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Tettamanzi e Martini

Due libri per formare la fede dei giovani

"La bellezza della fede" e "Liberi di credere": due testi che parlano ai ragazzi e li stimolano nella Fede

Vittorio CHIARI Redazione Diocesi

24 Febbraio 2009

Quando entro in una libreria, non esco mai senza avere acquistato almeno un libro. Pochi giorni fa, ne ho presi due: “La bellezza della fede” del cardinale Dionigi e “Liberi di credere” del cardinal Martini, un’occasione stupenda per riflettere sul tema della fede e i giovani, nell’esperienza di due Pastori, che alla Diocesi hanno dato la loro “saggezza” nel leggere gli avvenimenti della vita: la bellezza della fede, dell’incontro con il Cristo, nella Chiesa; la libertà dell’atto di fede tanto più grande quanto più nasce nella libertà. Quando entro in una libreria, non esco mai senza avere acquistato almeno un libro. Pochi giorni fa, ne ho presi due: “La bellezza della fede” del cardinale Dionigi e “Liberi di credere” del cardinal Martini, un’occasione stupenda per riflettere sul tema della fede e i giovani, nell’esperienza di due Pastori, che alla Diocesi hanno dato la loro “saggezza” nel leggere gli avvenimenti della vita: la bellezza della fede, dell’incontro con il Cristo, nella Chiesa; la libertà dell’atto di fede tanto più grande quanto più nasce nella libertà. La centralità dei giovani nella visione dei vescovi Due libri che rivelano la centralità della persona del giovane nella visione pastorale dei Vescovi: il cardinale Dionigi, nato nella Diocesi ambrosiana, che ha posto la sua fiducia nell’oratorio come spazio privilegiato per promuovere la fede e l’educazione del giovane; il Cardinal Martini, cresciuto in Piemonte nella terra dei santi educatori Don Bosco e Don Orione e nella città di Roma, che ha innamorato della Parola di Dio migliaia di giovani, accorsi a lui come maestro di vita. Due libri da leggere per individuare itinerari educativi, dove i giovani abbiano a sentirsi a loro agio nel cammino di Fede, riconoscendo Gesù Cristo nella nudità e nella purezza della Rivelazione. Dai al mondo il meglio di te Ci sono luoghi, scriveva Madeleine Delbrel, in cui soffia lo Spirito ma ci sono anche persone che lo Spirito ha preso e messi “in vista”, non da parte, per aiutarci ad essere cristiani nel mondo dove siamo invitati a dare il meglio di noi stessi. E’ una battuta di Madre Teresa, che piacerebbe ai nostri due Vescovi: “Dai al mondo il meglio di te. Forse sarai preso a pedate. Non importa. Dai al mondo il meglio di te”. Essere presi a pedate fa parte del cammino della Chiesa. In questi giorni anche nostri due Vescovi sono stati presi “a pedate” da giornalisti che non hanno accettato le loro provocazioni, soprattutto quando le loro parole e i loro gesti hanno reso visibile e trasparente il volto della Chiesa, che non fa discriminazioni, che è dalla parte dei deboli, degli ultimi, degli immigrati e dei clochard, dei rom e dei sinti, di chi fatica a vivere, di chi è rinchiuso in carcere. Sono due “colossi della fede”, che le chiacchiere degli uomini non hanno scalfito. Vivendo alla luce di Dio, impastati della sua Parola, sanno andare oltre e mostrano alla società degli uomini lo splendore della Carità. Esistono ancora le sentinelle del mattino? Leggeranno i giovani i loro libri come un tempo affollavano il Duomo per partecipare alla “lectio divina”? Esistono ancora “le sentinelle del mattino”, invocate da Giovanni Paolo II, incontrate alla Giornata Mondiale della Gioventù o nel Sinodo da cardinal Martini, nelle grandi assisi oratoriane dal Cardinal Dionigi? Se rispondessimo di no, sarebbe un segnale di morte delle nostre chiese locali. Rispondere, con un buon grado di ottimismo, affermativamente di sì, potrebbe peccare di ingenuità ma questi giovani ci sono, vivono e operano là dove un Testimone li attira: nell’oratorio, nella Caritas, nelle associazioni e movimenti, in missione. Anche se agli occhi della gente non appare, sta crescendo il numero di questi giovani che incominciano a “vomitare” il consumismo, non sono solo sentinelle del mattino ma “profeti” di un mondo nuovo. Che non siano così gli stessi giovani dei centri sociali, che occupano luoghi dove si raccolgono i disperati e i rifiuti della società, ma che con le loro manifestazioni, spesso violenti e brutali, hanno qualcosa da rivelarci? La loro cultura spaventa i ben pensanti ma, se si guarda dietro la facciata “sporca”, guasta, denuncia tante ipocrisie della società del progresso, che non sempre salva le persone. La gente della mala E’ interessante notare come i nostri due Pastori più volte siano andati in carcere, frequentando gente della “mala”, non solo per confortare e consolare ma anche per “imparare” dai giovani, che là dentro erano rinchiusi. Il primo passo forse per rendere credibile la Chiesa agli occhi dei lontani è uscire dal Tempio e “fare qualcosa di concreto per chi muore di fame, i senzatetto, i terzomondiali in cerca di pane, casa e lavoro, i portatori di handicap, i carcerati, gli ammalati di Aids” (Card. Martini), senza togliere nulla alla testimonianza di fede richiesta nel quotidiano della vita della Chiesa, in parrocchia e in oratorio, nel territorio, nel mondo della scuola e del lavoro.