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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Dopo il milione di tesserati

Csi: un gruppo sportivo in ogni parrocchia

Il presidente nazionale Massimo Achini, soddisfatto per il grande traguardo raggiunto, volge lo sguardo al futuro: essere presente nelle 26 mila realtà parrocchiali per educare attraverso lo sport

di Riccardo BENOTTI

2 Settembre 2013

Oltre 950 mila atleti, 13.228 società sportive, 42 mila squadre, 73 discipline sportive praticate e più di 300 mila gare all’anno. Sono i numeri del Centro sportivo italiano (Csi) che, in questi giorni, ha superato per la prima volta nella sua storia il milione di tesserati. In soli 5 anni il Centro è passato dagli 802.358 iscritti del 2008 a quota 1.005.417.

Tra le più antiche associazioni di promozione sportiva del Paese, il Csi si prepara così a festeggiare il 70° anniversario della fondazione nel 2014. Per capire le attese per il futuro abbiamo incontrato Massimo Achini, presidente nazionale del Centro sportivo italiano.

Abbattere il “muro” del milione di tesserati è un bel modo di prepararsi ai 70 anni del Csi…
È un traguardo che regala una bella emozione. Certamente è un obiettivo simbolico ma non nascondo l’emozione di superare la soglia del milione di iscritti alla vigilia dei nostri 70 anni. Il Csi, infatti, è stato fondato nel 1944. Non poteva esserci modo più bello di anticipare un anniversario così importante.

I numeri del Csi raccontano una realtà viva e in continua crescita…
Per il Centro sportivo italiano i numeri in sé non sono mai stati importanti. Spesso nel mondo dello sport si assiste a una rincorsa per apparire più grandi. Al Csi i numeri interessano nella logica della testimonianza di missionarietà: vogliono dire più ragazze, ragazzi, società sportive che vivono una forte esperienza di educazione alla vita attraverso lo sport. Abbiamo sempre pensato ad un Csi missionario, capace di portare lo sport ovunque e a tutti. In questa logica, veder crescere gli iscritti dà la consapevolezza di poter raggiungere più persone che vivono un’esperienza molto bella attraverso lo sport. E poi i nostri sono numeri veri. Qualche volta, in particolare nella realtà degli enti di promozione sportiva, si raccontano numeri che poi non corrispondono ai fatti. I nostri sono verificabili da tutti sul territorio.

Un punto di forza del Csi è da sempre il grande lavoro svolto sul territorio dalla base associativa…
È assolutamente così. Il merito di questo risultato è solo ed esclusivamente delle migliaia di volontari che nelle società sportive e nei comitati si dedicano quotidianamente, con una passione educativa straordinaria, all’idea di servire la nostra realtà. Il segreto è tutto qui.

Educare attraverso lo sport è la missione del Centro sportivo italiano. Come fare i conti con i tempi di oggi?
La vera vocazione del Csi è quella di educare alla vita. Siamo senz’altro una grandissima realtà dello sport ma siamo soprattutto una grande associazione educativa. Le difficoltà che incontriamo sono quelle dell’educare nel mondo di oggi, una sfida che gli Orientamenti della Chiesa italiana ci aiutano a leggere. Emerge sempre di più la consapevolezza che lo sport è uno strumento straordinario per educare i giovani di questo Paese. Il Csi sta portando avanti, in questa direzione, un’attività sportiva sempre più incisiva in termini educativi. Un’azione importante, poi, è quella compiuta nel mondo dello sport e delle istituzioni per contagiare tutti con l’idea dello sport come strumento educativo nella vita.

La soglia del milione di tesserati è stata raggiunta. Ma l’attività del Centro sportivo italiano non si ferma qui…
Abbiamo davanti a noi due grandi obiettivi. Il primo è quello di realizzare un gruppo sportivo in ogni parrocchia, che vuol dire aumentare la presenza del Csi nelle parrocchie e negli oratori italiani. È questa l’identità del Centro, fin dalla sua nascita. Fino a quando non ci sarà un gruppo sportivo in ciascuna delle 26mila parrocchie del Paese, non possiamo stare tranquilli. Poi vorremmo far crescere l’attività giovanile. In Italia ci sono oggi tantissimi ragazzi che non praticano sport o lo abbandonano intorno ai 14 anni. Sono dati che fanno male ed è indispensabile un’inversione di rotta.