Oggi una delle emergenze della Repubblica, se non “la” emergenza, è quella del lavoro, della sua mancanza, del precariato, dei salari, delle disuguaglianze, dei giovani che non trovano impiego e della correlativa mancanza di politiche sociali volte a risolvere quella che un tempo veniva chiamata «la questione sociale». Lunedì 1 maggio, presso il Santuario arcivescovile di San Giuseppe a Milano (largo Victor de Sabata), con la celebrazione della Messa presieduta alle 12 da monsignor Silvano Macchi (già Rettore del Santuario), si pregherà per tutti coloro che lavorano, per coloro che non hanno un lavoro e soprattutto per coloro che hanno perso la vita sul lavoro.
Forse pochi sanno che intorno al XV secolo il culto a San Giuseppe nasce, per così dire, a Milano, grazie alla devozione popolare, nutrita dalla predicazione dei francescani. A essa si aggiunse nel 1459 quella di una classe particolare di operai: i falegnami o carpentieri, i quali decisero di unirsi in una corporazione eleggendo San Giuseppe come loro protettore celeste. E di costruire una cappella a lui dedicata in Duomo con un altare costruito dagli stessi falegnami.
Si può dire che queste furono le radici che diedero poi, alla città di Milano e alla diocesi ambrosiana, nel XVI secolo, un santuario ufficiale dedicato all’onore e alla gloria di san Giuseppe. Fu così costituito nel 1503 il «Luogo pio San Giuseppe», poi diventato Santuario grazie all’interessamento di San Carlo Borromeo, nella seconda metà del Cinquecento. Dunque grazie anche alla fede degli operai del tempo.
Appare del tutto opportuno dedicare allora, in occasione del 1° maggio, una festa alla memoria di San Giuseppe lavoratore, proprio nel Santuario a Lui dedicato, e invitarvi i lavoratori di Milano e della Diocesi.