Dopo il Covid lo sfratto, ma per Luigi non tutto è perduto
Luigi (nome di fantasia) ha un passato da carcerato. E un presente destabilizzato dalla pandemia. Divorziato, 63enne, oggi disoccupato. Seguito dall’Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) immediatamente dopo l’uscita dal carcere, per anni non ha avuto necessità di sussidi pubblici, né di essere seguito dai servizi sociali.
Lavorava in un garden center a Milano e abitava alla Barona. A causa del Covid ha perso il lavoro e si è scoperto indigente; qualche tempo dopo, a causa di un’interruzione nella percezione del Reddito di cittadinanza, ha creato un debito per l’affitto. Nonostante la rateizzazione, ha ricevuto ugualmente lo sfratto, circostanza che lo ha fatto molto arrabbiare e lo ha indotto a non pagare più in alcun modo.
Oggi vive grazie all’Assegno di inclusione (Adi) e a qualche lavoretto, soprattutto in parrocchia. Il parroco se ne fa garante: la fondazione con la quale ha stipulato il contratto di affitto tornerebbe sui suoi passi, se lui pagasse 10 mila dei 16 mila euro di debito che ha sviluppato. Il parroco è disposto a contribuire con risorse proprie e di benefattori. Il Fondo Schuster ha deciso di erogare 4 mila euro per contribuire a scongiurare lo sfratto e a ristabilire buoni rapporti con la fondazione locataria.
Invalida da poco, Giovanna deve cambiare alloggio
Giovanna (nome di fantasia), 61enne, vedova, tre figli che vivono fuori casa e con i quali ha un buon rapporto, abita sola in un alloggio popolare al terzo piano senza ascensore, alla periferia di Varese. Lavorava come operaia part time, ma da più di un anno è in malattia per l’insorgere di una patologia rara che le ha comportato problemi ai reni, difficoltà di deambulazione e il 100% d’invalida. A giugno si è dimessa dal lavoro, a luglio ha iniziato a percepire la pensione di invalidità.
A causa della malattia, negli ultimi mesi ha speso molto in visite private e farmaci, non riuscendo più a pagare l’affitto e maturando di conseguenza una morosità importante. Ha chiesto ad Aler il cambio alloggio per superare gli inconvenienti generati da alcune barriere architettoniche, ma per ottenerlo deve pagare subito buona parte della morosità. Necessita dunque di essere aiutata a versare un congruo importo. E il Fondo Schuster contribuisce con 3800 euro.
Un mutuo per cambiare casa, nonostante l’agenzia…
Fatima (nome di fantasia), 54enne, senegalese, coniugata, ha due figli gemelli di 21 anni, studenti. Lavora in regola come operaia; il marito, invece, lavora in modo irregolare, saltuariamente. I redditi famigliari permettono al nucleo di abitare per 15 anni in una casa in affitto regolare, senza rate arretrate. I problemi cominciano quando il padrone di casa decide di vendere l’alloggio. Non essendo riusciti a trovare un’altra casa in affitto, il nucleo famigliare è costretto a trascorrere un periodo in comunità. Intanto la ricerca di un alloggio in affitto a prezzi abbordabili si rivela infruttuosa, così la famiglia è costretta all’acquisto di un immobile di corte a Cologno Monzese.
Con l’aiuto del centro d’ascolto parrocchiale, la donna riesce a ottenere un mutuo dalla banca e l’assistenza notarile gratuita. Grazie all’anticipo del Tfr e ad alcuni risparmi copre quasi tutte le spese, ma la provvigione dell’agenzia immobiliare supera i 6 mila euro. Per fortuna il Fondo Schuster interviene per saldarla. E solo l’intervento deciso dei volontari del centro di ascolto riesce a contrastare l’azione indebita dell’agenzia immobiliare, che a compromesso già firmato ha tentato di vendere la casa a un offerente che proponeva una cifra più consistente.
