La Resistenza fu una realtà dal «carattere composito e pluralistico» con differenze «nei comportamenti pratici» e nelle prospettive per il futuro del Paese». Però tutti coloro che si opponevano al nazi-fascismo erano legati dalla «volontà di costruire una nuova Italia, nella quale convivessero libertà democratiche, giustizia sociale e azione per la pace nel mondo. In questa complessa realtà, i cattolici ebbero un ruolo fondamentale». A 80 anni dalla Liberazione, quindi, per tutti è un dovere «la memoria riconoscente e l’impegno civile» per difendere i valori condivisi della Resistenza.
Lo scrive l’Azione cattolica ambrosiana in un ampio documento diffuso nei giorni scorsi in preparazione all’anniversario del 25 aprile (qui il testo integrale) nel quale l’associazione ecclesiale ricorda che «gli iscritti all’Ac si distinsero per numero e per qualità» di persone che «presero le armi e combatterono fianco a fianco con comunisti, socialisti, laici, monarchici, militari; operarono per evitare ulteriori e inutili spargimenti di sangue; si ingegnarono per trovare rifugi e vie di fuga per ogni categoria di perseguitati; studiarono soluzioni per il domani e diffusero importanti fogli clandestini», tanto che «l’associazione pagò un elevato tributo di sofferenze e di vite».
«Fu da queste lotte e dall’inedita abitudine all’incontro con persone di altre convinzioni ideali che si preparò il terreno per scrivere una Costituzione che fosse la “magna charta” di tutti e che recepisse il meglio delle tradizioni cattolica, socialcomunista e liberale», si legge ancora nel documento dell’Ac ambrosiana. «Una Costituzione inesorabilmente antifascista, perché costruita su principi antitetici a quelli del passato regime, tanto in materia di diritti quanto in tema di bilanciamento dei poteri dello Stato. Esiste quindi un dovere cogente per ogni cittadino, che oggi – malgrado tante difficoltà – di quei sacrifici e di quel lascito gode, per fare memoria riconoscente di quegli uomini e quelle donne che tutto sacrificarono».
Nel proprio documento l’Ac milanese collega i valori della Resistenza anche con quelli dell’europeismo. «Tutti i resistenti, di ogni colore politico, si fecero», infatti «convinti che solo una più stretta collaborazione internazionale avrebbe consentito di accantonare definitivamente il ricorso alla guerra». E «furono i cattolici e i laici a proporre le linee fondamentali di quella che sarebbe stata l’Europa comunitaria».
«Il dovere della memoria si traduce immediatamente in altri doveri», fa quindi notare l’Ac. Si tratta di conoscere la storia, «presupposto per giudicare con cognizione di causa anche i fatti del presente e per agire con lungimiranza». C’è poi il dovere «della formazione permanente di ogni cittadino (e, a maggior ragione, di ogni cristiano). La democrazia e la libertà non sono date una volta per tutte, ma devono radicarsi nella coscienza di ciascuno ed essere continuamente alimentate». Infine, c’è il dovere «di agire coerentemente come cittadini consapevoli dei pregi e dei costi della democrazia, che va costruita e ricostruita giorno dopo giorno: nel rispetto pieno delle regole, nello stile del confronto con l’avversario, nel lucido esame del continuo evolvere delle situazioni».
Conclude il documento: «Che l’ottantesimo anniversario della Liberazione sia dunque l’occasione per rilanciare nelle nostre parrocchie e nelle nostre associazioni il compito della formazione all’impegno civile, sociale e politico nel complicato e travagliato mondo di oggi. L’anno giubilare ci ricorda il tema della Speranza. La Speranza di un presente e un futuro migliore, di pace e giustizia: un patrimonio da costruire insieme, giorno per giorno, con un generoso impegno condiviso».




