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Riflessione

Scuola a distanza, ma aperta: così è entrata nelle case

Il Preside del Collegio San Carlo: abbiamo garantito spazi di relazione, di comunicazione, di apprendimento, anche attraverso progetti di solidarietà, testimonianze significative, momenti di preghiera e intrattenimento

di Osvaldo SONGINIPreside scuola primaria e secondaria di primo grado Collegio San Carlo, Milano

11 Maggio 2020
Osvaldo Songini

Cosa può fare una scuola per la famiglia in tempo di pandemia? Molto. Proverò a rispondere parlando della mia. Il Collegio San Carlo di Milano. Mentre negozi, musei, cinema, locali, palestre chiudevano e interrompevano l’attività, la scuola no. Non ha mai smesso di funzionare. È sempre stata aperta. A distanza, ma aperta. Ha garantito spazi di relazione, di comunicazione, di apprendimento. È entrata nelle case. Capillarmente e comunitariamente. Ha consentito un legame di continuità col passato e costruito ponti e prospettive di futuro. A tempo pieno e in presa diretta ha scandito le giornate offrendo un ritmo, una certezza, incontri costanti e attesi con regolare attività curricolare.

Ci siamo allora rivolti ai genitori. Cosa possiamo fare in questa crisi globale per chi non ce la fa? Per gli ammalati, i loro cari, per il personale e le istituzioni sanitarie? Abbiamo riproposto al cuore della comunità scolastica la sintesi più bella di tutti gli insegnamenti di una scuola e di una scuola cattolica: l’amore, la solidarietà, il dono di sé. È nato il progetto «Accorcia le distanze, allarga il respiro» per donare I-pad ai malati che non potevano comunicare coi loro familiari e caschi respiratori per alleviare il dolore di molti ricoverati negli ospedali cittadini San Carlo e San Paolo.

Su questa lunghezza d’onda, in collaborazione con il Settore sport della Diocesi, abbiamo fatto incontrare tutti gli studenti delle medie, classe per classe, con gli atleti paralimpici di basket della mitica Briantea84. È stata un’esperienza straordinaria anche per le famiglie. Ne sono scaturite testimonianze e interviste da brivido. Questi sportivi ci hanno ricordato ciò che conta davvero. Non quanto hai, ma che persona sei, che persona sei diventata attraverso il tuo dolore, il tuo talento, il tuo impegno fino al successo.

La quarantena si è snodata lungo la Quaresima, la Pasqua, fino a oggi. Oltre alla preghiera di ogni mattina in classe, non sono mancati video e scritti per accompagnare genitori, alunni, docenti. Siamo entrati così nel mese di maggio. È straordinario recitare il «Rosario delle 5 dita» guidati da una mamma con suo figlio, da un’insegnante, da uno studente.

Ma chi a scuola non attende il sospirato intervallo? Le scuole superiori lo hanno animato. È nato il progetto «Intervallo». Si invitano ospiti per due chiacchiere tra una lezione e l’altra. Ne ho seguito uno sulla Casa reale inglese, uno su come gli antichi consigliavano di gestire la frenesia e l’ansia. A proposito, credo che anche qualche genitore in smart working abbia approfittato di questi spazi per alleggerire il ritmo, sempre imparando qualcosa.

Questa clausura forzata ha messo alla prova tutti. Come discernere in tempi bui di paura e di angoscia segni di speranza, di gioia e di vita? Essere adulti generatori di vita? «Nella tradizione cristiana – ci ha scritto in una sua lettera il rettore don Alberto Torriani – c’è un animale che simboleggia questo atteggiamento ed è il gufo. Ha occhi grandi, capaci di vedere nella notte, di scorgere segni e di svegliare aurore».

 

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