Alla luce delle rivolte scoppiate in Iran a seguito della morte di Masha Amini, questo incontro desidera aiutare a riflettere sull'autentico significato storico e religioso dell'hijab
«La rivoluzione del velo». Questo il nome dato dal quotidiano Il Messaggero alle rivolte scoppiate in Iran a seguito della morte di Masha Amini. Dal giorno del suo decesso, infatti, migliaia di donne sono scese in piazza a protestare col velo in mano.
Chiara Valerio dalle colonne di Repubblica non esita a parlare di rivoluzione e di «sovvertimento di uno stato di oppressione». Una diagnosi che sembrerebbe confermata da gesti come quello di Gahar Ehsghi, 80 anni, che per la prima si è voluta togliere pubblicamente il velo. «Dopo 80 anni» afferma, «rimuovo il mio hijab perché voi uccidete in nome della religione».
Alla luce di questi fatti straordinari la domanda sorge spontanea: qual è l’autentico significato storico e religioso dell’hijab? Si tratta davvero di un’imposizione tirannica? O rappresenta piuttosto un’eredità identitaria da scegliere e risignificare?
Elisa Giunchi, docente di Storia e istituzioni dell’Asia all’Università degli studi di Milano, risponderà a queste domanda, mettendo a fuoco le dinamiche storiche, teologiche e sociali che hanno portato alla diffusione dell’hijab.
Un dialogo arricchito dalla testimonianza di Kaouthar Iddir, studentessa italo-marocchina di Lettere che indossa l’hijab come segno identitario liberamente scelto.
L’incontro sarà moderato da Maddalena Villa, studentessa di Lingue e letterature straniere della Statale.
L’organizzazione dell’incontro è a cura della Cappellania universitaria col patrocinio dell’Università degli Studi di Milano.
Data: lunedì, 28 novembre 2022
Ore: 17.30
Luogo: Università degli Studi di Milano – via Festa del Perdono, 7 – Milano (aula x)