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Vegezzi: «Femminicidi, tragedie che nascono da un cuore malato di egoismo»

Il Vescovo ausiliare ha partecipato alla manifestazione indetta a Bruzzano per Luciana Ronchi, uccisa dall'ex marito. «Se non cambiamo il cuore dalle piccole cose, sarà difficile cambiare la società, perché la società non si cambia da sola. Questa sera, però, c’è speranza: siamo in tanti a dire no alla violenza e sì al bene che ancora c’è»

24 Ottobre 2025
Mons. Giuseppe Vegezzi

In testa al corteo che giovedì sera è sfilato a Bruzzano in memoria di Luciana Ronchi, uccisa mercoledì scorso dall’ex marito in via Grassini, a pochi metri dalla sua abitazione, c’era anche monsignor Giuseppe Vegezzi, Vescovo ausiliare e Vicario episcopale di Milano città. 

Oltre a portare ai partecipanti la vicinanza e la preghiera dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, una volta raggiunta la piazza in cui è terminata la manifestazione il presule ha speso alcune parole di conforto per tutti i partecipanti: «Grazie a tutti per questa presenza. Dobbiamo guardare con speranza a questo popolo che cammina, perché dice che possiamo credere in un futuro migliore. Mentre camminavo mi sono voltato e ho visto una fiumana di gente: mi è venuto in mente il popolo che cammina verso una terra nuova. Non viene dall’alto, ma nasce dal nostro modo di agire». 

Secondo Vegezzi, queste tragedie nascono «da un cuore malato di egoismo, narcisismo e individualismo. Se non cambiamo il cuore, dalle piccole cose, sarà difficile cambiare la società, perché la società non si cambia da sola. Questa sera, però, c’è speranza: siamo in tanti a dire no alla violenza e sì al bene che ancora c’è». 

Alla manifestazione hanno partecipato anche il sindaco Giuseppe Sala e la presidente del Municipio 9 Anita Pirovano. Alla conclusione del corteo è rimasta aperta per la sera anche la vicina parrocchia della Beata Vergine Assunta, in cui si è tenuto un momento di raccoglimento. 

A ricordare Luciana Ronchi anche una vicina di casa, che in una lettera aperta al corteo le ha espresso il suo ultimo saluto: «L’ultima volta che ci siamo parlate ti ho visto sorridente e luminosa. Eri appena stata dai tuoi nipoti e io ti dissi che ti facevano molto bene al cuore se il risultato era vederti così bella. Ecco, io voglio ricordarti così. In questo momento mi sento affranta e disperata. Mi scuso a nome di tutti noi per non essere riuscita a evitare questa immensa tragedia».

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