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16 maggio

Studiosi alla scoperta del “Codice di Busto”

Il prezioso Evangeliario del IX secolo sarà in visione per la prima volta al grande pubblico nel corso di un convegno con i massimi esperti di liturgia ambrosiana. Una iniziativa per il 400° della basilica bustocca

Maria Teresa ANTOGNAZZA Redazione

13 Maggio 2009

Una grande occasione culturale e di riflessione storica. La prepositurale di Busto Arsizio mette in mostra uno dei suoi gioielli più preziosi: un Evangeliario del IX secolo, da molti conosciuto come “Codice di Busto”, rarissimo documento liturgico, manoscritto interamente su pergamena, che raccoglie tutti i passi del Vangelo da leggersi nelle feste e nelle solennità dell’anno liturgico.
Dal 1625 custodito gelosamente nella Biblioteca capitolare della Basilica di San Giovanni, e di fatto inarrivabile, in visione per la prima volta al grande pubblico e soprattutto ai bustocchi, l’Evangeliario farà bella mostra di sé, fra mille precauzioni, nel convegno di studio voluto dal prevosto monsignor Franco Agnesi, in occasione delle celebrazioni per i 400 anni dalla posa della prima pietra della Basilica di San Giovanni. Chiamati a raccolta, sabato 16 maggio alle 10 presso Palazzo Cicogna (piazza Vittorio Emanuele II), i maggiori studiosi di liturgia ambrosiana, monsignor Marco Navoni e don Norberto Valli, mentre monsignor Agnesi, insieme al sindaco Gigi Farioli e all’assessore alla Cultura Claudio Fantinati faranno gli onori di casa. Ad aprire i lavori e presentare il Codice, anche con l’aiuto di fotografie e slide, il direttore della Biblioteca capitolare, Franco Bertolli.
«Il motivo per presentare questo preziosissimo tesoro custodito a Busto Arsizio – spiega monsignor Agnesi – è lo speciale legame che il manoscritto medioevale ha con la recente entrata in vigore del nuovo Lezionario ambrosiano, che ha fatto ampio riferimento alla scelte di letture del Codice di Busto. Dunque il passato, legato alla tradizione ambrosiana più genuina, e il presente della nostra Chiesa, che si toccano. È un documento che in pochi hanno visto e potuto maneggiare, dato anche il suo inestimabile valore: lo stesso monsignor Navoni, uno dei massimi esperti di rito ambrosiano, quando l’ho invitato a partecipare mi ha confessato commosso di non averlo mai potuto toccare». Una grande occasione culturale e di riflessione storica. La prepositurale di Busto Arsizio mette in mostra uno dei suoi gioielli più preziosi: un Evangeliario del IX secolo, da molti conosciuto come “Codice di Busto”, rarissimo documento liturgico, manoscritto interamente su pergamena, che raccoglie tutti i passi del Vangelo da leggersi nelle feste e nelle solennità dell’anno liturgico.Dal 1625 custodito gelosamente nella Biblioteca capitolare della Basilica di San Giovanni, e di fatto inarrivabile, in visione per la prima volta al grande pubblico e soprattutto ai bustocchi, l’Evangeliario farà bella mostra di sé, fra mille precauzioni, nel convegno di studio voluto dal prevosto monsignor Franco Agnesi, in occasione delle celebrazioni per i 400 anni dalla posa della prima pietra della Basilica di San Giovanni. Chiamati a raccolta, sabato 16 maggio alle 10 presso Palazzo Cicogna (piazza Vittorio Emanuele II), i maggiori studiosi di liturgia ambrosiana, monsignor Marco Navoni e don Norberto Valli, mentre monsignor Agnesi, insieme al sindaco Gigi Farioli e all’assessore alla Cultura Claudio Fantinati faranno gli onori di casa. Ad aprire i lavori e presentare il Codice, anche con l’aiuto di fotografie e slide, il direttore della Biblioteca capitolare, Franco Bertolli.«Il motivo per presentare questo preziosissimo tesoro custodito a Busto Arsizio – spiega monsignor Agnesi – è lo speciale legame che il manoscritto medioevale ha con la recente entrata in vigore del nuovo Lezionario ambrosiano, che ha fatto ampio riferimento alla scelte di letture del Codice di Busto. Dunque il passato, legato alla tradizione ambrosiana più genuina, e il presente della nostra Chiesa, che si toccano. È un documento che in pochi hanno visto e potuto maneggiare, dato anche il suo inestimabile valore: lo stesso monsignor Navoni, uno dei massimi esperti di rito ambrosiano, quando l’ho invitato a partecipare mi ha confessato commosso di non averlo mai potuto toccare». Enigmi e misteri Testo antichissimo, pare risalente all’875 – come spiega il responsabile della Biblioteca capitolare, professor Bertolli – certamente citato e studiato a partire dal 1930, ma ancora denso di enigmi e misteri, che verranno appunto affrontati nel convegno bustocco. «Compilato tutto a mano, su pergamena ricavata da pelli di pecore – spiega il bibliotecario -, il Codice di Busto è certamente una copia di un documento più antico di almeno un secolo. Un’altra copia, della stessa età paleografica, esiste solo nella Biblioteca Ambrosiana di Milano».Realizzato al tempo di Carlo Magno, dovette essere prodotto in un contesto di una certa ricchezza, fa notare Bertolli, visto che le pergamene hanno ampi margini, è presente un frontespizio recante il titolo dell’opera e c’è persino un “indice”, con la sequenza delle letture attribuite a ciascuna festività dell’anno liturgico. Insomma, un gioiello (inestimabile dal punto di vista prettamente antiquario) capace di riservare ancora molte sorprese agli studiosi di cose liturgiche.«Il Codice di Busto – commenta Agnesi – porta con sé tanti misteri: per noi rappresenta una fonte storica preziosa, un tesoro da custodire, un enigma da continuare a studiare. Ma soprattutto, portare davanti a tutti questo manoscritto medievale, a cui si è tornati a riferirsi per realizzare il nuovo lezionario ambrosiano in uso nelle nostre chiese, vuol dire guardare alla storia della nostra Basilica e a tutto ciò che essa racchiude, non solo come a delle belle pietre ma come a una storia viva, che ancora oggi comunica qualcosa di importante».Le celebrazioni del quarto centenario di San Giovanni proseguono per tutto l’anno e avranno il loro culmine nella patronale del 24 giugno. «Abbiamo anche un sogno – confida don Agnesi – realizzare un dvd multimediale che presenti dal punto di vista artistico e storico la Basilica e il Santuario di Santa Maria».

Monsignor Franco Agnesi