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Osama, l’architetto che metteva mattoni per la pace

Martedì 2 dicembre al Teatro Leonardo di Milano la proiezione del docufilm di Andrea Avveduto e Giacomo Pizzi dedicato ad Hamdan, che a lungo ha lavorato in Medio Oriente al recupero e alla conservazione di chiese, sinagoghe e moschee. Un evento promosso dall’Associazione Pro Terra Sancta

di Giorgio PAOLUCCI

28 Novembre 2025
Osama Hamdan

Quando l’oscurità sembra prevalere, fa bene al cuore guardare chi costruisce luoghi di luce. Mentre le cronache testimoniano quanto è fragile la tregua raggiunta tra Israele e Hamas, arriva a Milano la testimonianza di un uomo che con il suo lavoro ha contribuito a edificare ponti di pace: è il docu-film «Osama, in viaggio verso casa», prodotto dalla Associazione Pro Terra Sancta e scritto da Andrea Avveduto e Giacomo Pizzi per la regia di Luca Mondellini. Racconta la storia di Osama Hamdan, recentemente scomparso, figura chiave nella conservazione del patrimonio artistico e religioso della Terra Santa, e viene proposto martedì 2 dicembre alle 21 al Teatro Leonardo (via Ampère 1, ingresso libero) per iniziativa del Circolo Feltre, dell’Associazione Famiglia Martin e dell’Associazione Charles Péguy – realtà da tempo impegnate nei territori del Nordest milanese – con il patrocinio del Municipio 3 (vedi qui la locandina).

La storia

Hamdan nasce a Gerusalemme nel 1960, grazie ai sacrifici della sua famiglia studia e si laurea in architettura all’Università di Torino, dove conosce Clara che diventerà sua moglie e dalla quale avrà due figlie, Alessia e Marta. In seguito decide di tornare nella terra nativa, dove mette in campo le sue competenze per fare rivivere spazi e luoghi dimenticati.

Promuove la rinascita di Sebastia, antica città romana costruita sulle pietre dell’ebraica Samaria e alle porte dell’odierna Nablus; insieme all’archeologo francescano Michele Piccirillo e alla storica dell’arte Carla Benelli fonda il Mosaic Center di Geric,o che sarebbe diventato un punto di riferimento per la conservazione di mosaici e ceramiche; prende parte a progetti legati alle sinagoghe; si distingue come esperto nel restauro e nella valorizzazione di luoghi simbolo della storia cristiana: Betania, Dominus Flevit, Getsemani, Magdala, fino al progetto più importante, il restauro del Santo Sepolcro a Gerusalemme. «Il patrimonio culturale è uno strumento importante per servire il dialogo e la pace – aveva dichiarato in un’intervista – . Nel nostro staff ci sono cristiani e musulmani, abbiamo lavorato per chiese, moschee e sinagoghe. Dobbiamo continuare a vivere, a creare lavoro e segni di speranza. La vita deve continuare, sempre».

Un’immagine del docufilm

«Mi ha insegnato che in una realtà complessa e contraddittoria come il Medio Oriente bisogna anzitutto tessere relazioni e che questa posizione umana è la premessa anche per l’attività lavorativa – spiega Giacomo Pizzi, uno degli autori del docu-film che nella serata del 2 dicembre illustrerà le attività dell’Associazione Pro Terra Sancta in campo educativo, culturale e socio-assistenziale -. Concepiva il suo lavoro come un mattone per l’edificazione di una casa in cui tutti potessero trovare un posto. Per questo la sua testimonianza è un punto di luce a cui guardare in un momento oscuro come quello che sta vivendo il Medio Oriente. Anche tra le macerie può nascere un seme di pace».

In un passaggio del documentario il patriarca di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, tratteggia con queste parole il suo lascito: «Tanti qui parlano di pace in termini astratti, per Osama invece era un progetto concreto fondato su quelle pietre da rimettere a nuovo, su quel logo a cui ridare bellezza».  

Il documentario è a disposizione per chi desidera promuovere proiezioni e fare conoscere l’attività di Pro Terra Sancta (info: c.sibra@proterrasancta.org o a.avveduto@proterrasancta.org).