Link: https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/gualzetti-francesco-ci-ha-insegnato-a-guardare-le-cose-a-partire-dagli-ultimi-2835752.html
Speciale

Papa Francesco, una vita per la Chiesa

Sirio 8 - 14 dicembre 2025
Radio Marconi cultura
Share

Intervista

Gualzetti: «Francesco ci ha insegnato a guardare le cose a partire dagli ultimi»

Il direttore di Caritas Ambrosiana riflette sull’opzione preferenziale per i poveri indicata dal Santo Padre fin dall’inizio del suo pontificato: «È stato il Papa dei gesti, dalla prima visita a Lampedusa all’ultima a Regina Coeli, e prendeva le decisioni alla luce del Vangelo»

di Claudio URBANO

24 Aprile 2025
Papa Francesco a Lampedusa l'8 luglio 2013

«Più che una dottrina, papa Francesco ci ha insegnato un metodo: guardare le cose a partire dagli ultimi; ci ha invitato a guardare negli occhi i poveri perché proprio loro possono dirci cosa non funziona, portandoci quindi non solo ad applicare dei cerotti, ma a lavorare per rimuovere le cause della povertà». Guardando a un pontificato ricchissimo di gesti e insegnamenti, il direttore della Caritas ambrosiana Luciano Gualzetti mette in luce il cambiamento di prospettiva a cui ha invitato papa Francesco. Fin dalla sua prima esortazione apostolica Evangelii gaudium, in cui ha indicato per la Chiesa «l’opzione preferenziale per i poveri» e la necessità di «lasciarci evangelizzare da loro». Non solo. «Avvertendo che la Chiesa non potrà che essere sinodale – nota il direttore di Caritas -, il Papa ci ha inviato a fare questo percorso insieme: guardando le situazioni, dialogando, prendendo le decisioni alla luce del Vangelo».

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas ambrosiana (Fotogramma)

Ma Gualzetti ricorda che Francesco è stato soprattutto il Papa dei gesti. «A partire dalla scelta del nome – osserva -: Francesco, il santo che ha scoperto la sua vocazione abbracciando un lebbroso, invitandoci dunque anche a superare i pregiudizi e dalle persone e situazioni che riteniamo più improbabili. Così come dai viaggi. Il primo è stato a Lampedusa, per indicare che il fenomeno, epocale, della migrazione va affrontato partendo dalla compassione, e non solo dalla sicurezza; mentre l’ultima visita è stata ai carcerati, a Regina Coeli. Ma oltre a questi gesti, a queste situazioni di frontiera, come quella dei senzatetto ospitati sotto il colonnato di Piazza San Pietro, il Papa si è volto a tante situazioni che ci accomunano tutti, ricordando ad esempio l’importanza dei nonni».

La denuncia dell’azzardo

Un’empatia, quella di Francesco, non in contrasto con la capacità di denunciare in modo netto i problemi: «Ricordo l’incontro del Papa con le Fondazioni antiusura, e la sua denuncia dell’ipocrisia delle imprese del gioco d’azzardo». Che, ammoniva il Francesco, «finanzia campagne per curare i giocatori patologici che esso stesso crea». Allo stesso tempo Gualzetti non dimentica la carica umana di un Papa che accoglieva tutti, dal più povero a chi ha più risorse: «Si fermava ad ascoltare anche gli imprenditori, esortandoli a portare avanti quanto è nelle loro responsabilità».

A Milano il richiamo alla dignità

Uno sguardo universale, insomma, che – per venire alla nostra Diocesi – era anche quello espresso dalla campagna del Vaticano durante l’Expo milanese del 2015, il cui richiamo («Una sola famiglia umana. Cibo per tutti») «voleva sottolineare– spiega sempre Gualzetti – che siamo tutti figli di Dio e dunque che siamo tutti degni di vivere in questo mondo, con dignità».

Dignità che a Milano (e non solo) passa anche dalla questione della casa. Un tema sempre all’ordine del giorno per la Caritas, e che anche la visita del Papa nel 2017 portò in primo piano con la scelta di entrare in città partendo dal quartiere di periferia di via Salomone. Perché, ribadisce Gualzetti, «anche in una grande città che per sua vocazione produce e attira investimenti e ricchezza, non ci si può dimenticare dei tanti che, con il loro lavoro, sono in qualche modo al servizio di questa ricchezza e la rendono possibile, a partire da chi lavora nella logistica e nei servizi».

Con un significativo gesto simbolico in occasione della visita di Francesco a Milano il cardinale Scola scelse di finanziare la ristrutturazione di cinquanta appartamenti destinati ai più fragili, nel progetto che venne chiamato le “Case del Papa”. Un’iniziativa che trova ora la sua continuità nella scelta di monsignor Delpini di istituire il Fondo Schuster per facilitare l’accesso alla casa, in un momento in cui, avverte il direttore di Caritas, la preoccupazione per l’abitare è ancora più drammatica: «Il Papa ci ha richiamato a una dimensione di sistema. La tenuta di una comunità si verifica, infatti, nella misura in cui tutti sentono di appartenervi. E dunque tutti, dalla Caritas a tutta la comunità cristiana, fino alle imprese e alle istituzioni, abbiamo la responsabilità di creare le condizioni perché ciascuno si senta incluso nella comunità».