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Riflessione

Il sonno del «folle di Dio»

Nella terza domenica d'Avvento prosegue il “dialogo” dell'Arcivescovo con questo personaggio immaginario, che non esita a comportarsi in modo «maleducato e imbarazzante» davanti alla banalità, all'arroganza e alla monotonia che incontra

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

30 Novembre 2025
San Giovanni Battista in carcere, pittore della fine del XIV secolo, Oratorio di Albizzate

Ho incontrato il folle di Dio. L’ho incontrato una sera, a cena con amici. E il folle di Dio proprio durante la cena s’è addormentato e russava. Ah, come russava il folle di Dio!
Lo sveglio e gli dico: perché sei così maleducato, perché, mentre sei qui in compagnia in casa di amici, ti addormenti e russi così?
Mi addormento e russo e non posso far altro. I vostri discorsi sono noiosi, voi non dite altro che banalità. Non fate che ripetere luoghi comuni e scambiarvi notizie che sapete già. Perciò mi addormento e russo.
I vostri discorsi sono interminabili elenchi di noiose lamentazioni, parole grigie che rendono grigio il mondo. Non ho buone ragioni per addormentarmi e russare?
Il vostro stare insieme è mangiare e bere, piatti raffinati e vini costosi, si mangia troppo, si beve troppo e si continua a dire di disturbi dovuti al mangiare troppo e al bere troppo e ciascuno ha il suo segreto per dimagrire. Non ti sembra che io abbia buone ragioni per addormentarmi e russare?

Ho incontrato il folle di Dio. L’ho incontrato a una conferenza sui massimi sistemi. E il folle di Dio proprio in faccia al relatore s’è addormentato e russava. Ah, come russava! Lo sveglio e gli dico: ma non ti vergogni proprio in faccia al famoso filosofo che ha studiato anche in America, ti addormenti e russi così?
Sì, mi annoio e mi addormento e russo. Mi spiace per il conferenziere illustre, ma se anche ha studiato in America è noioso e deprimente.
Mi annoio quando afferma con perentoria sicurezza che l’unica cosa di cui siamo sicuri è che bisogna essere insicuri. Come il precursore è noioso con le sue domande: ma sei tu che devi venire o dobbiamo aspettare un altro?
Mi annoio, mi addormento e russo quando l’illustre filosofo si mette addirittura a discutere se Dio possa esistere, adesso che siamo così scientifici e intelligenti, come se Dio dovesse chiedere a lui il permesso di esistere.
Mi annoio e mi addormento e russo davanti alla rivelazione entusiasmante che sia lui, sia io non siamo tanto diversi dal mio cane, e che i miei sentimenti e i miei poveri pensieri folli in realtà non sono pensieri, ma combinazioni elettriche e processi di neuroni.
Mi annoio e mi addormento e russo e non posso farci niente se il conferenziere illustre che ha studiato anche in America decreta con inappellabile autorità che l’unico modo di essere intelligenti è di non credere a niente e di essere agnostici e, se possibile, disperati.
Non ho ragione di addormentarmi e russare alla faccia dello scienziato e del filosofo e del conferenziere famoso?

Ho incontrato il folle di Dio. L’ho incontrato in una chiesa, seduto in prima panca, quello sfacciato. Era addormentato e russava e metteva tutti in imbarazzo.
Io l’ho svegliato e l’ho rimproverato: ma perché dormi e russi? Qui viene proclamata la Parola di Dio, parola tagliente come spada, ardente come fuoco, dissetante come acqua che zampilla per la vita eterna.
Forse sarà così, ma si legge del muto che grida di gioia, dei redenti che vengono con giubilo, della felicità perenne e della gioia. Ma chi legge è così triste e noioso! Per questo mi addormento e russo. Si parla di fuoco e di ardore e chi ne parla è spento e stanco: non ho ragione di addormentarmi e russare?
Lo zoppo è invitato a saltare, il cieco a vedere, il muto a cantare, l’esiliato a sperare e la gente ascolta distratta ed esce di chiesa rassegnata e depressa così com’è entrata. E dunque che c’è di strano se io mi addormento e russo. Mi sembra che siano tutti addormentati, anche se non russano.
In mezzo a gente assonnata, distratta, inerte anch’io mi addormento e russo.

Gli ho detto tante volte che è maleducato e imbarazzante quando si addormenta e russa, in modo così grossolano e sfacciato.
E lui si ostina, convinto che le chiacchiere siano noiose, che i discorsi dei sapientoni sono arroganti e insopportabili, anche se “hanno studiato in America”: banalità di moda, piuttosto che pensieri e sapienza e perciò si addormenta e russa come uno sciocco.
Il folle di Dio si annoia anche quando la Parola delle Scritture è una monotona tiritera. Nessuno esulta, nessuno si spaventa, nessuno si entusiasma e il mio amico, il folle di Dio, si addormenta e russa.
Gli ho detto tante volte di non essere così grossolano e maleducato. Ma lui, il folle di Dio, continua ad addormentarsi e a russare. Che volete farci? È un folle!

L'opera

La situazione è pesante, come leggiamo nel Vangelo di Matteo di questa domenica. Giovanni è stato imprigionato da Erode, che come tutti i tiranni non può sopportare una voce libera, soprattutto se gli rinfaccia le sue colpe. Il Battista, suo malgrado, ha tempo e modo di ripensare a quanto è successo, al suo incontro con Gesù, al battesimo nel Giordano. Si interroga, e una certa inquietudine lo opprime, più della mancata libertà. Tanto che ai suoi discepoli che sono venuti a trovarlo in carcere affida una missione precisa, quella di andare dal Nazareno e dirgli, senza giri di parole: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
L’anonimo pittore che sul finire del Trecento lavora nell’Oratorio di Albizzate (Va) - un gioiellino di epoca viscontea, «imparentato» con quello di poco precedente di Lentate sul Seveso - rende bene questo momento cruciale, anche se, secondo il gusto elegante delle corti tardogotiche, non calca sui toni drammatici della vicenda, preferendo offrirci uno scorcio narrativo pacato e luminoso. Dove il Precursore, da dietro le sbarre, spiega il da farsi ai due uomini in piedi sotto il portico: uno piuttosto anziano e dall’atteggiamento risoluto; l’altro, al contrario, decisamente giovane e pronto all’obbedienza al maestro, come rivelano le sue mani giunte e il capo leggermente chinato. Secondo, cioè, la tradizione medievale che vedeva in quei due discepoli del Battista i futuri apostoli Andrea e Giovanni.
Gesù infatti risponderà in modo perentorio alla loro domanda. Non con un semplice «sì», ma invitandoli a osservare con i loro stessi occhi cosa sta accadendo: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». Il Vangelo, cioè il lieto annuncio. Per tutti.
Luca Frigerio

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