«Un periodo di sincera condivisione evangelica, caratterizzata da tempi di preghiera distesi, da una autentica fraternità quotidiana e da uno spirito di servizio a favore di differenti realtà»: così il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi, definisce le esperienze di Vita comune proposte ai giovani, nella Lettera con cui ha presentato le Linee-guida e il Regolamento recentemente diffusi dalla Diocesi.
Presentiamo alcune di queste esperienze.

Casa Magis, per donarsi pienamente
In piazza Sant’Eustorgio, nel cuore di Milano, Casa Magis (in riferimento alle reliquie custodite nella Basilica) è un appartamento nel quale vivono insieme cinque giovani ragazze, che si sentono più che amiche, “sorelle” Magis, come si definiscono.
Marta, Chiara, Francesca, Victoire e Anna Flavia sono molto diverse tra loro e questo rende l’esperienza, caratterizzata dal valore dell’accoglienza, ancora più intensa: senza Casa Magis probabilmente non si sarebbero mai incontrate. Accogliere tanti giovani a casa propria (per gli incontri domenicali e le settimane aperte di fraternità), cambia sicuramente lo sguardo sull’altro, ma anche su se stessi.
«Vivere insieme ha la capacità di modificare lo sguardo che rivolgiamo a chi ci è vicino e lo fa in modo quasi contraddittorio, ma molto vero – spiega Marta -. Da un lato il tuo sguardo diventa lo sguardo di chi sa riconoscere l’altro: impara a capirne i punti di forza, le fatiche, i comportamenti tipici, le cose che apprezza o che lo infastidiscono. Ne riconosci, appunto, alcuni tratti distintivi che gli appartengono e che ti permettono, quindi, di prenderti cura di lui». L’altro come dono che può stupire, e sempre merita attenzione. «L’aspetto più bello di questa esperienza è sicuramente la relazione che abbiamo tra noi cinque – aggiunge Victoire -: condividiamo tutti i momenti della vita, dalla colazione alla spesa, ma anche week-end speciali».
Pregare insieme sul Vangelo (con le riflessioni guidate da don Marco Fusi, dall’ausiliaria Roberta Casoli e da don Michael Pasotto, assistente diocesano dell’Azione Cattolica Ragazzi) e sapere che qualsiasi cosa accada nella giornata si torna insieme a Gesù, aiuta ad aprire il cuore, a intuire quanto sia importante donarsi pienamente, oggi, a tutti: al termine del periodo previsto, ognuna prenderà la sua strada, ma Casa Magis è diventata senza ombra di dubbio uno dei fondamenti del loro cammino.

Casa Cafarnao, cammino e cura
Come lo è stato per Gesù e per gli apostoli, un luogo di inizio, pieno di entusiasmo, di incontro con i fratelli e di gioia nel vivere con loro, così è Casa Cafarnao, a Monza, nell’oratorio di San Rocco, nella Comunità pastorale Quattro Evangelisti, esperienza di vita comune che oggi vede coinquiline tre ragazze: Stella, Sara e Chiara. Accanto a loro vive don Luca Magnani, che si occupa della Pastorale giovanile, e una famiglia a Km 0 (Mattia, Corinna, con i loro figli Pietro, Letizia e Benedetta) che, dopo un’esperienza in missione in Ecuador, è chiamata qui nella Diocesi di Milano.
Il ritmo dello stare insieme è scandito dagli impegni e dalla quotidianità di ciascuno. Scegliere di vivere in fraternità richiede a volte anche di fermarsi, per investire nella relazione con l’altro. Il mercoledì è allora il giorno di fraternità, un tempo informale in cui raccontarsi, confrontarsi e soprattutto “stare”, dedicandosi al rapporto con il Signore e fra di loro.
«Vivere insieme significa poter fare “grandi cose”, incoraggiarsi a vicenda, volersi bene, guardarsi con occhi che sanno andare oltre allo sguardo che si avrebbe da soli», afferma Stella. Questa esperienza rappresenta un “passo” nel cammino, un “mettersi in movimento” nella vita, da vivere nell’affidamento quotidiano. «Qui non è già tutto progettato e stabilito – conclude Chiara -. Abbiamo trovato uno spazio, un “respiro”, che diventa occasione per mettersi in ascolto di ciò che si desidera e di ciò che lo Spirito ci vuole suggerire e, da lì, fare le nostre scelte, il “passo successivo” del proprio cammino, con e verso il Signore».

Vicini agli ultimi nella Carità
In corso Garibaldi a Milano, all’interno della parrocchia di Santa Maria Incoronata, quattro giovani – Francesco, Giuseppe, Francesco e Andrea – vivono un’esperienza semplice e profonda di vita quotidiana tra loro, accompagnati nel loro cammino di “vita comune” anche da figure religiose: don Marco Fusi, l’ausiliaria Roberta e don Matteo Cascio, responsabile in particolare della loro fraternità.
I giovani che scelgono questa proposta mettono a disposizione un po’ del loro tempo per un servizio caritativo sul territorio, che è stato individuato, per loro, grazie a Caritas Ambrosiana, operando come volontari nella grave emarginazione o aiutando persone diversamente abili. Un luogo, per Andrea, per «prendersi sul serio» e così, come dice Giuseppe, «giocarsi nelle relazioni», con uno stile di vita particolare e originale che rappresenta un segno anche per la comunità e il quartiere che li accoglie.
«Una delle lezioni più importanti che stiamo imparando in questa vita comune è il valore della vita fraterna – sottolinea Francesco -. Non siamo semplicemente quattro giovani che vivono insieme, come coinquilini nella stessa casa. Siamo giovani che camminano sulla stessa strada, nell’esperienza di fede e di vita quotidiana. Cerchiamo di coltivare la condivisione di tanti aspetti della nostra vita, a cominciare dalla cura verso l’altro. Inoltre cerchiamo di tenere viva questa esperienza di fraternità con la preghiera tra di noi e la spiritualità».





