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Arese, i salesiani per i giovani

I religiosi hanno la responsabilità di tutte e tre le parrocchie della città e hanno dato vita all'unica esperienza di comunità pastorale per ora presente nel decanato di Bollate

14 Ottobre 2008

14/10/2008

Arese vuol dire salesiani. I discepoli di san Giovanni Bosco sono da più di 50 anni presenti in città e alla loro cura pastorale sono affidate le tre parrocchie: Santi Pietro e Paolo, Maria aiuto dei cristiani e San Bernardino, nella frazione Valera. Non è un caso che proprio loro stiano sperimentando l’unica esperienza di comunità pastorale in atto nel decanato di Bollate.

«La vita di comunità tipica di noi religiosi – dice il parroco don Mario Moriggi – ha reso tutto più facile. I 6 sacerdoti che seguono le tre parrocchie sono abituati a lavorare insieme e i fedeli hanno da subito compreso il significato della comunità pastorale. Abbiamo attuato una divisione dei compiti per settori: c’è chi segue i giovani, chi gli ammalati, chi la Caritas. Oggi, a più di tre anni dall’inizio, anche i laici si sono abituati a questa impostazione superando la logica di una rigida divisione tra parrocchie».

La presenza dei salesiani ad Arese si qualifica anche per il lavoro del Centro “San Domenico Savio”, fondato da don Francesco Beniamino Della Torre come casa di rieducazione nel lontano 1955 e oggi diretto da don Vittorio Chiari. Fu l’allora arcivescovo Giovanni Battista Montini a chiedere ai religiosi di occuparsi dei giovani in difficoltà seguendo l’esempio di Don Bosco. Prima di allora il Centro era un distaccamento del riformatorio “Cesare Beccaria” di Milano: un vasta struttura posta nel cuore di Arese su un’area di 94 mila metri quadri, di cui 60 mila destinati a verde e impianti sportivi. Con la nuova gestione, il Beccaria cambiò nome, amministrazione, obiettivi e metodo educativo. Le celle e le sbarre vennero eliminate, così come vennero abolite le divise.

In pochi anni, i salesiani trasformarono i vecchi edifici in un complesso armonico e accogliente con sale di lettura, palestre, campi da gioco; attrezzarono inoltre i laboratori sulla base delle richieste più moderne del mondo del lavoro. Prima nacque la scuola elementare, poi quella media e infine la formazione professionale, come risposta ai bisogni di un nuovo inserimento dei giovani nella società. Alla fine degli anni ’70, il Cfp viene aperto anche agli allievi esterni che con il passare del tempo aumentano sempre di più fino ad arrivare ai circa 300 di oggi.

Nel 1999, in risposta alle nuove leggi sull’obbligo scolastico e formativo, nasce l’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato “Attilio Giordani” e, nel 2002, il Cfp partecipa alla sperimentazione regionale per i corsi triennali di formazione professionale. Attualmente il Centro ospita 7 comunità alloggio per minori in difficoltà, il Centro di formazione professionale, l’Istituto paritario e un Centro psicopedagico di orientamento (Cospes).

Tra tutte le realtà presenti, una delle più conosciute è sicuramente quella dei “Barabba’ s Clowns”, un’associazione che nasce da un lavoro di ricerca teatrale iniziato nel 1978. Attraverso la figura del clown, i giovani accolti nella comunità sono guidati a scoprire quanto di più bello hanno in loro da donare agli altri: il sorriso. (s.cl.)