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«Con gli slogan non potremo costruire la Milano del futuro»

"La città rinnovata dal dialogo" è il titolo del Discorso del cardinale Tettamanzi per la vigilia di Sant'Ambrogio, pronunciato nella Basilica, venerdì 5 dicembre, davanti alle autorità civili, istituzionali, militari e del mondo del lavoro e imprenditoriale. Ecco alcuni temi affrontati dall'Arcivescovo

9 Dicembre 2008

09/12/2008

L’uomo sapiente e giusto è l’uomo del dialogo. «Il dialogo è una vera e propria emergenza del nostro tempo, a Milano e non solo. Il dialogo non è uno tra i tanti atteggiamenti che l’uomo può assumere e vivere, ma è un tratto fondamentale, costitutivo, oso dire ontologico, della sua umanità».

La città chiamata all’incontro delle genti e delle culture. «Intraprendiamo insieme, con determinazione, il cammino del dialogo. Lo ritengo urgente: la nostra città ne ha un bisogno profondo. Solo in un clima di dialogo autentico e vero, non con gli slogan, potremo rinnovare la città e iniziare così la costruzione della Milano del futuro».

Le voci già in dialogo. «Penso, ad esempio, al dialogo con le persone più bisognose di relazione, anzitutto gli anziani e a tutte le iniziative in atto per loro da parte della Caritas, della Casa della Carità, del volontariato. Lo stesso si può dire degli immigrati. Un dialogo forse ancora troppo flebile, da incoraggiare. Il dialogo sincero, la vicinanza paziente favoriranno l’inserimento degli immigrati nel tessuto delle città, contrastando così il rischio che cadano vittima dell’illegalità. Anche con i fedeli dell’Islam è possibile dialogare. Cominciamo a discuterne con i credenti dell’Islam. È necessario che almeno uno inizi, cerchi l’incontro, stabilisca una relazione. Ci vogliono pazienza, fiducia, onestà intellettuale, rispetto della libertà dell’altro, capacità di ascolto. E lasciare che il tempo faccia crescere quanto di buono è stato seminato».

I luoghi per il dialogo e l’incontro. «Perfino con se stessi occorre tornare al dialogo. È uno sforzo che richiede profondità e silenzio, tempo e libertà. Per realizzare questa interiorità autentica sono necessari tempo e spazi adeguati. Abbiamo bisogno di luoghi di preghiera in tutti i quartieri della città. Ne hanno un bisogno ancora più urgente le religioni diverse da quella cristiana, in particolare l’Islam. Servono iniziative culturali che favoriscano la riflessione, non di provocazioni che suscitano scalpore».

Politica. «Una parola vorrei dirla sulla frattura che si è aperta tra i cittadini e la politica. Sembra che i cittadini non comprendano più i politici e le istituzioni che dovrebbero rappresentarli; e che i politici non comprendano più i cittadini. La politica merita attenzione e fiducia. Ma richiede partecipazione».

Expo 2015, occasione di dialogo e di incontro. «Un esercizio di dialogo è l’Expo 2015. È momento favorevole per ripensare e realizzare il futuro di Milano e del territorio. Tutte le espressioni della città ne siano parte: la cultura e l’arte, la ricerca, l’imprenditoria, il mondo del lavoro, i servizi alla salute, l’associazionismo e il volontariato, la scuola, la Chiesa. Sì, anche la Chiesa ambrosiana. E tutte le Chiese e le religioni presenti a Milano».