In occasione della posa a Milano della Pietra d'inciampo in memoria di Carlo Bianchi, antifascista cattolico, presidente della Fuci, membro dell’Organizzazione Soccorso Collocamento Assistenza Ricercati (OSCAR) e cofondatore del giornale "Il Ribelle", ucciso a Fossoli il 12 luglio 1944, si è tenuto un incontro online per ricordarne la figura e approfondire la sua testimonianza ancora attuale: in particolare è stato contestualizzato e attualizzato il tema della formazione giovanile della coscienza di fronte alle sfide della storia.


Carlo Bianchi moglie
Carlo Bianchi insieme alla moglie, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale

Una nuova Pietra d’inciampo arricchisce la memoria di Milano. Dal 14 aprile 2021 sul selciato di via Villoresi 24 si ricorda Carlo Bianchi, presidente della Fuci milanese, socio dell’Azione cattolica, membro dell’Organizzazione soccorso collocamento assistenza ricercati (Oscar) e cofondatore con Teresio Olivelli del giornale Il Ribelle, ucciso a Fossoli il 12 luglio 1944.

Per ricordarne la figura e approfondire la sua testimonianza ancora attuale, la Fondazione cultura Ambrosianeum con l’Arcidiocesi di Milano, il Servizio diocesano per la pastorale giovanile, l’Azione cattolica ambrosiana, Acli Milano, Fuci Milano e Associazione Fiamme Verdi hanno organizzato un incontro online dal titolo “Dalla Resistenza al futuro, il compito di educare”, che è stato trasmesso in diretta sul canale YouTube di Fondazione Ambrosianeum martedì 20 aprile alle ore 18.00.

L’incontro è stato introdotto dall’Arcivescovo Mario Delpini; è seguita la relazione del professor Anselmo Palini, saggista, che si è occupato di contestualizzare e attualizzare il tema della formazione giovanile della coscienza di fronte alle sfide della storia, allora come oggi.

Hanno portato la loro testimonianza Carla Bianchi Iacono, figlia di Carlo Bianchi, dell’Associazione nazionale partigiani cristiani e Pia Majno Ucelli di Nemi, staffetta delle Fiamme Verdi.

L’incontro è stato coordinato dal presidente di Ambrosianeum Marco Garzonio.

Durante la serata Livia Rossi, un’attrice della scuola del “Piccolo Teatro di Milano”, ha letto alcune lettere di Carlo Bianchi e alcuni brani della Resistenza e della Fratelli tutti di papa Francesco, nella consapevolezza che, non solo le azioni, ma anche le parole di quei giovani formatisi negli oratori e nell’Azione cattolica, abbiano molto da dire ancora oggi a noi e, soprattutto, alle nuove generazioni per poter crescere liberi e intensi, come scrivevano nella loro preghiera 77 anni fa Bianchi, Olivelli e tutti gli altri “Ribelli per amore”.

Carlo Bianchi era nato a Milano nel 1912. Anche negli anni in cui il fascismo godeva di un ampio consenso popolare, restò fedele ai suoi ideali, impegnandosi nella sua parrocchia dei Santi Nazaro e Celso alla Barona, dove era iscritto all’Azione cattolica, e, soprattutto, negli universitari cattolici. Poi venne la guerra, e in risposta alla lettera pastorale in cui l’arcivescovo Schuster il 21 febbraio 1943 invitava gli universitari ad adoperarsi per rispondere alle esigenze di una Milano lacerata da bombardamenti e lutti, Carlo Bianchi fondava la Carità dell’Arcivescovo per l’assistenza ai bisognosi della città. L’opera esiste tutt’oggi nei locali di via Bergamini 10 ed è stata insignita l’anno scorso dell’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano per i suoi 75 anni di ininterrotta attività. Oggi è la figlia Carla a guidare l’opera paterna. Carlo non la conobbe mai. Oltre all’impegno caritatevole, Bianchi si impegnò in politica entrando nel 1944 nel Comitato di liberazione nazionale milanese dove introdusse anche Teresio Olivelli. Insieme fondarono il giornale Il Ribelle e collaborarono con OSCAR, la rete clandestina di giovani e preti della Diocesi che riuscì a salvare migliaia di ricercati politici e razziali e a cui parteciperò anche don Giovanni Barbareschi, ultimo a vedere Bianchi in vita. Oltre il reticolato del campo, Carlo gli consegnerà un bacio per i suoi crapini d’oro.

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