Ora nasce, il ritiro d'Avvento per gli Adolescenti proposto domenica 1 dicembre: come replicarlo e materiali utili per prepararsi al Natale 2019 attraverso una riflessione su misura per i ragazzi.


«Ora nasce»: Gesù Bambino… che in questi giorni si comincia a tirare fuori da carta e scatoloni per allestire il presepe, cosa viene a fare nella mia vita? Cosa c’entra e che significato assume per la vita di un adolescente?

Si parla di tantissimi argomenti, con gli amici e in famiglia: di musica, di sport, di film… e, con l’avvicinarsi delle feste, si sente sempre più chiacchierare di regali, addobbi, vacanze. Ma di alcune cose si parla pochissimo: di quello che si prova e si sente e dell’esperienza di fede, delle domande e dei dubbi che si hanno dentro. È necessario recuperare lo spazio per una condivisione profonda, con persone come educatori, preti, consacrate, catechisti, che possano aiutare i ragazzi ad aprire il cuore, a non tenerlo chiuso, a compiere così il primo passo per una ricerca più grande. Non si intraprende il cammino da soli!

 

Il Ritiro diocesano Adolescenti di domenica 1 dicembre, nel tempo di Avvento, al Centro pastorale ambrosiano di Seveso, è stata l’occasione per diversi gruppi di adolescenti per aprire il cuore al Signore, condividendo uno spazio di ascolto e interazione, di riflessione e preghiera, che ha permesso di interrogarsi ed entrare in profondità.

 

Una struttura e una modalità (approfondita attraverso i materiali allegati) che può essere proposta anche nei nostri oratori, declinandola secondo la propria realtà, organizzandola nei tempi più consoni (mezza giornata/una giornata o dilatato su un weekend condiviso), per il gruppo di ragazzi che stiamo accompagnando. La bellezza di vivere un momento intenso per prepararsi insieme al Natale, ma, se non si riuscisse a programmare durante l’Avvento, c’è la possibilità di proporlo anche in un altro momento dell’anno.

 

Si accolgono allora gli adolescenti, che, subito, vengono coinvolti in un’attivazione iniziale, veloce ma particolare per iniziare a provocarli, chiedendo loro di mettersi in gioco: bendati e legate loro le mani dietro la schiena, condotti in un’aula (libera da sedie o altri materiali ingombranti) in cui sedersi per terra e attendere. Poi una voce: «Che cosa siete andati a vedere?», con l’invito, una volta tolte le bende, di annotare su un post-it le sensazioni provate.

 

Si scoprirà subito dopo, nella meditazione, che quanto si è sperimentato richiamava le emozioni vissute da Giovanni durante la prigionia in carcere, secondo il brano di Vangelo Mt 11,2-15, scelto come riferimento per questo ritiro.

Al termine dell’attivazione i ragazzi si raccolgono in un salone per seguire la riflessione. È possibile invitare qualcuno di esterno alla propria realtà per la meditazione, che arricchirà questo momento rileggendolo attraverso la propria esperienza, oppure può essere guidato dal proprio sacerdote o preparato con grande facilità anche dagli educatori degli adolescenti. Nella giornata del Ritiro diocesano gli adolescenti sono stati condotti nella riflessione da Cristian e Cristina, una coppia di sposi (con la figlia presente in prima fila), parte dell’équipe della Casa di Nicodemo di Pagnano di Merate che vive quotidianamente la missione del primo annuncio, nell’accoglienza e nella fraternità.

Una meditazione resa più coinvolgente per i ragazzi grazie all’utilizzo di alcuni video (tratti dal film d’animazione “Oceania” e, al termine, la canzone di Marco Mengoni “Esseri umani”) e dalle domande che man mano hanno sollecitato gli adolescenti e hanno permesso di comprendere meglio alcuni passaggi.

 

«È importante innanzitutto porsi due domande: Qual è l’immagine che io ho di Dio, chi è per me? Tu, oggi, che cosa sei disposto ad ascoltare, sentire (anche ciò che è più faticoso)? Che cosa sei venuto a vedere?». Giovanni è influenzato dal pensiero che ha di Gesù. E così, anche noi.

