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Povertà

Opera San Francesco, crescono gli utenti delle mense

Rispetto ai primi tre mesi del 2022, in via Kramer e in piazzale Velázquez sono aumentate del 40% le persone, italiane e straniere, in fila ogni giorno per un pasto

di Lorenzo Garbarino

3 Aprile 2023

Il tasso d’inflazione è calato, ma servirà ancora tempo prima che se ne osservino gli effetti tra le fasce meno abbienti. Il rincaro dei prezzi di questi mesi, dovuti principalmente al conflitto in Ucraina e all’impennata dei costi dell’energia, ha colpito soprattutto chi ha difficoltà a pagare casa e cibo.

L’inflazione è considerata infatti come una tassa dei poveri, dato che le persone meno abbienti consumano una quota maggiore del proprio reddito per acquistare beni di prima necessità, come nel caso di alimentari, energia o trasporti, che sono soggetti ai rincari maggiori.

Più in generale, una crescita improvvisa del costo della vita rischia di rendere impossibili le spese irrinunciabili, costringendo le persone meno abbienti a intaccare i propri risparmi, sempre che ve ne siano.

Una delle conseguenze più visibili è stato l’aumento delle persone che si rivolgono alle mense. Nei primi tre mesi del 2023 Opera San Francesco ha registrato un aumento degli utenti alle mense di via Kramer e piazza Velázquez del 40% rispetto al 2022.

Anche tra i volontari la percezione è di un fenomeno in crescita. Antonella Spina ha cominciato a prestare servizio nel 2020 e oggi è una dei referenti dell’Opera San Francesco: «Passo soprattutto in via Kramer e ho cominciato a notare un aumento intorno a Natale». I numeri degli utenti della mensa non sono sempre uguali. Le ragioni di queste differenze sono molteplici: in questo periodo di Ramadan è più facile che le persone di fede musulmana si presentino in coda alla sera. Anche l’età è una variabile da tenere in conto, secondo Spina: «I numeri a pranzo sono molto più alti, perché le persone anziane si spostano di più durante il giorno. Parliamo di almeno 1300 pasti contro il migliaio della sera. Ci sono stati momenti nei quali ci siamo dovuti ingegnare, soprattutto quando fa freddo, per non farli rimanere troppo tempo in coda».

Anche bambini

OSF opera san francesco Milano. Volontario per un giorno, Enrico Bertolino, attore comico

Quando riesce, Spina raccoglie le testimonianze degli utenti. Sente le storie di molte persone che per sostenere le spese dell’affitto vengono a mangiare all’Opera. Per molte famiglie è un modo per arrivare a fine mese. «Spesso uno pensa che gli utenti siano soprattutto senza dimora – confida Spina – . Oggi invece arriva chiunque, anche tanti bambini. Tra di loro mi ha colpito Riccardo, che ha compiuto da poco un anno: lo vedo sempre triste. Per questo ho proposto di organizzare anche una raccolta di giocattoli».

I giovani sono tantissimi e di varie nazionalità. «Molti giovani vengono dal Nord Africa, ma numerosi sono anche gli italiani – racconta Spina – . Per i tanti sudamericani abbiamo una suora che sa parlare spagnolo». Le nazionalità riflettono le crisi geopolitiche del momento. La comunità peruviana – già da tempo una delle più importanti per affluenza a Milano – sta affrontando a distanza un gravissimo momento di fragilità istituzionale del proprio Paese, dopo l’impeachment dell’ex presidente Pedro Castillo. Discorso analogo per la Tunisia, che negli ultimi mesi è diventata il principale polo di partenze dal Mediterraneo verso l’Italia.

Tra i profili degli utenti c’è chi passa a consumare un pasto dopo una giornata di lavoro occasionale. Molti non hanno i documenti, per loro accedere anche ai servizi più essenziali diventa un problema. Spina segnala meno casi di persone che abusano di alcol: «L’ho notato già da tempo. È come se ci fosse più spazio a quella normalità di persone che arriva da noi e in maniera molto dignitosa mangiano, consumano il pasto e vanno a casa».

Difficoltà che, come racconta Spina, affronta anche chi è italiano: «Sento spesso di italiani che convivono in stanze con altre persone, oppure di una mamma che ha un ragazzo disabile e vive con lui in una cantina. A volte ci chiedono anche dove andare a dormire. Un mese fa ho conosciuto un signore di 73 anni che, dopo essere stato sfrattato dall’appartamento dell’Aler, la notte dormiva sui bus. Oggi non so dove sia andato a finire…».