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Milano

Dedicazione del Duomo: una festa per riscoprire il significato della casa di preghiera

Nella Solennità della chiesa-madre degli ambrosiani, il Pontificale presieduto dall’Arcivescovo: «La casa di preghiera è la tenda di Dio con gli uomini, dove il Signore asciuga le lacrime e gli afflitti possono trovare consolazione»

di Annamaria Braccini

15 Ottobre 2017

«Festeggiamo la vocazione di questa casa di preghiera, perché sia un luogo dove sperimentare che Dio è presente e asciuga ogni lacrima dagli occhi».

È la terza domenica di ottobre e, in Cattedrale, si celebra una delle Solennità liturgiche più significative e storicamente attestate per la Chiesa di Milano e per quella casa di tutti i fedeli ambrosiani che ne è il cuore, il Duomo.

Giorno di festa e di preghiera, per la «Chiesa in cammino nel tempo» come dice, nel suo indirizzo di saluto iniziale, l’arciprete, monsignor Gianantonio Borgonovo, ricordando i 630 anni del primo regolamento della Fabbrica del Duomo voluto il 16 ottobre 1387 da Giangaleazzo Visconti e i significativi anniversari di Ordinazione presbiterale di alcuni Canonici del Capitolo Metropolitano della Cattedrale. «Vogliamo essere come pietre vive della Gerusalemme nuova, accettando la sfida della sinodalità», aggiunge Borgonovo.

E proprio nel riferimento alla Gerusalemme celeste dell’Apocalisse di Giovanni al capitolo 1 – “tenda di Dio con gli uomini” nella quale Egli asciugherà ogni lacrima” -, prende avvio l’omelia di monsignor Delpini.

«Perché le lacrime e la morte e il lamento e l’affanno? È questa la domanda che percorre la storia, motivo che rende inquieti le persone e i tempi della vicenda umana. Perché le lacrime che sono l’espressione della protesta degli innocenti: i bambini, i semplici, quelli che non hanno studiato e non sono abituati agli argomenti complicati e ai pensieri penetranti. Perché?»

Le lacrime che sono anche l’espressione dell’impotenza dei potenti, perché anche «per loro giunge un giorno dove il loro potere e le loro ricchezze non servono, perché la morte visita la loro casa, l’affanno opprime e agita il loro animo e si riconoscono impotenti».

E, ancora lacrime che sono l’espressione dello sconcerto dei devoti e dello smarrimento dei sapienti quando «giungono sull’orlo dell’abisso incomprensibile e sono messi alla prova dal dolore invincibile, dall’enigma impenetrabile, dalla tenebra spaventosa della morte e dell’affanno».

Quelle lacrime che, allora, si mescolano all’interpellanza che sale a Dio come una preghiera o come una bestemmia: “Dove sei Dio?”.

È la domanda che tutti conosciamo fin troppo bene e alla quale aspettiamo una risposta mentre sentiamo solo un silenzio che ci sembra abbandono perché crediamo che il Signore abbia i nostri metodi. Ma non è così, suggerisce l’Arcivescovo: «Il modo di Dio di rispondere è quello di farsi vicino a chi piange per asciugare ogni lacrima dai loro occhi, per invitare tutti a entrare nella creazione nuova, nella città santa, la Gerusalemme nuova. Tutti sono invitati a entrare nella tenda di Dio con gli uomini».

Quella tenda che è la casa di preghiera. «In tutti i tempi e, forse soprattutto nel nostro, si è diffusa la persuasione che la preghiera è una cosa troppo astratta, che per asciugare le lacrime la preghiera non serve. Si deve piuttosto vendere e comprare, produrre cose e consumarle, vincere la paura della morte propiziando le distrazioni e censurandone persino il nome. Una casa di preghiera sembra più utile se si trasforma in un supermercato».

Il richiamo è alle dure espressioni di Gesù di fronte ai mercanti nel tempio, appena ascoltate nel vangelo di Matteo. «Le sue parole polemiche intendono risvegliare le coscienze, dare verità alla parola antica e alimentare una consolazione più persuasiva del vendere e del comprare: una casa di preghiera è la casa dove il desiderio può dilatarsi fino a sperare il Regno di Dio, la casa dove gli afflitti della terra possono sperare una consolazione che non sia precaria illusione, dove ciascuno può sentirsi al suo posto e assumere la sua missione. Per questo festeggiamo la vocazione di questa casa di preghiera, perché sia un luogo dove sperimentare, con qualche segno, che Dio è presente e asciuga ogni lacrima dagli occhi».

E, alla fine, ancora un breve pensiero per i Canonici festeggiati (monsignor Angelo Mascheroni 65 anni di Messa; i monsignor Giordano Ronchi, Inos Biffi, Giancarlo Boretti, Giacomo Mellera, 60; monsignor Claudio Fontana, 25 e monsignor Gianfranco Bottoni, 50) e un augurio che vale per tutti: «C’è una responsabilità di testimoniare che il Signore non delude, che in questa casa di preghiera dove i Canonici esercitano il loro Ministero, si sperimenta che Dio sa consolare».

Le altre celebrazioni

  1. Domenica 15 ottobre, solennità della Dedicazione del Duomo, altre celebrazioni eucaristiche sono in programma alle 12.30 e alle 17.30. Alle 16 Vespri e Benedizione eucaristica.

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di Annamaria BRACCINI