«Un clima molto intenso e bello dal punto di vista delle relazioni, della vivacità, della voglia di fare passi avanti, sapendo che i tempi dello Spirito non coincidono con le nostre agende umane, magari decise in astratto. Questo ha creato la decisione, forse un poco imprevedibile, di riprendere in mano tutti i testi, di arricchirli con il discernimento fatto nelle Diocesi e di farne oggetto di un’ulteriore riflessione prima di presentare un nuovo Documento finale all’Assemblea generale dei Vescovi fissata, a questo punto, per il mese di novembre». Questa l’immagine sintetica della Seconda Assemblea Sinodale della Chiese in Italia, che il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi – facente parte della delegazione ambrosiana che ha visto anche la presenza dell’Arcivescovo – delinea dell’assise.
Come si è svolto il lavoro prima del momento finale che ha riservato, appunto, qualche sorpresa?
Si è colto subito che le Proposizioni erano state redatte in modo insufficiente rispetto al lavoro preparatorio messo in campo. Nello stesso tempo, pur non sapendo come sarebbe stata la conclusione dell’Assemblea, i gruppi hanno lavorato con molta intensità per analizzare e far emergere le priorità pastorali della nostra Chiesa italiana, identificandole, precisandole e, ove necessario, correggendole. Un lavoro veramente proficuo e positivo. Poi, sia la Presidenza del Comitato, sia il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale hanno deciso il passaggio di una ripresa successiva.
Il documento verrà votato il 25 ottobre. Vi incontrerete ancora in questi mesi?
In questa nuova fase sono coinvolti solo la Presidenza e il Comitato nazionale del Cammino sinodale e in più i facilitatori dei gruppi, in quanto le Diocesi hanno già consegnato tutto ciò che avevano proposto. Non si tratta di fare un ulteriore passo a livello diocesano, ma nell’attesa della conclusione del cammino, di avviare la recezione del Sinodo universale e del Cammino italiano, come ci suggerirà l’Arcivescovo.
Quali sono stati i temi più dibattuti?
Il frutto dell’ascolto e del discernimento aveva identificato tre aree su cui elaborare proposte: il rinnovamento sinodale e missionario della mentalità e della prassi nelle Chiese; la formazione missionaria e sinodale dei battezzati; la corresponsabilità nella missione e nella guida delle comunità. I temi prevalenti emersi dal lavoro delle Chiese locali riguardavano soprattutto l’aspetto della formazione condivisa tra battezzati nelle diverse responsabilità ecclesiali. Un secondo tema emergente è quello dell’iniziazione cristiana. Un altro tema riguardava la questione delle forme sinodali di guida della comunità, immaginando che non ci sia «un uomo solo al comando», ma che debba esistere un contesto sinodale fatto di diverse vocazioni e ministeri, come già accade, per esempio, nelle nostre diaconie. Tra le tematiche prioritarie sono emerse quelle riguardanti il protagonismo, non solo l’accompagnamento, dei giovani, così come l’accompagnamento delle persone in situazioni affettive particolari. È stato sottolineato che anche le donne partecipino a ruoli di responsabilità e di guida nelle comunità. Si è ribadita l’obbligatorietà dei Consigli pastorali e degli affari economici. Ma nel complesso i contenuti sono molti di più e tutti espressione di slancio missionario.
Come delegazione ambrosiana, quali sono stati gli aspetti che avete sottolineato?
Ciascuno di noi era in un’area e in gruppi diversi. Avevamo con noi i racconti dei quattro anni di cammino e le scelte dei due Consigli diocesani, pastorale e presbiterale. Abbiamo potuto portare l’esperienza del Sinodo minore «Chiesa dalle Genti» e il discernimento sulle Comunità pastorali e sui Decanati, con le relative fatiche. Proprio nel 2020, da un “intoppo” del cammino, venne l’intuizione delle Assemblee sinodali decanali, che con i Consigli Pastorali si prendono cura del volto “attraente” e “dialogante” dei cristiani e della Chiesa stessa tra la gente.