Possiamo suddividere il brano in quattro parti:

1- Il tema del carcere: Giovanni non si può muovere, uscire… «Quante volte ci capita di non essere liberi ma di agire in determinati modi per paura del giudizio altrui. Giovanni cerca di guardare oltre le sbarre, la Parola di Dio non può essere ingabbiata ed è arrivata fino a noi.
Immaginando l’esperienza del carcere come occasione di revisione, ci chiediamo: A che punto è la mia relazione d’amicizia con Gesù? Chi sei Gesù?».

2- Siamo fatti per andare oltre, non per stare in carcere, ma per realizzare qualcosa di bello e di grande. A volte però pensiamo di stare bene, abbiamo tutto anche nella nostra “isoletta”. Nasce un dubbio nel cuore di Giovanni: “Avrò sbagliato, ho raccontato qualcuno che non è lui?” Si mette in ricerca e manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù chi è. «Se ci son dubbi nella tua vita – rincuorano gli sposi Cristian e Cristina – non preoccuparti, sei sulla strada giusta. Puoi chiedere ai tuoi educatori, al don, ai genitori di aiutarti ma non angosciarti: le domande mettono in moto la ricerca, la strada per la felicità. Il dubbio di Giovanni permette a Gesù di rivelarsi. Così il tuo dubbio permette a Gesù di farsi conoscere meglio da te. Il dubbio è una miccia, la forza che fa partire una ricerca, ma ha anche un’altra faccia, può ergersi come un muro, una difesa, lasciando fuori tutto e tutti e portando a rinchiudersi per paura (posso diventare cinico o indifferente). Siate vigili rispetto a quello che provate!».

3- Mette in gioco due sensi: vedere e ascoltare. Gesù spiega chi è dalle azioni che ha compiuto (guarigioni, miracoli…). «Importante allora guardarsi attorno, nella quotidianità (scuola, sport, famiglia), e attraverso i diversi incontri e le esperienze, con il fondamentale rapporto con educatori, genitori, catechisti, insegnanti, e accorgersi della presenza di Gesù. Gesù non è un’idea, una teoria ma una persona, che hai di fianco, dentro di te. Cerchiamo di fare memoria: Quali sono le parole e le esperienze che hanno fatto la differenza, mi hanno scaldato il cuore? Scrivetele, guardatele o, se non le avete ancora vissute, appuntate i desideri: cosa mi piacerebbe succedesse nella mia vita?».

4- Ciascuno di noi è come, e anche di più, di Giovanni, che era “il più grande”. Il più piccolo è il più grande. Gesù si fida di noi e ci pone tra le mani questa Parola. «Tu ti senti così importante o, a volte, ti sottovaluti un po’? Tu vali per quello che sei! Gesù ci affida questo compito: puoi far vedere agli altri chi è Gesù… ai compagni di classe, agli amici. Gesù non si impara, lo si vede, così, guardando voi, gli altri vedranno Gesù. Gesù crede negli esseri umani. Vi sentite amati da Gesù? Lo sguardo di Gesù mi fa diverso, mi mette in cammino. È solo l’inizio di una storia faticosa e bella, affascinante e piena. Più diventiamo umani e più diventiamo Gesù. Gesù è diventato uomo in ciascuno di noi: se lo viviamo appieno e cerchiamo di fare qualcosa di bello e di buono saremo suoi testimoni».
Al termine, ulteriori domande possono essere lasciate ai ragazzi come spunto per continuare la riflessione.

 

Tempo quindi per la preghiera personale e per i laboratori, proposti in modo da suddividere in tre gruppi gli adolescenti, nel caso in cui i numeri fossero alti, per vivere tutte le proposte con tempi scambiati: camminare nel giardino (se il tempo lo permette o in un salone/aula opportunamente preparata) leggendo le frasi appese (in allegato un ricco repertorio tratto dalla Bibbia, da canzoni o citazioni particolarmente significative), fino a scegliere quella che colpisce di più; scrivere una buona notizia, un messaggio di speranza (può essere ispirato dalla frase scelta ma non necessariamente) su un foglietto colorato da inserire all’interno di una piccola bottiglietta di vetro (da riporre insieme alle altre in una bella scatola preparata o in un bauletto aperto); condivisione in gruppi con gli educatori attraverso le domande che son state poste o alcuni passaggi particolari emersi nella riflessione.
Se il numero di ragazzi non fosse molto grande si può pensare la suddivisione dei laboratori solamente in due e di vivere la condivisione al termine della scrittura del messaggio di una buona notizia che potrebbe non occupare molto tempo.

