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Lettera

L’informazione amputata

I direttori di centinaia di giornali che rischiano la chiusura scrivono a Giorgio Napolitano. E il Presidente della Repubblica risponde

31 Ottobre 2011

I direttori dei settimanali Fisc sottoscrivono la lettera inviata con centinaia di loro colleghi al Capo dello Stato a riguardo del taglio del Fondo per l’editoria deciso dal Governo. Una misura che, se non rivista, comporterà la chiusura di molte testate di grande valore culturale e la perdita di migliaia di posti di lavoro. I firmatari chiedono un incontro con il presidente Napolitano. Pubblichiamo il testo integrale della lettera.

Signor Presidente,
ci rivolgiamo a Lei, nella Sua qualità di più autorevole rappresentante e custode della democrazia costituzionale per significarLe il rischio imminente di chiusura che coinvolge un centinaio di giornali politici, cooperativi, non profit e di idee e la conseguente perdita del lavoro per svariate migliaia di giornalisti e poligrafici.
Questo gravissimo evento sarà la conseguenza inesorabile del taglio del Fondo per l’editoria deciso dal Governo, se non interverranno immediate misure atte a ripristinarlo, sia pure nell’entità – peraltro assai modesta e nel tempo già considerevolmente ridotta – stabilita per gli anni precedenti. Chi Le scrive è perfettamente consapevole dei problemi di bilancio dello Stato e della necessità di ridurre la spesa pubblica, eliminando ogni fonte di spreco. Anche nel mondo dell’editoria, dove è indispensabile un’opera di bonifica per distinguere, sulla base di rigorosi criteri, i giornali «veri» dalle testate inventate a bella posta per lucrare sulle erogazioni pubbliche. Abbiamo da anni indicato soluzioni di maggior rigore e trasparenza, idonee ad evitare lo sperpero di denaro pubblico. Il recente Regolamento solo in parte le ha recepite, pertanto mentre chiediamo l’adeguamento del Fondo torniamo a proporre ulteriori criteri per consentire da un lato risparmi o e dall’altro una più rigorosa selezione nell’accesso alle risorse.
Senza questo intervento, il taglio “lineare” prodotto sortirà il risultato di buttare il bambino con l’acqua sporca.
Siamo certi, Signor Presidente, che comprenderà quale vulnerazione democratica si determinerebbe se il pluralismo dell’informazione subisse un’amputazione delle proporzioni annunciate.
In edicola rimarrebbero i giornali che hanno alle spalle editori potenti, che drenano pressoché tutta la pubblicità, compresa quella degli inserzionisti istituzionali. Il perimetro dell’informazione si comprimerebbe drasticamente, rimanendo appannaggio di pochi gruppi privilegiati.
Il tempo a disposizione per evitare il tracollo è talmente breve che già domani sarebbe troppo tardi. Per questo, Signor Presidente, noi che rappresentiamo testate del più diverso orientamento culturale e politico, Le chiediamo un intervento utile a scongiurare un epilogo disastroso.
Nella nostra qualità di direttori dei giornali sottoscrittori della presente, Le chiediamo anche di volerci incontrare, in modo da rendere vieppiù chiari i termini delle nostre valutazioni e delle nostre proposte. Con stima.

La risposta del Colle

Il presidente Napolitano ha immediatamente risposto alla lettera dei direttori (il testo integrale appare anche su www.quirinale.it). «Cari amici, ho letto con attenzione la vostra lettera e mi rendo ben conto dell'importanza degli argomenti che mi avete illustrato in polemica con l'annunciato taglio “lineare” al Fondo per l'editoria. Condivido la preoccupazione per i rischi che ne potrebbero derivare di mortificazione del pluralismo dell'informazione. E non mancherò di manifestare questo mio punto di vista al governo». Continua il Capo del Stato: «Ho, nello stesso tempo, trovato  altamente apprezzabile, nella vostra lettera, la sensibilità per l’urgenza di “un’opera di bonifica” in questo settore e la disponibilità “a proporre ulteriori criteri per consentire da un lato risparmi e dall’altro una più rigorosa selezione nell'accesso alle risorse”. Credo che quanto più darete seguito concreto a questi vostri intendimenti, tanto più ne guadagnerà in efficacia la sollecitazione, che faccio mia, per una riconsiderazione delle decisioni del governo».