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Pensare e proporre l’itinerario come un percorso di fede

Metodologia

25 Ottobre 2012

«A livello metodologico […]i singoli incontri siano condotti contemplando diverse attività, quali: l’ascolto dei presenti, l’esposizione dei contenuti, il lavoro di gruppo, la preghiera, il dialogo in coppia e in gruppo» (DPF, n. 59)

Il recente documento “Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia” fornisce al n.23 (che sarebbe utile leggere per intero)  indicazioni precise e concrete

 

«Abbiamo già sottolineato l’opportunità che il percorso di preparazione al matrimonio non sia compiuto negli ultimi mesi prima della celebrazione, ma venga anticipato almeno di un anno, affinché possa incidere in modo significativo sul progetto di vita della coppia, fino a rendere possibile anche una decisione diversa rispetto alle nozze, una volta comprese le caratteristiche del matrimonio cristiano. Il numero degli incontri deve permettere di affrontare almeno i temi essenziali del matrimonio cristiano e della relazione di coppia. Un approccio equilibrato e realistico suggerisce di impostare i percorsi su un numero di circa dodici incontri. Soggetto degli itinerari di fede verso il matrimonio è la comunità cristiana, che attua così la sua opera di evangelizzazione. Pertanto i percorsi di fede verso il sacramento del matrimonio non possono essere delegati ad altri (cfr n. 26), in quanto costituiscono un impegno primario della Chiesa che, con la presenza e partecipazione dei suoi vari membri, esprime la varietà dei carismi, annuncia il Vangelo e si propone ai fidanzati nel concreto vissuto della loro esistenza. Proprio in questa occasione, talvolta essi fanno di nuovo, spesso dopo anni, l’esperienza della Chiesa che li cerca e li accoglie con premura. La proposta di percorsi di fede verso il sacramento del matrimonio incontra oggi le molteplici situazioni di vita dei destinatari dovute al lavoro, allo studio, alla maggiore mobilità, e richiede anche una formulazione nuova e duttile, che però non deve mai contraddire il carattere di percorso e negare, di fatto, la presenza e la soggettività della comunità cristiana. […] Rispetto ai metodi utilizzati per la conduzione degli incontri, l’esperienza evidenzia l’opportunità di creare momenti ricchi di confronto all’interno della coppia e fra le coppie partecipanti, che vedano il coinvolgimento dei fidanzati a partire dalla loro concreta situazione di vita, evitando le lezioni frontali. È molto apprezzato, e quindi consigliabile, il lavoro in piccoli gruppi, coordinati e stimolati dalle coppie di sposi dell’équipe. Si tratta in sostanza di costruire un clima nel quale i fidanzati si sentano protagonisti del loro cammino di formazione, in un contesto di relazioni interpersonali significative. Perché ciò si verifichi, sono necessarie alcune condizioni. Il primo passo è quello di accogliere i fidanzati con familiarità e amore, accettandoli come sono, amandoli senza giudicarli e accompagnandoli per un tratto di strada nello stile di Emmaus (cfr Lc 24,13-35): ascoltandoli, condividendo il loro cammino, partecipando alle loro emozioni e difficoltà, e aiutandoli a scoprire, con l’aiuto della parola di Dio, la profondità e la bellezza del mistero che stanno vivendo. L’ambiente in cui si svolgono gli incontri deve essere accogliente, familiare e mettere a proprio agio i fidanzati. Il numero delle coppie in ogni gruppo sia compatibile, oltre che con le risorse di animatori disponibili, con la possibilità di conoscere bene ogni persona e di ascoltare e di far intervenire tutti».(Orientamenti…, n.23)