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Milano

«L’ingiustizia ci chiama tutti a un coinvolgimento personale»

Un concerto in Duomo ha celebrato la II Giornata dei Giusti dell’Umanità. Erano presenti l’Arcivescovo e il Sindaco

di Annamaria Braccini

7 Marzo 2019
Foto e video di Andrea Cherchi

«Il grido degli sconfitti della storia che non fanno notizia, che non contano niente; la voce del sangue del fratello Abele che grida come un lamento che si perde nel nulla, che grida la protesta del giusto ingiustamente ucciso per dire che la storia non è lo scenario del bene e della giustizia».

In un Duomo affollato si apre con le parole evocative dell’Arcivescovo l’intenso concerto promosso per celebrare la Giornata Europea dei Giusti, riconosciuta anche in Italia nel 2017 come Giornata dei Giusti dell’Umanità. Un monito a riconoscere, ovunque e in ogni tempo, le tragedie dell’ingiustizia: «La voce del sangue di tuo fratello Abele è come un’invocazione e chiama Dio a sua difesa; si alza da tutta la storia, questo immenso grido che interpella Dio e lo provoca a farsi carico della sofferenza. La voce del sangue di tuo fratello Abele grida come una parola che interpella l’animo del fratello e della sorella e lo coinvolge, lo scuote, lo impegna in una responsabilità tanto da estrarre, persino da questo povero cuore umano, i sentimenti di Dio: la misericordia, il desiderio di soccorrere e la giustizia». Infatti «il sangue di tuo fratello ti rende giusto, ti spinge a esporti al pericolo per proteggere il fratello nel pericolo».

Poi, il ringraziamento per l’iniziativa che vede esibirsi la cantante Antonella Ruggiero, l’arpista e compositore Adriano Sangineto e gli organisti del Duomo Emanuele Vianelli e Alessandro La Ciacera con il collega Roberto Olzer. Sono presenti autorità religiose e civili: il sindaco Giuseppe Sala, il Moderator Curiae monsignor Bruno Marinoni, il Vicario episcopale per la Zona I monsignor Carlo Azzimonti, l’Arciprete del Duomo monsignor Gianantonio Borgonovo con i Canonici del Capitolo metropolitano della Cattedrale e il presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach. 

«Nessuno sia solo spettatore»

«Esprimo il mio apprezzamento, ma vorrei anche chiedere cosa provoca in noi il grido del fratello Abele – prosegue l’Arcivescovo -. La voce del sangue di Abele sia come una convocazione e la provocazione a diventare giusti come coloro che, commossi dalla sofferenza ingiusta, si interrogano su cosa fare e si espongono al pericolo della loro vita per salvare altre vite. Che questa Giornata sia un invito alla riflessione per dire che tutti siamo chiamati a un coinvolgimento personale e che nessuno può essere spettatore: ognuno deve difendere Abele dalla mano di Caino. Che la Giornata non sia solo una data nel calendario, ma un invito a pensare alla società del convivere umano e alla responsabilità che questo comporta».

Poi prende la parola brevemente il sindaco Sala, anche presidente del Giardino dei Giusti, ringraziando «per l’esempio che l’Arcivescovo e la Chiesa offrono ogni giorno alla città. Vorrei ringraziare i milanesi, perché è vero che la questa città non si gira dall’altra parte e cerca di fare qualcosa per tutto ciò che non va. Milano fa memoria – e lo dimostrano ogni anno di più, le iniziative nelle scuole, Binario 21, il posizionamento delle Pietre di inciampo – perché vuole imparare dalla memoria, come insegnamento quotidiano a guardare al futuro. Milano, come il Giardino dei Giusti, è profondamente ambrosiana e profondamente internazionale. L’Europa è la somma dei valori, è nata da questi: non dimentichiamolo mai anche se la vorremmo diversa. Mi auguro che i miei concittadini e la città, di cui ho il grandissimo onore di essere sindaco, faranno tutto quanto potranno, rispondendo alla sollecitazione di monsignor Delpini».

Infine, è la volta di Gabriele Nissim, presidente di Gariwo -La Foresta dei Giusti, che lo stesso Sala ringrazia per la sua tenacia: «La Giornata dei Giusti è di grande speranza perché tocca la possibilità di compiere un atto di umanità. Non importa il posto che si occupa, perché anche la persona più umile più cambiare il destino del pianeta, perché ogni uomo può impedire i genocidi, rendendo il mondo più bello e più umano. Il bene non è mai un sacrificio: questa è una giornata di gratitudine. Dovremmo trasmettere alle nuove generazioni le storie degli uomini giusti che ci indicano una direzione e cosa fare. Loro ci dicono che si può arrestare il male che fa vedere nemici i migranti e le persone di diverse religioni. Il male avanza a piccoli passi e l’intolleranza può degenerare: occorre vigilare sul linguaggio delle parole e la violenza sui social».

Il pensiero è per i giusti di ieri – come Simone Veil, tornata da Auschwitz e prima presidente del Parlamento europeo -, ma anche di oggi come Antonio Micalizzi, che credeva nell’Europa ed è morto nell’attentato di Strasburgo. «Questo è un giorno importante per l’Italia che ha trasmesso sempre nel mondo l’idea del bene e del bello – conclude Nissim – e per Milano, perché la nostra città è diventata il simbolo del giardino dei giusti in tutta Italia».

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