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26 Giugno 2003

Cessate le lotte, consolidati i confini, ai primi del Seicento la Serenissima Repubblica consegnò il fortilizio ai nobili Arrighi, che ne fecero la loro dimora patrizia. Castellaro si appartò allora dalla storia, beandosi in un ozio agreste non avaro tuttavia di piccole soddisfazioni. Ospitò ancora principi e potenti, ma dando loro riposo e pace, più che sostegno strategico. Napoleone, nel corso delle sue italiche campagne, vi volle soggiornare un paio di volte, e il generale Mac-Mahon vi si ritirò vittorioso nel 1859 dopo la sanguinosa battaglia di Solferino, di cui quaggiù, in verità, era giunta soltanto una debole eco… Oggi, lo si diceva in principio, Castellaro Lagusello è un paese incantato, che si compiace della sua atmosfera da fiaba e che nulla fa per cambiarla. Per nostra fortuna. E perfino un’abusata espressione come «il tempo si è fermato…» davvero trova qui una sua concreta, tangibile aderenza. Mancano forse le fate, e i principi azzurri vanno in calesse o in bicicletta. Ma abbondano, in compenso, i menestrelli, gli artisti di strada che da tutto il mondo giungono qui, in agosto, a ravvivare il minuscolo borgo di nuova magia.