesso nei confronti delle bambine. L’analfabetizazione è diffusissima, e la disabilità viene derisa all’interno della comunità vista o comunque concepita come una colpa del bambino. È per questo che il Guis è una realtà, una sicurezza molto importante che deve essere preservata e aiutata: una realtà piccola, un progetto assistenziale e volontario, che fornisce ai bambini completo appoggio e non chiede in cambio nulla. Vengono dati ai bambini fogli, libri, quaderni oltre che un pasto assicurato al giorno. Ed è la Caritas, insieme ad altre associazioni nicaraguensi e Ong spagnole, a finanziare il progetto. La Mostra Con le sue fotografie, Barbara Spina ho cercato di documentare questa realtà. Ne è nata una mostra che sarà inaugurata a Milano presso la Libreria Archivi del ‘900 (via Montevideo, 9) sabato 21 marzo alle ore 16 e 30, e che resterà aperta fino al 1° aprile. Le offerte raccolte saranno devolute al Guis. Per informazioni, 02.89423050. www.archivi900.com