Share

Csi

Un giornale fatto solo di buone notizie

Il forum di giornalisti sportivi svoltosi a Milano. Parte un concorso per premiare la notizia "più bella dell'anno"

28 Gennaio 2010

Una “riunione di redazione straordinaria”: così potrebbe essere definito il forum “Un giornale solo di buone notizie”, organizzato dal Centro Sportivo Italiano in collaborazione con l’Ussi e Studio Ghiretti, svoltosi il 26 gennaio presso la Sala Montanelli del Circolo della Stampa di Milano.
Dopo il saluto iniziale di Gabriele Tacchini, aprendo i lavori Massimo Achini, presidente del Csi, ha spiegato che lo sport è un portatore sano di storie di umanità che ogni giorno si realizzano sui campi di gioco, ma che l’informazione si scontra con la difficoltà di farle emergere. Ha quindi annunciato il lancio di un concorso giornalistico per premiare la notizia “più bella dell’anno” e una pubblicazione che raccolga i 20 articoli migliori dedicati a storie positive, dal titolo emblematico “Un giornale di solo buone notizie”.
Nella prima sessione si sono confrontati i direttori delle maggiori testate sportive nazionali, introdotti da Jacopo Volpi. La figura di Candido Cannavò e il suo “sogno” del giornale di buone notizie sono stati ricordati particolarmente da Carlo Verdelli, suo successore alla guida della Gazzetta dello Sport. Verdelli ha sottolineato che Cannavò non amava i paradossi, quindi la sua idea era concreta: un giornale di speranza e di speranze, nel quale sottolineare la fiducia nella bontà di fondo dell’uomo e la convinzione che questo possa avvenire a partire dallo sport.
In questa direzione si è espresso anche Paolo De Paola, direttore di Tuttosport, che ha descritto il contatto con le “buone notizie” come una sorta di oasi, e per questo ha invitato i colleghi a uscire dalle polemiche a cui sono abituati per raccontare soprattutto le emozioni diverse che lo sport è in grado di regalare.
Nicola Calathopoulos, vice direttore di Mediaset Sport, ha definito il “Giornale di solo buone notizie” una meravigliosa utopia, che però porta con sè un messaggio morale e filosofico di grande significato. La candidatura dell’Italia agli Europei 2016 potrebbe portare a una sostanziale modifica degli stadi di calcio, con l’abbattimento delle barriere e la loro smilitarizzazione: un’opportunità per iniziare un percorso di educazione sportiva.
Riccardo Cucchi, che ha recentemente festeggiato i 50 anni di Tutto il calcio minuto per minuto, ha voluto immaginare di accendere la radio e ascoltare questa notizia: «Splendida rete di Balotelli a Torino, che strappa l’applauso spontaneo della curva juventina…». Ha sottolineato la necessità di impegnarsi non nascondendo le cattive notizie, ma imparando a considerare le buone con pari dignità.
Italo Cucci ha concluso la prima sessione: per portare a galla gli aspetti positivi legati alla pratica sportiva sarebbe sufficiente che i giornalisti fossero competenti e informati, obiettivo meno scontato di quello che si potrebbe pensare.
Il successivo dibattito tra redattori e opinion makers è stato vivace e produttivo, facendo emergere temi di rilievo, ma soprattutto la necessità di far andare di pari passo informazione e progettualità e di migliorare anche la collaborazione tra addetti ai lavori. Minimo comune denominatore delle riflessioni emerse è stato il tentativo di trovare una via per avvicinare lo sport soprattutto ai giovani. Grazie alla sua capacità di aggregazione, lo sport è capace di trasformare il dramma in “buona notizia”. Ne è un esempio la vicenda legata a Stefano Borgonovo, nella quale il dolore di un uomo si è trasformato in solidarietà, o quella degli ex giocatori del Verona, caduti in povertà e aiutati dagli ex compagni di squadra. Nella comunicazione sportiva l’unico mezzo per aprire la via al “Giornale di solo buone notizie” è imparare a scegliere, sacrificando le storie che attraggono i lettori per privilegiare quelle che danno un segnale positivo. Una scelta che si può realizzare anche attraverso il linguaggio, enfatizzando la positività e abolendo tutti quei