A tutti, ragazzi, adolescenti, giovani, educatori della nostra Diocesi, l’augurio che il Santo Natale "ancora ci sorprenda e ci rallegri" e porti "luce e riposo per tutti gli altri giorni" del nuovo anno, come scrive il nostro Arcivescovo nella sua lettera per il tempo di Avvento! E che quello nuovo sia un anno di speranza vissuto nella fraternità!

don Stefano Guidi, don Marco Fusi, don Marco Cianci e tutti i collaboratori della PGFOM

Auguri S. Natale 2020

L’apostolo Paolo nella lettera ai Galati scrive: «Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5).

Con l’incarnazione di Gesù la storia della Salvezza giunge alla pienezza del tempo (cfr. Sua Ecc.za Mons. Mario Delpini, Il Verbo entra nella storia. Lettera per il tempo di Avvento, Centro Ambrosiano, Milano 2020, p. 5).

E Gesù, nascendo da Maria Vergine, si fa prossimo a ciascuno di noi: Egli ci rivela «non un Dio lontano, ma vicino, presente, coinvolto con la nostra vita, fino a diventare uno tra noi in Cristo Gesù» (Sua Ecc.za Mons. Mario Delpini, Infonda Dio sapienza nel cuore. Proposta pastorale per l’anno 2020-2021, Centro Ambrosiano, Milano 2020, p. 73).

È Lui il buon samaritano della parabola del Vangelo di Luca (10,25-37).

«Questa parabola è un’icona illuminante», scrive Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti (n. 67), «capace di mettere in evidenza l’opzione di fondo che abbiamo bisogno di compiere per ricostruire questo mondo che ci dà pena. Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano. Ogni altra scelta conduce o dalla parte dei briganti oppure da quella di coloro che passano accanto senza avere compassione del dolore dell’uomo ferito lungo la strada. La parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune. Nello stesso tempo, la parabola ci mette in guardia da certi atteggiamenti di persone che guardano solo a sé stesse e non si fanno carico delle esigenze ineludibili della realtà umana».

E ancora: «Gesù propose questa parabola per rispondere a una domanda: chi è il mio prossimo? La parola “prossimo” nella società dell’epoca di Gesù indicava di solito chi è più vicino, prossimo. Si intendeva che l’aiuto doveva rivolgersi anzitutto a chi appartiene al proprio gruppo, alla propria razza. Un samaritano, per alcuni giudei di allora, era considerato una persona spregevole, impura, e pertanto non era compreso tra i vicini ai quali si doveva dare aiuto. Il giudeo Gesù rovescia completamente questa impostazione: non ci chiama a domandarci chi sono quelli vicini a noi, bensì a farci noi vicini, prossimi.

La proposta è quella di farsi presenti alla persona bisognosa di aiuto, senza guardare se fa parte della propria cerchia di appartenenza. In questo caso, il samaritano è stato colui che si è fatto prossimo del giudeo ferito. Per rendersi vicino e presente, ha attraversato tutte le barriere culturali e storiche. La conclusione di Gesù è una richiesta: “Va’ e anche tu fa’ così” (Lc 10,37). Vale a dire, ci interpella perché mettiamo da parte ogni differenza e, davanti alla sofferenza, ci facciamo vicini a chiunque. Dunque, non dico più che ho dei “prossimi” da aiutare, ma che mi sento chiamato a diventare io un prossimo degli altri» (Fratelli tutti, nn. 80 e 81).

In questo tempo purtroppo segnato dalla pandemia con tutte le sue sofferenze e lutti, siamo più che mai chiamati a porci alla sequela di Gesù, buon samaritano, e a farci prossimi a coloro che sono nel bisogno materiale e spirituale, consapevoli che “il Figlio di Dio è divenuto figlio dell’uomo e con il dono dello Spirito insegna e rende possibile ai figli degli uomini abitare i giorni come figli di Dio” (Sua Ecc.za Mons. Mario Delpini, Il Verbo entra nella storia. Lettera per il tempo di Avvento, Centro Ambrosiano, Milano 2020, p. 22).

A tutti, ragazzi, adolescenti, giovani ed educatori della nostra Diocesi, l’augurio che il Santo Natale “ancora ci sorprenda e ci rallegri” e porti “luce e riposo per tutti gli altri giorni” del nuovo anno! (cfr ibidem, p. 6). E che quello nuovo sia un anno di speranza vissuto nella fraternità!

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