Appartamento malsano, l’alternativa c’è, ma urgono lavori
Fatou, 55 anni, senegalese, divorziata, vive con 4 figli studenti. Lavora come Oss. L’ex marito, andandosene, le ha lasciato una situazione debitoria che ha dovuto sanare facendo un finanziamento con la banca, le cui rate termineranno nel 2030. Il nucleo famigliare abita in un bilocale molto piccolo di proprietà di MM, malsano, con problemi di infiltrazioni. Lei ha chiesto il cambio alloggio e le è stato proposto un altro appartamento, ma da ristrutturare. La donna ha accettato per disperazione, ma deve affrontare lavori per un costo di 14.300 euro (comprensivo di Iva).
Ha una rete di famiglie amiche e benestanti disponibili a contribuire per una parte della spesa. E farà domanda al prestito “Mi fido di noi”, progetto di Banca Etica cui aderisce anche Caritas, con la garanzia di una famiglia amica. Necessita però di dare un acconto immediato all’impresa per avviare i lavori e non perdere l’opportunità abitativa offertale dopo una lunga attesa. Il Fondo Schuster interviene, erogando 4 mila euro.

Un appartamento, per rimanere nel quartiere d’origine
Diana D’Adduzio è una giovane (31 anni) donna nubile, madre di un figlio di 8 anni. Occupata come operaia a tempo indeterminato, ha però dovuto lasciare la casa in cui viveva in affitto alla scadenza del contratto cointestato con un’altra persona. La signora, nata a Milano, vive da sempre nel quartiere d’origine, dove può contare su una buona rete di relazioni, anzitutto la propria famiglia, ma anche molti altri conoscenti.
È stata avviata dai servizi sociali a un percorso di sostegno per tutelare il minore; ciò le permette di entrare in contatto con le associazioni del territorio che fanno capo alla rete QUBI’ di zona (progetto di Fondazione Cariplo), di cui la parrocchia è punto di prossimità. L’assegnazione della casa da parte del Fondo Schuster le ha permesso di rimanere nel territorio che ben conosce. E di mantenere attive le reti che possono dare un robusto supporto a lei e al figlio.
In arretrato sull’affitto, ma è arrivata la svolta
Palmira Maccarrone ha 64 anni, è separata e disoccupata. Ha due figli che abitano a Bologna e non sono in grado di aiutarla. Ha perso il lavoro durante la pandemia, non lo ha più trovato ed è entrata in stato depressivo. Oggi riesce ad andare avanti percependo l’Adi, ma deve fare fronte a un affitto privato fuori dalla sua attuale portata, rispetto al quale ha maturato un forte arretrato. La casa è insalubre, umida e senza riscaldamento; la proprietà vuole che la lasci libera.
Ha rivolto domanda al Comune per un alloggio Sap (Servizi abitativi pubblici), ma l’assegnazione è praticamente impossibile, in quanto gli appartamenti per gli indigenti (1) non sono sufficienti. Rivoltasi al centro d’ascolto della sua parrocchia e quindi al Siloe, le è stato proposto e assegnato un appartamento del Fondo Schuster tra quelli messi a disposizione da Aler. E lei ha accettato di buon grado. E ha già fatto ingresso nella nuova abitazione.

Dopo il posto letto, il monolocale è tutta un’altra storia
Yevgena Chorna è una signora 71enne proveniente dall’Ucraina. Pensionata, ha un’invalidità al 50%, determinata da una grave patologia cardiaca. Non ha parenti in Italia; ne ha in Ucraina, ma non può tornare in patria per motivi di salute, e anche a causa della guerra. Per lungo tempo ha potuto fruire di un posto letto presso un’amica; la domanda che ha presentato ai Servizi abitativi temporanei (Sat) del Comune di Milano è stata accettata, ma non ha avuto seguito perché non ci sono alloggi disponibili. Ha anche fatto domanda ai Servizi abitativi pubblici (Sap), ma senza esito.
Percepisce una pensione piuttosto bassa, ha chiesto un adeguamento che le è stato accordato. Ma la sua situazione economica è rimasta precaria e i servizi sociali hanno dovuto intervenire con sostegni. È molto aiutata da un’amica, figlia della signora per cui un tempo faceva la badante, che le è molto vicina e affezionata. Era stata precedentemente sostenuta da Siloe con il Fondo diocesano assistenza; ora il Fondo Schuster le ha assegnato un monolocale tra quelli Aler ristrutturati a Milano. Ed è tutta un’altra storia.





