È stato un acceleratore, a Varese, il Fondo Schuster, per mettere a disposizione gli immobili parrocchiali: uno stimolo per alcune parrocchie che già stavano riflettendo su questa possibilità, da una parte, e un aiuto per altre, che avevano bisogno dei fondi per ristrutturare i propri spazi.
A un anno dall’avvio dello strumento con cui la Diocesi intende contribuire a contrastare l’emergenza abitativa, don Matteo Rivolta fa il punto sulla ricezione della proposta nella Zona pastorale di Varese, di cui è responsabile Caritas. «A marzo di quest’anno – ricorda – abbiamo presentato il Fondo Schuster a Varese in un incontro pubblico, dove è intervenuto direttamente Luciano Gualzetti (che ha da poco terminato il proprio mandato come direttore della Caritas diocesana, ndr), con l’intenzione di indicare alle parrocchie una strada possibile». Ne sono nate diverse adesioni: don Rivolta riporta in particolare l’iniziativa della parrocchia di Sant’Ambrogio, che ha messo a disposizione la propria canonica; hanno aderito anche la parrocchia del quartiere di Biumo Superiore, sempre a Varese, e quella di Valceresio, nel Decanato di Arcisate.
Non solo. Lo stesso Gualzetti ha spiegato che il Fondo Schuster è una possibilità concreta per impiegare gli immobili, ma certamente non l’unica. Tra i casi più virtuosi, infatti, c’è l’iniziativa della parrocchia di Fogliaro, sempre a Varese città: qui, da giugno, la casa parrocchiale offre una possibilità di ripartenza a quattro uomini che possono così fare un passo oltre il livello emergenziale del dormitorio pubblico. Anche questa disponibilità è nata lasciandosi stimolare dalla proposta del Fondo Schuster, ma in questo caso la parrocchia non ha avuto bisogno di accedervi, poiché i suoi immobili non necessitavano dei lavori di ristrutturazione.
Come detto, invece, altre hanno sfruttato questa possibilità. Per le parrocchie, infatti, aderire al Fondo ha più di un valore, sottolinea il responsabile della Caritas: innanzitutto è un modo con cui la Chiesa mostra di volersi mettere in gioco sul tema del bisogno abitativo. Sul piano pratico, poi, è una soluzione per “tenere vivi” gli immobili parrocchiali, a volte anche migliorandoli, dato che vengono adeguati alle normative e agli standard richiesti dal mercato. Il tutto senza dover sostenere costi diretti. La formula, infatti, prevede che l’immobile passi nella disponibilità del Fondo, che ne cura la ristrutturazione, per il periodo necessario a rientrare dei costi della stessa, attraverso il canone, comunque calmierato, che sostengono gli inquilini.
Una soluzione virtuosa, dunque, per utilizzare gli immobili parrocchiali: spesso, nota don Rivolta, «il timore dei parroci è dover rispondere a quelle che saranno le osservazioni dei fedeli. Ma, come sta avvenendo per esempio a Fogliaro, se la comunità è attenta a coinvolgere le persone ospitate a partire dalle piccole cose, possono nascere relazioni belle, positive, quasi di amicizia».
Tra le prossime sfide su cui si sta ragionando a Varese c’è anche la risposta al bisogno emergenziale dei più giovani. «Ci capita infatti – testimonia don Rivolta – di incontrare anche qualche ragazzo che per diverse ragioni è rimasto senza casa».






