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Parliamone con un film

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Vendetta

A simple accident, il vincitore della Palma d’Oro a Cannes

Il banale incidente del titolo è l’investimento di un animale. Sul veicolo, con il guidatore, ci sono la moglie incinta e la figlia. Costretto a fermarsi in un’autofficina è notato da un dipendente che lo riconosce. È un aguzzino del suo passato, l’agente dei servizi segreti che l’aveva torturato in carcere

di Gabriele LINGIARDI

26 Maggio 2025

Jafar Panahi non è un genio per il cinema, è il suo supereroe. Un regista combattente, più volte messo in carcere dal regime iraniano, costantemente sotto pressione per smettere di fare il suo mestiere, tanto da esser stato costretto più volte a inviare di nascosto i suoi film ai festival, opere ovviamente girate in clandestinità. Difficile pensare a un film sbagliato da Panahi che si riconferma uno dei più grandi registi viventi.

Dopo il bellissimo Gli orsi non esistono, presentato a Venezia, il regista arriva a Cannes con A Simple Accident.

La trama

Il banale incidente del titolo è l’investimento di un animale di notte da parte di un’auto guidata da un uomo. Sul veicolo, con lui, ci sono la moglie incinta e la figlia. Costretto a fermarsi in un’autofficina viene notato da un dipendente che lo riconosce. È un aguzzino del suo passato, l’agente dei servizi segreti che l’aveva torturato in carcere. L’uomo lo segue, lo colpisce e lo rapisce.

Un bravo regista di fronte a questa trama ne farebbe un buon thriller. Un supereroe, ovvero un uomo che non ha paura di esprimere le sue – rischiose – idee attraverso le sue opere, costruisce un film che flirta con i toni da commedia fino a discendere in una potente sequenza finale totalmente bilanciata sul dramma più lancinante. È una riproposizione di dilemmi che appartengono all’uomo dall’alba dei tempi in una nuova chiave politica: come rispondere alla violenza? Torturare chi ti ha torturato o lasciarlo libero con il rischio che muova vendetta? Quale giustizia si può pretendere in un paese ingiusto?

Il dramma isolato

Panahi gioca sull’ambiguità dietro all’incidente scatenante. Di chi è la mano che l’ha originato, si chiedono i protagonisti: Dio, il destino o forse solo la volontà di un regista alla ricerca delle crepe nella morale dei suoi personaggi? A Simple Accident è stato girato senza permessi. Nelle sequenze tra la folla il punto di vista della cinepresa è sempre distante. Le cose succedono a molti metri dall’obiettivo perché Panahi si nasconde nelle automobili che diventano un set portatile, mentre i suoi attori recitano fuori dal finestrino. In tutti gli altri momenti il dramma si svolge isolato: c’è un deserto con un tronco rinsecchito di un albero che richiama ad Aspettando Godot. Ci sono la notte iraniana, le case e le officine, i fari distanti e le piccole finestre. Un film pensato durante la prigionia del suo regista, in cui vengono trasposti i dilemmi che assillano la mente nelle notti più lunghe, insieme al desiderio di sorridere delle sventure da cui sarà difficile liberarsi.

La scheda del film

Regia di Jafar Panahi. Con Madjid Panahi, Ebrahim Azizi, Vahid Mobasseri, Mariam Afshari.

Genere Drammatico, Iran, Francia, Lussemburgo, 2025, durata 101 minuti.

 

Temi: prigionia, violenza, vendetta, Iran, famiglia, pace