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Sanità

In Lombardia a rischio gli hospice per le cure palliative

I sostegni regionali dedicati alle tariffe giornaliere non sarebbero sufficienti a mantenere insieme il sistema secondo Luca Moroni, coordinatore regionale della Federazione Cure Palliative

11 Gennaio 2024

L’aumento dei sostegni regionali agli hospice dedicati alle cure palliative non sarebbe sufficiente a mantenere insieme il sistema. A segnalare il rischio di una possibile chiusura delle strutture è Luca Moroni, coordinatore regionale della Federazione Cure Palliative e della Commissione Cure Palliative di Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale).

Per salvaguardare l’attuale sistema, dal 2010 a oggi Regione Lombardia ha incrementato la tariffa giornaliera del 6,2%, pari a circa 16 euro. L’incremento però non ha soddisfatto le associazioni, che sottolineano un problema di sostenibilità nel breve-medio termine.  

Oggi la tariffa definita in Lombardia è di 280,6 euro al giorno. Citando uno studio del Ministero della Salute, Moroni segnala però come già nel 2010 lo stato registrasse in 297 euro il costo medio di una giornata di degenza. Cifra che sale a 328 euro analizzando invece uno studio affidato alla Federazione di Cure Palliative. «Attualizzando tali valutazioni ai costi odierni – spiega Moroni – emerge che il costo medio effettivo della giornata di degenza in hospice è nettamente superiore alla tariffa riconosciuta dalle delibere regionali. Chi si fa carico oggi della differenza tra il costo e la tariffa regionale sono i cittadini che sostengono sia le realtà del Terzo Settore che gli hospice negli ospedali pubblici con le loro cospicue donazioni liberali. Con questo scenario non è più possibile assicurare sostenibilità, stabilità e la necessaria crescita del settore».

A quasi 14 anni dalla pubblicazione della legge che sancisce in Italia il diritto alle cure palliative, in Lombardia sono disponibili 820 posti letto distribuiti in 75 hospice, cui si aggiungono 112 unità di cure domiciliari. L’assistenza in hospice è gratuita: pazienti e famigliari non sono tenuti a pagare una retta poiché l’intero onere ricade sul Fondo Sanitario Nazionale e sulla generosità dei donatori.

Nonostante la crescita di questo genere di strutture negli anni, oggi le cure sono accessibili quasi esclusivamente ai malati di tumore, che ne usufruiscono spesso troppo tardi. «Assicurare le cure palliative per i malati alla fine della vita e per i pazienti cronici complessi – afferma Moroni -, ancora di più in uno scenario in cui il fabbisogno aumenta in seguito all’invecchiamento progressivo della popolazione, costituisce un dovere etico e un traguardo di civiltà che il nostro Paese sta faticosamente raggiungendo, seppure in modo disomogeneo. Gli importanti risultati ottenuti in alcune regioni rischiano però di essere vanificati da una politica di riduzione della spesa poco lungimirante. Mentre sarebbe necessario spingere e incoraggiare gli hospice e gli enti erogatori a promuovere la formazione e le consulenze in ospedale e nelle strutture per anziani, rischiamo invece che chiudano per l’impossibilità di fare fronte ai costi. Questa possibilità è concreta se non viene compresa dalle istituzioni e un passo indietro del genere, in questo settore, in questa fase storica, sarebbe difficilmente comprensibile e ancora meno accettabile».

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