Il 3° Happening degli oratori italiani si è tenuto a Molfetta, in Puglia, dal 4 al 6 settembre 2019. Noi ci siamo stati per metterci in ascolto delle altre realtà, per imparare ancora di più ad uscire e, perché no, ad osare.


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Una tradizione consolidata, quella degli oratori, nella Diocesi di Milano. Affonda le sue origini lontano, dal XVI secolo, per svilupparsi negli anni, e raggiungere numeri ampi (sugli 8000 oratori italiani si stima che almeno un oratorio su 10 sia ambrosiano) e affermarsi come punto di riferimento fondamentale nella vita delle nostre comunità. Un valore che mantiene la sua verità anche ai nostri tempi, minati dalla difficoltà di “fare comunità”, in cui ognuno vuole andare per la sua strada e il riferimento è solo quello che penso e sento io. L’oratorio si caratterizza così come lo sforzo di andare avanti insieme e di incontrarsi. Come possibilità per tutti. Come anima e segno che costruire una vita fraterna ha un significato più grande che pensare solo a se stessi.

 

Partecipare al 3° Happening degli oratori italiani, che si è svolto a Molfetta in Puglia dal 4 al 5 settembre, è stato per noi un segno di questa fraternità che vogliamo condividere con tutti coloro che credono che l’oratorio sia uno strumento fondamentale della comunità cristiana per educare alla fede e alla vita le giovani generazioni.

 

L’oratorio continua a crescere. Non smette di interrogarsi e di rinnovarsi, affinché il suo obiettivo continui ad essere valido in futuro. «Dirsi con forme nuove e possibili è la sfida, o meglio, l’avventura, che può scaldare il cuore» – ha affermato don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana che insieme a don Riccardo Pascolini, segretario del Foi (Forum oratori italiani) ha organizzato l’evento. L’avventura di mutare l’idea di centri statici dove i ragazzi possano venire a quella di soggetti pastorali in movimento con e verso i giovani, si delinea mettendosi in dialogo, attraverso i linguaggi di oggi, con il territorio e le diverse realtà.

 

In questa terza edizione del Happening degli oratori (dopo le precedenti al Nord e al Centro Italia) siamo stati accolti al Sud, a Molfetta (conosciuta come la città di don Tonino Bello), presso il Seminario regionale. Abbiamo condiviso la nostra esperienza con quella degli animatori, degli educatori, dei coordinatori di diverse regioni italiane, a rappresentare l’intero mondo della pastorale oratoriana, vivendo insieme giorni di formazione, di preghiera e di festa, declinati su alcune parole chiave.

 

Ascoltare in una maniera non passiva, ma attenta, disponibile, partecipata, per avere ben chiara la direzione da prendere.

Lo abbiamo sperimentato già nella prima giornata, con il talk interattivo che ha approfondito, attraverso alcuni interventi (don Alessio Albertini, assistente ecclesiastico del CSI nazionale, che ha portato la sua esperienza ambrosiana; Enrico Galiano; Angela Malandri; Marco Moschini) la catechesi, il ruolo degli educatori, il senso dello sport e la valenza della cultura nell’esperienza oratoriana. Lo abbiamo fatto nostro nella sera, durante l’intensa Veglia di preghiera.

 

Uscire guardare oltre la porta. Prendersi un tempo per fermarsi, per uscire a partire dall’interno.

La testimonianza di Suor Carolina Iavazzo, stretta collaboratrice di Padre Pino Puglisi, figura di riferimento anche nella Bella storia dei nostri Oratori estivi, ha ripercorso la vita di questo uomo che ha scelto di servire i più piccoli, diventando prete, e «ha saputo uscire da sé per incontrare Dio e l’altro». Aveva deciso da che parte stare: «Più che uccidermi non possono farmi… Non possono uccidere la mia volontà di fare il bene», diceva.

Uscire implica la mia libertà e chiede il mio coinvolgimento.

Occorre uscire dagli schemi a cui siamo abituati, per modulare nuove azioni pastorali degli oratori italiani, seguendo le indicazioni del Sinodo sui giovani, alla luce delle importanti tematiche affrontate nei laboratori formativi: missionarietà, teatro, bellezza, disabilità, volontariato, legalità, ambiente, dipendenze, musica, inclusione, sport. E ancora progettazione, mondo digitale e discernimento, oltre all’incontro per i coordinatori insieme ai responsabili delle varie realtà nazionali e agli incaricati regionali di Pastorale Giovanile su alcune questioni aperte, come la “Figura dell’educatore professionale in oratorio” o il rapporto del mondo oratoriano con le associazioni.

 

Incontrare le persone che abitano questo tempo che ci è stato donato.

La bellezza di eventi di tale portata non si misurano, solamente, dall’interesse per gli interventi e i laboratori in programma. Sono gli incontri semplici e spontanei tra giovani ed educatori provenienti da realtà differenti, la fraternità (nello stile delle Giornate Mondiali della Gioventù), e lo scambio di esperienze, la vera ricchezza. Persone mai conosciute prime ma con cui condividi la stessa passione educativa, l’impegno e il servizio verso i più piccoli in oratorio.

Ritrovarsi la sera a gioire insieme, percorrendo le vie di Molfetta, accompagnati dalla musica della banda, fino alla piazza, per lasciarsi coinvolgere in una festa nello stile dell’animazione proprio dell’oratorio e nel ritmo di gruppi folkloristici locali.

 

Osare l’augurio di correre il rischio, camminare su una strada nuova.

Che cosa si porta a casa da esperienze del genere? Nella condivisione finale, emerge la riflessione che quello che stiamo sognando lo possiamo fare insieme. «Voi, ragazzi e giovani, animate non solo gli oratori, ma anche la comunità, date speranza agli adulti. Investire in un servizio che offre relazioni e custodia non ha prezzo – viene sottolineato nella celebrazione eucaristica conclusiva – Ricordate con il gioco, le danze, le camminate, la preghiera, il teatro… che stiamo provando insieme a mostrare che è possibile un’umanità nuova che si prende per mano».

 

H3O. «Facciamo fuori l’Oratorio. Oratori in uscita». Uno slogan che è un gioco di parole, una provocazione “forte” a richiamare invece a una necessità progettuale definita: avere il coraggio di aprirsi, in una proposta condivisa che guardi al futuro dell’oratorio nella Chiesa italiana.

 

La riflessione sul futuro dei nostri oratori, nella nostra Diocesi, è iniziata già nello scorso anno oratoriano, con il percorso Oratorio 2020 per comprendere quali oratori vogliamo per fare oratorio nel prossimo decennio, attraverso gli incontri nelle diverse realtà e nell’Assemblea di Bollate. Ci stiamo preparando ora con grande responsabilità a nuove tappe importanti, come l’Assemblea degli oratori di Brugherio del 9 novembre, per rilanciare sempre più l’oratorio nella nostra Diocesi.

 

«Abbiamo vissuto a Molfetta tre giorni di grande entusiasmo, voglia di fare e di pensare l’oratorio di oggi e di domani – conclude don Stefano Guidi al termine dell’Happening nazionale – Un’opportunità preziosa, che diventa stimolo per il cammino, e la corsa, della seconda fase di Oratorio 2020, il ripensamento dei nostri oratori che ci chiede ora di affrontare nel prossimo anno oratoriano passi in avanti: “creare” e “progettare”, consapevoli di poter ancora crescere».

 

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Per approfondire quanto l’Happening degli oratori ha realizzato:
www.oratori.org

 

 

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