 

L’adorazione eucaristica dinanzi al Signore è un tempo importante per un adolescente.
È un tempo personale, affidato alla libertà del singolo, che può trovarsi, a seconda della propria inclinazione o maturità, più o meno abituato alla preghiera… ma anche solamente lo “stare” dinanzi al Signore, con le proprie fragilità e le proprie contraddizioni, ma anche con i propri slanci e i propri desideri, è prezioso. In questo tempo sarà possibile confessarsi (predisporre, secondo il numero di ragazzi, più confessori a disposizione). Per aiutare nella fatica che qualche ragazzo potrebbe incontrare in un tempo di silenzio e preghiera personale suggeriamo di consegnare ad ognuno un foglio con l’omino disegnato (in allegato), a rappresentare se stessi, sul quale è possibile annotare le risposte a queste due domande che saranno loro poste.
Che cosa mi scalda il cuore: quali parole, esperienze, incontri, sento per me importanti, che hanno segnato una svolta o occasione profonda di verità su me stesso? Quale parte di me percepisco “come se fosse in carcere” (ingabbiata, bloccata, non libera di esprimersi)?

 

La celebrazione eucaristica, al termine del Ritiro, rappresenta il culmine di una proposta che ha il suo centro nel Signore Gesù. Se dedicata solamente ai ragazzi partecipanti sarà opportuno coinvolgerli attivamente, nella scelta dei canti, nella lettura, nelle preghiere dei fedeli (espresse liberamente ad alta voce, dal posto, o per cui era possibile invitare a pensare e a scrivere, secondo le proprie intenzioni, nel tempo di preghiera personale).

 

«C’è un amore grande, immeritato, che, anche se a volte non lo riconosciamo, sostiene la nostra vita e lo celebriamo insieme, superando le nostre piccolezze e povertà – ha sottolineato don Stefano Guidi nell’omelia della Messa del Ritiro diocesano – Ora nasce: Gesù Bambino, cosa vieni a fare nella mia vita? Viene a salvarti. Cosa significa salvare? Salvare significa tirare fuori una persona da una situazione così pericolosa, seria e grave, che altrimenti non riuscirebbe a non perdersi e a venirne fuori. Ci salva da un momento che sentiamo lontano ma che potrebbe essere anche vicino come la morte. Gesù viene a gettare una luce. Una luce così forte, una parola così chiara, una strada così bella, che ci salva e ci porta verso il compimento della nostra vita. Così – pronti a ripartire di corsa e in maniera più consapevole – possiamo percepire che la nostra vita è protetta, salvata, custodita, benedetta da un amore che viene verso di noi. Possiamo cercare di essere allora come Gesù, capaci di “tirar fuori” persone, aiutando con mano e cuore pronto, chi è accanto a noi e ha bisogno di noi, per mostrare che Dio è nostro Padre, che ti salva, è al tuo fianco e ti ama».

 

Al termine della celebrazione e di un ritiro intenso e ricco di spunti e riflessioni, il dono simbolico ma sempre significativo di un segno da lasciare ai ragazzi come ricordo di tutto quanto si è vissuto insieme. Viene donata ad ognuno (con consegna da parte del sacerdote celebrante, degli educatori dei ragazzi o delle persone invitate per guidare la meditazione) una delle bottigliette contenenti un messaggio di speranza, poste davanti all’altare nella Messa (potrebbe capitare anche la propria, non importa: il Signore oggi vuole parlarti con questa parola). Con l’invito a portare questa bellezza che ha scaldato il cuore anche ai propri compagni, agli amici non presenti, nelle proprie famiglie, a tutti coloro che si incontrano, testimoniando nella semplicità «Quell’annuncio che corre con te».

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