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Milano

«L’elogio dei forti, della compassione, della squadra si riassume nell’elogio dei pompieri»

L’Arcivescovo ha presieduto, nella chiesa di Santa Maria Incoronata, la Celebrazione eucaristica nella festa di Santa Barbara patrona dei Vigili del Fuoco

di Annamaria BRACCINI

4 Dicembre 2021

La gratitudine e la riconoscenza, che diventano palpabili nell’applauso spontaneo di tanti cittadini, anche semplicemente di passaggio, al momento in cui, sulle note dell’Inno d’Italia, 2 Vigili del Fuoco si calano da 20 metri di altezza, dispiegando un grande tricolore.
È questa l’atmosfera – bella e suggestiva – che si respira sul sagrato della parrocchia di Santa Maria Incoronata (oggi parte della Comunità pastorale “San Paolo VI”), situata sull’asse di corso Garibaldi, tra i quartieri di Brera e di piazza Gae Aulenti. La Milano di una delle sue più belle chiese quattrocentesche e quella dello sky line ormai famoso nel mondo, unite nel nome di Santa Barbara patrona dei Vigili del Fuoco. Che, in gran numero e con molte autorità – tra cui il prefetto, Renato Saccone, l’assessore Marco Granelli con la fascia del Primo cittadino, in rappresentanza del sindaco Beppe Sala, i vertici locali dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria – partecipano alla Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Mario e concelebrata da don Giampiero Alberti. Un momento nel quale ricordare, con solennità, l’importanza dell’impegno dei Vigili del Fuoco, esempio di virtù «al servizio di chi è in difficoltà» e della forza buona «che nasce dalla compassione».

L’omelia

«Facciamo, dunque, l’elogio dei forti se usano la forza per contrastare la violenza, per affrontare le minacce alla vita della gente e alle cose della città, dice infatti, l’Arcivescovo nella sua omelia.
«La carità e la bontà non sono pratiche per uomini e donne deboli, remissivi, inclini alla rassegnazione, che si spaventano e che scappano di fronte ai rischi, alla violenza del fuoco, dell’acqua e degli uomini. La sollecitudine per le persone e i beni della città richiede forza, come il contrasto alla prepotenza degli uomini».
Insomma, quei «forti» che hanno nel pericolo il loro pane quotidiano (come recita la preghiera del Vigile del Fuoco), «quelli che si fanno avanti, appunto, quando vite umane sono in pericolo, quando la violenza della natura o la stupidità degli uomini provoca disastri», con una forza che viene dalla compassione, intesa nella sua etimologia greca del “sentire insieme”.
«Facciamo l’elogio di coloro che provano compassione quando vedono un uomo, una donna messi alla prova dalla vita». Compassione che è contrasto all’indifferenza.
«Uomini e donne, malati di paura, si ammalano di indifferenza e rendono triste la città, pensano che la solitudine sia una sicurezza, si illudono che ci si possa salvare da soli. Invece, la compassione è un sentimento che rivela che gli uomini e le donne sono immagine di Dio e hanno gli stessi sentimenti di Gesù, anche se non lo conoscono o lo hanno dimenticato».
Una compassione, questa, caratterizzata dalla velocità – come non pensare ai mezzi dei pompieri e alle loro sirene che sfrecciano per la città? – e «dall’arte di stabilire relazioni», non solo facendo le cose con «competenza e abilità», ma «avendo a cuore le persone», perché «il soccorso non è solo una tecnica, ma una mano amica e un abbraccio rassicurante»..
E, infine, il terzo elogio, quello della squadra, «dello spirito di corpo, del senso di appartenenza, perché il lavoro comune trovi sicurezza e supporto nel coinvolgimento di tutti».
Infatti, «non si cercano eroi solitari e non sono di grande utilità i protagonisti che si mettono al centro della scena e si compiacciono di essere celebrati».
«Nel momento del pericolo l’essere squadra sia incoraggiamento, nel momento della decisione sia una forza compatta, nel momento del sollievo e della missione compiuta l’essere squadra sia motivo di fierezza».

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Gli encomi

Una fierezza condivisa cui dà voce il dirigente provinciale vicario dei VF, Felice Iracà, prima della benedizione finale e della consegna della lettera “Tra la gente, per la gente”, dedicata dal vescovo Mario agli uomini e alle donne delle Forze Armate, dell’Ordine e della Polizia, È lui che sottolinea, ricordando anche i caduti in servizio: «la bandiera tricolore che abbiamo srotolato è il segno della nostra appartenenza allo Stato».
«Anche noi Vigili del fuoco abbiamo fatto la nostra parte durante la pandemia, non fermandoci mai. In questo anno – osserva – complessivamente abbiamo operato 35.400 interventi di soccorso sul territorio della provincia di Milano, circa 100 al giorno con 1200 uomini attivi in 17 sedi».
Poi, i riconoscimenti consegnati, tra gli appalusi, dal prefetto Saccone ai benemeriti. Due Vigili del Fuoco che, non in servizio, si sono immediatamente prodigati, dopo un’esplosione causata da una fuga di gas in uno stabile di piazzale Libia, soccorrendo, l’una, un uomo gravemente ustionato e evacuando il palazzo, il secondo. E, ancora, l’intera squadra di primo intervento di via Darwin, giunta alla “Torre dei Mori”, in via Antonini, andata a fuoco il 29 agosto scorso. Un intervento definito «un unicum nel panorama a livello italiano», che portò i pompieri, con gravissimo rischio personale, ad accertarsi che nessuno fosse rimasto intrappolato negli appartamenti.
E, alla fine, tutti ancora sul sagrato dove una splendida “Isotta Fraschini” di primo Novecento targata VF 433, fa bella mostra di sé e scatena l’entusiasmo e i selfies (non solo dei bambini).