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Acutis, da beato a santo

Sirio 8 - 14 dicembre 2025
Radio Marconi cultura
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Prove di felicità: don Alessio Albertini e la lezione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati

Nell'ultimo libro del sacerdote, spunti educativi ispirati ai due giovani che saranno presto proclamati santi

di Serena TRISOGLIO

7 Aprile 2025

Che cos’è la vera felicità? E come possiamo raggiungerla? Sono interrogativi che toccano profondamente ciascuno di noi, soprattutto i più giovani, spesso alla ricerca di un senso nella vita. Nel suo ultimo libro Tutta la felicità del mondo (In Dialogo, 96 pagine, 12.50 euro) don Alessio Albertini offre una risposta ispirata alle figure di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, due giovani che, con il loro esempio, dimostrano come la santità non sia qualcosa di straordinario, ma il frutto di scelte quotidiane, fatte di amore e molto impegno. Attraverso un linguaggio diretto e coinvolgente, l’autore invita a “allenarsi” alla felicità, proprio come si fa nello sport, per costruire una vita piena e autentica. Gli abbiamo rivolto alcune domande per scoprire come, dal suo punto di vista, le storie di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati possano accompagnare i giovani di oggi.

Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati hanno vissuto in epoche diverse ma condividono un messaggio forte: la fede vissuta con autenticità. Quali aspetti della loro vita possono sorprendere chi li conosce solo superficialmente?

La cosa che maggiormente mi colpisce di Carlo e Pier Giorgio è la loro disarmante normalità. Il loro modo di vivere nel proprio tempo non li ergeva su di un piedistallo, ma li immergeva pienamente nel loro contesto: scuola, amicizia, hobby, sport, allegria, volontariato… Non hanno vissuto isolati. Neppure hanno vissuto da supereroi. Non erano i migliori a scuola, hanno sbagliato tante volte, facevano un gran baccano e addirittura, Pier Giorgio, ha anche alzato le mani. La loro fede cristiana, fatta di preghiera ed eucarestia, ha permesso loro di essere dei giovani con cui era bello stare e non da evitare. Credo che un messaggio bello che danno Carlo e Pier Giorgio sia proprio che la fede non è solo un affare per bambini o per vecchi ma soprattutto per giovani. Giovani che vogliono anche cambiare il mondo.

Lei parla di un “allenamento” alla felicità. Oggi, però, viviamo nell’epoca della gratificazione immediata. Come si può educare i giovani ad avere pazienza nel costruire una felicità che dura nel tempo?

È la cultura in cui siamo immersi che ci costringe a spremere nell’immediato una felicità che poi, però, lascia con l’amaro in bocca. Vogliamo a tutti i costi essere felici subito e a basso costo. Spesso mi capita di usare l’immagine del ristorante e del fast-food: al ristorante prima mangi, ti gratifichi, e poi paghi, senti il costo. Al fast-food, invece, prima devi fare lo sforzo di saldare il debito e poi puoi godere del cibo. Credo che oggi bisognerebbe insegnare che è richiesto prima uno sforzo per poter gioire delle conquiste. Non tutto, subito e possibilmente facile. Nello sport non c’è una formula magica per vincere però ce n’è una certa per perdere: non allenarti.

Il suo libro è rivolto principalmente agli educatori. Che consiglio darebbe a dei giovani che vogliono approcciarsi a questo mondo?

Sappiate amare l’originalità di ciascuno. I ragazzi non sono in serie, tutti uguali. Questo richiede tanta pazienza per conoscerli, ad uno ad uno, per quello che sono, nei pregi e nei difetti. Da educatori, poi, bisogna avere il coraggio di far emergere il loro talento, e questo chiede tanto coraggio, perché supera le nostre attese e spesso anche quelle dei ragazzi stessi. Il dono più grande che un educatore possa fare è il suo tempo. È l’unica ricchezza che non potrà essere contraccambiata: non si misura e non ha prezzo. Accompagnata, senza dubbio, al sorriso, segno straordinario per dire a ciascuno “che bello che tu esista”.