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Milano

Un Protocollo perché la voce delle donne abbia sempre cittadinanza

A Palazzo Marino le rettrici di quattro Università (degli Studi, Cattolica, Politecnico e Bicocca), insieme al Comune e alla Rai, hanno sottoscritto un accordo di matrice europea che impegna a non organizzare dibattiti senza presenze femminili

di Annamaria BRACCINI

10 Settembre 2025
Le relatrici dell'incontro

Un Protocollo d’intesa per togliere un altro mattone alla costruzione di un mondo senza parità di genere. È stato questo il senso dell’importante firma del Protocollo «No Women No Panel – Senza donne non se ne parla», mutuato dalla Commissione europea per mettere fine alla pratica sessista di organizzare dibattiti e convegni senza presenze femminili.

Con una cerimonia svoltasi a Palazzo Marino nella prestigiosa “Sala Arazzi”, la “firma” è stata sottoscritta dal Comune di Milano – che così rinnova gli impegni del 2023 – e dalle rettrici di quattro Università: Statale, Cattolica del Sacro Cuore, Politecnico e Bicocca. Il progetto, promosso dalla Rai, conta attualmente 65 adesioni istituzionali tra amministrazioni centrali, Regioni, Province, Comuni, Università ed enti di ricerca in tutta Italia, con la Rappresentanza della Commissione Ue il sostegno speciale del Quirinale.

«Dobbiamo accompagnare prassi di giustizia ed equità che divengano abitudine, per arrivare a comprendere la ricchezza femminile, superando la logica delle “quote rosa” che, tuttavia, è meglio avere finché non si arriva a questo risultato», ha detto la vicesindaca di Milano Anna Scavuzzo, introducendo l’incontro.

Dopo di lei, alcuni brevi interventi istituzionali. La vicedirettrice generale dell’Accademia Teatro ha portato il saluto della direttrice impegnata in una tourneé in Giappone con il Corpo di Ballo: «Siamo impegnati a mantenere la tradizione scaligera attraverso la cultura del rispetto e dell’uguaglianza di genere e la costituzione di un comitato di controllo assicura il monitoraggio delle prassi». Poi la consigliera di amministrazione Rai Simona Agnes: «Andiamo avanti su questa strada e lo faremo». Mentre la direttrice di Rai Per la Sostenibilità Silvia Calandrelli ha sottolineato: «È una questione non di quote, ma di democrazia e di civiltà, che si concreta nel lavoro».

Le rettrici delle quattro Università

L’impegno del Politecnico e della Statale

«Senza donne non se ne parla: un concetto che va ribadito, specialmente in contesti tecnico-scientifici dove le donne sono ancora numericamente in minoranza – ha commentato la rettrice del Politecnico Donatella Sciuto -. Nel nostro ateneo siamo impegnati in azioni concrete, a partire dall’adozione di buone pratiche, come questa, che sono il presupposto per una comunità inclusiva, nelle parole e nei fatti. La firma del Protocollo è un passo significativo in risposta a una società in cui la comunicazione, sempre più pervasiva, incide profondamente sui comportamenti e sul pensiero collettivo».

A farle eco la pari grado dell’Università degli Studi Marina Brambilla: «La parità di genere va assicurata non solo come garanzia di pari diritti, ma per valorizzare le differenze come risorsa per lo sviluppo della conoscenza e dell’innovazione. Una università che promuove l’equità di genere prepara le future generazioni a costruire una società più inclusiva e consapevole. Per questo, con il Protocollo “No Women No Panel”, rinnoviamo la testimonianza e l’impegno del nostro ateneo, che vanta una lunga tradizione di studi sui temi dei diritti e della parità. Dobbiamo accelerare su tali questioni, altrimenti il progresso tecnologico non sarà una novità migliorativa, come invece deve essere».

Il lavoro della Cattolica e della Bicocca

«La sottoscrizione del Protocollo “No Women No Panel” è un’ulteriore conferma del nostro impegno quotidiano volto a esprimere e affermare l’uguale dignità di tutte le persone nel rispetto della loro unicità – evidenzia, da parte sua, la rettrice dell’Università Cattolica Elena Beccalli -. Tutto questo è in piena sintonia con la filosofia del nostro ateneo, che da tempo promuove iniziative per garantire l’uguaglianza di genere, attraverso il Comitato Pari Opportunità, tra cui l’istituzione di una Task Force che coinvolge sinergicamente le componenti accademiche, amministrative e studentesche; la redazione del Gender Equality Plan; la convinta partecipazione al Centro di ricerca interuniversitario Culture di Genere. Occorre agire sul triplice piano culturale, didattico e sociale con un metodo inclusivo e partecipativo, perché crediamo molto nella sinergia di tutte le componenti universitarie. Per esempio, il nostro lavoro di educazione finanziaria vuole fornire uno strumento di cittadinanza attiva a cui teniamo molto».

In conclusione è Giovanna lannantuoni, rettrice dell’Università di Milano-Bicocca e presidente della Crui (la Conferenza dei Rettori) a scandire: «Siamo l’87esimo Paese al mondo – terz’ultimo in Europa – sul rispetto della parità e si è calcolato che ci vorranno 178 anni per raggiungerla, secondo il World Economic Forum. L’Università ha il grandissimo onore e la responsabilità di essere un ascensore sociale per 7 ragazze su 10 e, allora, dobbiamo dire a queste giovani di investire sul proprio talento. Ma se le donne si laureano prima e meglio dei colleghi maschi e poi guadagnano il 20% in meno degli uomini, di che cosa stiamo parlando? Tutti insieme dobbiamo dire no a questo sistema. Oltre la retorica e le parole, noi che abbiamo il privilegio di parlare, offriamone la possibilità a chi non può».