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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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16 dicembre

Allenatori alla scoperta
del «tesoro del campo»

Nell’appuntamento natalizio dell’Arcivescovo col mondo dello sport, quest’anno dedicato ai tecnici, sarà presentato un documento sull’alleanza educativa tra società sportiva e comunità ecclesiale. Ne parla don Alessio Albertini

di Mauro COLOMBO

14 Dicembre 2013

Trascorrono con i ragazzi circa 250 ore all’anno, trasmettendo loro rudimenti tecnici e nozioni tattiche, allenandoli a dare il meglio, guidandoli in partita nel rispetto delle regole e dell’avversario. In una parola, insegnando loro a stare “in campo” e, a ben guardare, anche nella vita. Sono i 12 mila dirigenti e tecnici impegnati nelle circa 850 società sportive attive nell’ambito diocesano, a contatto quotidiano con 85 mila giovani e giovanissimi. Sarà proprio una rappresentanza degli allenatori a incontrare il cardinale Angelo Scola nel tradizionale appuntamento natalizio tra l’Arcivescovo e il mondo dello sport, in programma lunedì 16 dicembre, alle 21, al Centro diocesano di via Sant’Antonio 5 a Milano.

Nell’anno pastorale caratterizzato dalla proposta “Il campo è il mondo”, il collegamento metaforico con l’impegno sportivo è immediato… «Indubbiamente – conferma don Alessio Albertini, segretario della Commissione diocesana per lo sport -. Tra i vari “mondi” da incontrare c’è sicuramente anche lo sport, che peraltro è un “campo” in cui i cristiani “giocano” da tempo. E l’interesse della Chiesa per questo ambito è confermato dalla volontà dell’Arcivescovo di dialogare con gli sportivi. Ora che l’appuntamento natalizio ha assunto la fisionomia di un incontro “per categorie”, l’anno scorso è toccato ai dirigenti, quest’anno ai tecnici».

Una figura di riferimento, quella dell’allenatore, per il rapporto diretto che instaura coi suoi atleti e per l’originalità del suo ruolo. «Un allenatore educa bene nel momento in cui allena bene, perché la qualità dell’educazione è insita nella qualità dell’allenamento – sottolinea don Alessio -. È un metodo peculiare, che fa leva sul gioco, sul piacere, sul divertimento, e per questo non sempre la comunità ecclesiale è pronta ad apprezzarlo. Così come, a volte, è la stessa società sportiva a sentirsi autoreferenziale e quindi a isolarsi. Invece è opportuno instaurare una relazione basata su un riconoscimento reciproco, in modo tale che anche queste figure entrino a far parte a pieno titolo della comunità educante nel suo complesso».

Proprio a questa esigenza risponde il documento Il tesoro del campo, frutto della collaborazione tra la Commissione diocesana e la Fom, che sarà presentato lunedì sera. Un sussidio che punta a favorire l’alleanza educativa tra società sportiva in oratorio e comunità parrocchiale. «Descrive e racconta la “bellezza” dello sport per poi cercare di valorizzarla all’interno degli oratori – spiega Albertini -. Intendiamo lanciarlo sul territorio, magari a livello decanale».

Alla presentazione del documento sarà dedicata la parte conclusiva dell’incontro, con l’atto ufficiale della firma da parte dell’Arcivescovo. In precedenza, prima dell’intervento centrale del cardinale Scola, saranno tre sportivi a portare le loro testimonianze, inframmezzate da alcuni filmati. Anticipa don Albertini: «Charlie Recalcati, già giocatore e tecnico della Nazionale di basket, illustrerà il suo percorso dall’oratorio allo sport di vertice. Giusy Versace, campionessa paralimpica, descriverà il rapporto col suo allenatore. Marco Caccianiga, responsabile delle Scuole calcio del Varese, presenterà le iniziative educative nelle quali sono coinvolti i suoi giovanissimi giocatori».

La bella avventura
di un mister
e dei suoi “pulcini”

Un piccolo sogno diventato realtà. Riassumerei così il mio impegno come allenatore di una squadra di pulcini. Può sembrare semplice, ma nella semplicità si nasconde la bellezza: me l’hanno insegnato i miei bambini in questi cinque anni trascorsi insieme. Un’avventura nata quasi per caso: un gruppo di bambini e bambine, italiani e stranieri, uniti dal desiderio di giocare a calcio con allegria e spensieratezza. Senza l’obbligo del risultato a tutti i costi; senza genitori ossessionati dalla prestazione dei figli; senza una rivalità sfrenata che impone di vedere l’altro come un ostacolo al proprio successo, e non solo come un avversario cui stringere la mano a fine gara. Poi, col tempo, uno sponsor, una società (l’Unione Sportiva Oltronese) e un prete (don Fabrizio Borsani) che hanno creduto nel progetto. I “miei” bambini mi ricordano ciò che molti hanno dimenticato: il calcio è un gioco. Un’esperienza particolare dove si possono conoscere valori come l’amicizia, il sacrificio, la lealtà e la sana competizione: principi preziosi dentro e, soprattutto, fuori dal rettangolo verde. So di essere per loro un punto di riferimento. Questo mi impone di controllare ogni comportamento, ogni azione, ogni parola, anche quando si perde per una discutibile decisione arbitrale, oppure qualche tifoso avversario fa commenti inopportuni. È una bella e importante responsabilità, che s’impara a portare sulle spalle solo ascoltando saggi consigli e buoni maestri.
Alberto Galimberti 

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