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Testimonianza

Terra Santa: pellegrini e cristiani locali insieme per far crescere la pace e la speranza

Un gruppo di 26 pellegrini provenienti dalle diocesi di Milano, Trento, Brescia, Tortona, Piacenza e Novara sono partiti il 3 febbraio per visitare Nazareth, Betlemme e Gerusalemme. Tra i partecipanti mons. Giuseppe Scotti, segretario della Conferenza Episcopale Lombarda

di Daniele ROCCHIAgenSir

20 Febbraio 2025

Sono stati tra i primi a rispondere all’appello congiunto (il 18 gennaio scorso) del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinal Pierbattista Pizzaballa, e del Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, a tornare a Gerusalemme, dopo quasi sedici mesi di assenza per il conflitto a Gaza. In 26, tra laici, religiosi e sacerdoti, provenienti dalle diocesi di Milano, Trento, Brescia, Tortona, Piacenza e Novara, sono partiti il 3 febbraio (fino al 7), passando per i tre ‘luoghi giubilari’ di Nazareth, Betlemme e Gerusalemme, con le rispettive basiliche dell’Annunciazione, della Natività e del Santo Sepolcro. Tema del viaggio lo stesso del Giubileo 2025, Pellegrini di speranza.

Un programma ricco di visite, meditazioni, messe e soprattutto di incontri con le comunità cristiane locali e di visite di solidarietà, come quella a «Effetà Paolo VI», la scuola di Betlemme specializzata per la rieducazione audio-fonetica dei bambini audiolesi residenti nei Territori Palestinesi.

Tra i partecipanti mons. Giuseppe Scotti, alle spalle numerosi e prestigiosi incarichi in Santa Sede e oggi segretario della Conferenza Episcopale Lombarda (Cel). «Sono stati giorni unici per me che ho fatto la guida a lungo nei luoghi santi. In tanti anni non avevo mai visto una situazione di questo genere. Non ci sono pellegrini in giro e quei pochi che ci sono vengono considerati dai cristiani locali come dei coraggiosi. In alcuni dei nostri fratelli di Terra Santa abbiamo visto le lacrime agli occhi». Per mons. Scotti «la bellezza di questo pellegrinaggio è stata proprio incontrare le comunità cristiane e i loro capi, come il patriarca Pizzaballa e il Custode Patton. Abbiamo conosciuto una chiesa locale che prega, che lavora e che ricerca la pace e la riconciliazione».

Dopo questa esperienza il segretario della Cel è sempre più convinto che «i pellegrinaggi, una volta che riprenderanno con continuità, debbano essere svolti a stretto contatto con le comunità locali per conoscerle, per pregare con loro. Il cristianesimo di questa terra si innerva nei volti dei nostri fratelli cristiani che l’abitano. L’incontro con la comunità cristiana di Terra Santa è importante perché è fatta di cristiani che pregano per crescere nella speranza come ci invita a fare Papa Francesco in questo Anno Santo. La speranza, alimentata dalla pazienza, ci dice che è possibile cambiare il mondo. E questo vale ancora di più in una Terra Santa martoriata dai conflitti».