termini che offendono le minoranze, le diversità, le fragilità o che possono istigare alla violenza. Una “riunione di redazione straordinaria”: così potrebbe essere definito il forum “Un giornale solo di buone notizie”, organizzato dal Centro Sportivo Italiano in collaborazione con l’Ussi e Studio Ghiretti, svoltosi il 26 gennaio presso la Sala Montanelli del Circolo della Stampa di Milano.Dopo il saluto iniziale di Gabriele Tacchini, aprendo i lavori Massimo Achini, presidente del Csi, ha spiegato che lo sport è un portatore sano di storie di umanità che ogni giorno si realizzano sui campi di gioco, ma che l’informazione si scontra con la difficoltà di farle emergere. Ha quindi annunciato il lancio di un concorso giornalistico per premiare la notizia “più bella dell’anno” e una pubblicazione che raccolga i 20 articoli migliori dedicati a storie positive, dal titolo emblematico “Un giornale di solo buone notizie”.Nella prima sessione si sono confrontati i direttori delle maggiori testate sportive nazionali, introdotti da Jacopo Volpi. La figura di Candido Cannavò e il suo “sogno” del giornale di buone notizie sono stati ricordati particolarmente da Carlo Verdelli, suo successore alla guida della Gazzetta dello Sport. Verdelli ha sottolineato che Cannavò non amava i paradossi, quindi la sua idea era concreta: un giornale di speranza e di speranze, nel quale sottolineare la fiducia nella bontà di fondo dell’uomo e la convinzione che questo possa avvenire a partire dallo sport.In questa direzione si è espresso anche Paolo De Paola, direttore di Tuttosport, che ha descritto il contatto con le “buone notizie” come una sorta di oasi, e per questo ha invitato i colleghi a uscire dalle polemiche a cui sono abituati per raccontare soprattutto le emozioni diverse che lo sport è in grado di regalare.Nicola Calathopoulos, vice direttore di Mediaset Sport, ha definito il “Giornale di solo buone notizie” una meravigliosa utopia, che però porta con sè un messaggio morale e filosofico di grande significato. La candidatura dell’Italia agli Europei 2016 potrebbe portare a una sostanziale modifica degli stadi di calcio, con l’abbattimento delle barriere e la loro smilitarizzazione: un’opportunità per iniziare un percorso di educazione sportiva.Riccardo Cucchi, che ha recentemente festeggiato i 50 anni di Tutto il calcio minuto per minuto, ha voluto immaginare di accendere la radio e ascoltare questa notizia: «Splendida rete di Balotelli a Torino, che strappa l’applauso spontaneo della curva juventina…». Ha sottolineato la necessità di impegnarsi non nascondendo le cattive notizie, ma imparando a considerare le buone con pari dignità.Italo Cucci ha concluso la prima sessione: per portare a galla gli aspetti positivi legati alla pratica sportiva sarebbe sufficiente che i giornalisti fossero competenti e informati, obiettivo meno scontato di quello che si potrebbe pensare.Il successivo dibattito tra redattori e opinion makers è stato vivace e produttivo, facendo emergere temi di rilievo, ma soprattutto la necessità di far andare di pari passo informazione e progettualità e di migliorare anche la collaborazione tra addetti ai lavori. Minimo comune denominatore delle riflessioni emerse è stato il tentativo di trovare una via per avvicinare lo sport soprattutto ai giovani. Grazie alla sua capacità di aggregazione, lo sport è capace di trasformare il dramma in “buona notizia”. Ne è un esempio la vicenda legata a Stefano Borgonovo, nella quale il dolore di un uomo si è trasformato in solidarietà, o quella degli ex giocatori del Verona, caduti in povertà e aiutati dagli ex compagni di squadra. Nella comunicazione sportiva l’unico mezzo per aprire la via al “Giornale di solo buone notizie” è imparare a scegliere, sacrificando le storie che attraggono i lettori per privilegiare quelle che danno un segnale positivo. Una scelta che si può realizzare anche attraverso il linguaggio, enfatizzando la positività e abolendo tutti quei termini che offendono le minoranze, le diversità, le fragilità o che possono istigare alla violenza.