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Calcio

Euro 2012: il pallone e la crisi

Quale messaggio può venire dai campi di Polonia e Ucraina?

di Leo GABBI

11 Giugno 2012

Il momento è di quelli terribili, con una crisi che morde alle caviglie e con la vecchia Europa che arranca e che vede, giorno dopo giorno, assottigliarsi la sua ricchezza, il benessere dei suoi abitanti, con Paesi sull’orlo del default come la Grecia e altri come Spagna, Portogallo, Irlanda e la nostra Italia che rischiano di fare la stessa fine. Senza dimenticare la complessa situazione dell’Ucraina.

In un contesto di grave preoccupazione lo sport, come sempre, è chiamato a risollevarci il morale, anche se i recenti scandali che hanno coinvolto il nostro calcio non lascerebbero molte speranze. Eppure abbiamo un po’ tutti l’esigenza di crederci, di provare a risollevare le sorti del Vecchio Continente, di ritrovare quell’unità che l’Europa delle banche e della finanza, degli egoismi nazionali hanno messo seriamente a rischio.

Gioiamo dei primi risultati, con un’Italia che tiene benissimo testa alla favorita Spagna (guarda caso le due Nazioni più zoppicanti sul debito, restano tra le più blasonate sul campo), ma ricordiamoci soprattutto che questi Europei vanno al di là del mero risultato sportivo. Come ha ricordato bene il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che non ha voluto mancare all’esordio a Danzica degli azzurri, «è importante che ci siano manifestazioni sportive che cementano lo spirito unitario di un Continente: è importante che questo si consolidi, in ogni settore». Poi ha aggiunto che naturalmente la crisi economica e finanziaria restano sul tappeto in tutta la loro drammaticità, «ma vincere – ha spiegato Napolitano spronando gli azzurri a fare un grande Europeo – incoraggia i Paesi nei momenti di difficoltà».

È successo spesso che i trionfi sportivi abbiano aiutato la politica e la finanza ad uscire dal tunnel: quando ci fu l’attentato a Togliatti nel 1948, fu il trionfo di Bartali al Tour a stemperare in Italia tensioni che rischiavano di sfociare in una guerra civile, mentre il trionfo di Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936 inflissero un duro colpo alla propaganda nazista.

Al di là dei conti da rimettere a posto, oggi la gente è impaurita e impressionata da quanto sta succedendo non solo sui mercati finanziari, ma nella vita quotidiana: il potere d’acquisto è in caduta libera e la mancanza di certezze mina il nostro morale, già fiaccato in molte parti d’Italia anche dalla tragedia del terremoto emiliano. Abbiamo voglia di distrarci un po’ ma soprattutto di ritrovare quella fiducia necessaria per ripartire, dopo una stagione di grandi sacrifici per tutti che, purtroppo,  non é ancora chiusa: se succederà, come già altre volte è avvenuto, che una squadra di calcio saprà donarci un sorriso, un’occasione per esultare, magari per scendere in piazza per un abbraccio collettivo come in occasione dei Mondiali vinti nel 1982 e 2006. Allora forse ripartire sarà un po’ più facile.