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Cinema

Quando dubitare “serve” anche a chi ha fede

Tratto da una fortunata pièce teatrale, "Il Dubbio", con Philip Seymour Hoffman e Meryl Streep, affronta magistralmente il tema delle presunte certezze da cui è opportuno guardarsi

Gianluca BERNARDINI Redazione

4 Marzo 2009

Vero o falso? Giusto o sbagliato? Bene o male? Bianco o nero? Progressista o tradizionalista? Potrebbero esser queste le domande da cui partire per affrontare un bel film come Il Dubbio di John Patrick Shanley, regista e autore della medesima pièce teatrale (Doubt) che, approdata a Broadway, ha ottenuto, dopo uno straordinario successo, il premio Pulitzer 2005.
Ambientata in una scuola parrocchiale del Bronx a metà degli anni Sessanta, la vicenda narra di presunti atti di pedofilia che sarebbero stati commessi dell’anticonformista padre Brendan Flynn (il bravissimo Philip Seymour Hoffman) ai danni dell’unico allievo nero. La rigida direttrice sorella Aloysius Beauvier (la splendida Meryl Streep), grazie all’incerta testimonianza dell’insegnante, sorella James (Ami Adams), ma senza alcuna prova, nutre pesanti sospetti nei confronti del reverendo e progetta di allontanarlo dall’istituto per il bene di tutti. Vero o falso? Giusto o sbagliato? Bene o male? Bianco o nero? Progressista o tradizionalista? Potrebbero esser queste le domande da cui partire per affrontare un bel film come Il Dubbio di John Patrick Shanley, regista e autore della medesima pièce teatrale (Doubt) che, approdata a Broadway, ha ottenuto, dopo uno straordinario successo, il premio Pulitzer 2005.Ambientata in una scuola parrocchiale del Bronx a metà degli anni Sessanta, la vicenda narra di presunti atti di pedofilia che sarebbero stati commessi dell’anticonformista padre Brendan Flynn (il bravissimo Philip Seymour Hoffman) ai danni dell’unico allievo nero. La rigida direttrice sorella Aloysius Beauvier (la splendida Meryl Streep), grazie all’incerta testimonianza dell’insegnante, sorella James (Ami Adams), ma senza alcuna prova, nutre pesanti sospetti nei confronti del reverendo e progetta di allontanarlo dall’istituto per il bene di tutti. Il beneficio del dubbio Magistralmente diretto e recitato, il film non vuole soffermarsi tanto sul presunto caso di pedofilia o accusare ancora una volta la Chiesa americana (e non solo) di essere stata troppo leggera nei confronti dei suoi membri a riguardo degli scandali sessuali. Ciò su cui punta Shanley è qualcosa di più: le presunte certezze non sempre corrispondono alle evidenti realtà. Esiste, dunque, il beneficio del dubbio.Lo stesso dubbio che sempre più prende lo spettatore che con lo scorrere della pellicola si domanda: chi ha ragione? Sorella Beauvier è veramente così rigida, intransigente e razionale o sa di avere un cuore (sublime la scena del dito che allunga la posata alla consorella, a rischio di essere estromessa dalla scuola per la cecità che avanza)? Padre Flynn è davvero colpevole? Il suo modo così “aperto” di parlare e quello di agire in maniera altrettanto “paterna” non nascondono in realtà una “debolezza” interiore? La giovane sorella James è fragile, incerta e ingenua, oppure semplicemente “umana”? E così il ragazzino, Donald, ha ceduto veramente alle avances del prete o l’ha sedotto lui stesso, come lascia intendere la madre (Viola Davis) a riguardo della “natura” di ciascuno? Mettere in dubbio senza perdere la fede Eccoli: sorella Aloysius e padre Brendan, con i loro due mondi che si contrappongono, fanno riflettere sulle certezze e sulle pretese che spesso ostacolano lo spazio necessario per entrare in una reale comunicazione. Anche se il film pecca per il fatto di muoversi attorno al nodo del “dubbio” come motore di qualsiasi ragionamento, tuttavia invita a pensare che né la sola tradizione, né le sole novità fanno “piacere a Dio”. Arroccarsi sulle proprie salde convinzioni, semplicemente per amore della verità (quale?), non porta nessun guadagno. Anzi, si rischia di restare chiusi nel proprio universo ed esclusi da qualsiasi tipo di condivisione, come i due protagonisti.Tuttavia se sappiamo che esiste una sola Verità, questa sola si dovrebbe cercare nel nostro affannarci quotidiano. Non dovremmo, dunque, aver timore dei nostri dubbi, perché sappiamo che a tempo opportuno «ogni cosa verrà rivelata». Senza dimenticare, come disse provocatoriamente don Primo Mazzolari, che occorre «non avere paura di cambiare e non cambiare semplicemente per cambiare», così come «mettendo pure qualcosa in dubbio, non necessariamente perderemo la fede». Fuori da ogni dubbio un bel film, da cineforum.