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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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5-7 giugno

Aids, Milano capitale della prevenzione

Anticipare e affrontare la malattia dal punto di vista scientifico e sociale è l’obiettivo dell’11° Congresso Icar, che si svolge in città ed è aperto dall’Arcivescovo, «persona molto acuta e sensibile, l’abbiamo invitato per porre il paziente al centro dei progetti di ricerca e di cura», spiega la professoressa Antonella Castagna, tra i presidenti dell’assise

di Stefania Cecchetti

2 Giugno 2019
Antonella Castagna

Mercoledì 5 giugno, alle 18, l’Arcivescovo interverrà alla sessione di apertura di Icar (Italian conference on Aids and antiviral research), il Congresso che si tiene ogni anno in Italia su infezione da Hiv, Aids e patologie antivirali. Antonella Castagna, docente di malattie infettive dell’Università Vita Salute San Raffaele, uno dei quattro presidenti di Icar 2019, spiega: «Si tratta del più importante congresso a livello nazionale sul tema. Basti pensare che quest’anno abbiamo ricevuto oltre 300 abstracts, da ricercatori soprattutto italiani, ai quali cerchiamo sempre di dare ampio spazio, anche se naturalmente non mancano ospiti internazionali di grande spessore scientifico».

Icar 2019 discute anche di altre patologie (prime fra tutte le epatiti e le malattie sessualmente trasmesse) e di tematiche nuove, ma il focus storico del convegno – che per la sua undicesima edizione torna nella sua prima sede, Milano – rimane l’infezione da Hiv e l’Aids. Della malattia viene affrontato naturalmente l’aspetto scientifico, ma al convegno non si parlerà solo di ricerca: «Icar 2019 cerca fortemente il collegamento con il territorio e la società civile. Di grande successo la partecipazione delle scuole medie superiori: ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni ci hanno mandato più di 150 contributi, foto e video, per sensibilizzare tutta la popolazione sul tema della prevenzione. Inoltre, nelle giornate del Congresso (5-7 giugno), in diversi punti della città sarà possibile effettuare il test rapido per la diagnosi di Hiv ed epatite C».

Il desiderio di coinvolgere tutte le componenti della società, inclusa la Chiesa, spiega la presenza dell’Arcivescovo: «Abbiamo voluto invitare monsignor Delpini, che sappiamo essere persona molto acuta e sensibile, per porre il paziente al centro della progettualità di ricerca e di cura. Non per niente uno degli slogan di quest’anno è “La centralità della persona tra cura e cultura”», spiega Castagna.

Quali i temi principali che affronterà il Congresso? «Obiettivo centrale sarà la discussione sulla prevenzione, con lo scopo di ridurre il numero delle nuove infezioni da Hiv – risponde Castagna -. Proprio Milano è la capitale delle nuove infezioni: dei 3500 nuovi infettati all’anno in Italia, oltre 400 vivono nella nostra città e molti sono giovani, per questo è importante parlare soprattutto a loro. E qui veniamo all’arma decisiva per realizzare il nostro obiettivo: un’informazione corretta alla popolazione sulle modalità di acquisizione dell’infezione e sull’importanza di fare il test per una diagnosi il più precoce possibile».

Un altro tema centrale del Congresso sarà il dibattito sulla terapia antiretrovirale, sui nuovi farmaci in arrivo e sulle nuove strategie: «L’Italia è molto coinvolta nella sperimentazione sui nuovi farmaci – sottolinea Castagna -. Così come è impegnata nella ricerca di base, con progetti rivolti a esplorare le possibilità di curare definitivamente la malattia».

Ampio spazio sarà dato all’aspetto sociale del problema Aids: «Daremo voce ai bisogni delle associazioni dei pazienti – continua Castagna -. Il loro ruolo nella lotta all’Aids è decisivo, così come è cruciale promuovere ancora l’alleanza tra i ricercatori, i medici e gli infermieri e i pazienti di cui ascolteremo la testimonianza. Troppi malati subiscono ancora oggi discriminazioni, frutto della disinformazione e dello stigma associato a questa patologia. Ribadiremo con forza che chi assume bene la terapia non trasmette il virus. Se l’epidemia in Italia non accenna a diminuire, una della maggiori responsabilità è nella scarsa attenzione alla diagnosi. Le persone non fanno il test, non sanno di aver contratto l’infezione e la trasmettono ad altri».

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