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Il cardinale Tagle a Milano

«Una Chiesa che vuole essere
coscienza nella società»

Nell’incontro serale col laicato ambrosiano in Duomo l'Arcivescovo di Manila ha descritto lo stile della testimonianza cristiana attuato nella sua diocesi, affrontando la sfida dell’evangelizzazione con ogni mezzo. In allegato il video integrale dell'intervento rivolto ai sacerdoti in mattinata

di Annamaria BRACCINI

27 Febbraio 2014
Il cardinale Luis Antonio Tagle

Certo non è da tutti, nemmeno per un Cardinale tra i più noti a livello mondiale, essere riconosciuto in un aeroporto, a migliaia di chilometri di distanza dal proprio Paese, perché si conduce ogni domenica un programma televisivo di carattere religioso visibile anche su YouTube e Facebook. Ma il cardinale Luis Antonio Tagle, che racconta con semplicità e un poco divertito l’episodio – avvenuto a Dubai, mentre stava rientrando nella sua diocesi a Manila – non ha dubbi: l’evangelizzazione, nuova o antica che sia, passa attraverso lo spazio umano nel quale si riesce a fare spazio al Signore, con tutti i mezzi a disposizione.

A Milano su esplicito invito del cardinale Scola nel contesto della proposta pastorale “Il campo è il mondo” – «speriamo che aprendosi a queste testimonianze anche Milano sappia allargare i suoi orizzonti», nota l’Arcivescovo – il giovane e carismatico cardinale Tagle in serata incontra il laicato ambrosiano.

Una Diocesi giovane ed entusiasta, ma segnata dal martirio

In Duomo, dove è difficile trovare posto per i moltissimi giunti ad ascoltarlo, il dialogo-racconto diventa amichevole e quasi familiare. Sicuramente non è una “lezione”, ma un modo di confrontarsi e conoscersi reciprocamente, parlando appunto di evangelizzazione e di sfide metropolitane. Gerolamo Fazzini, giornalista di Credere, grande conoscitore del mondo asiatico, conduce la serata, richiamando le contraddizioni di una Chiesa, quella filippina, relativamente giovane, «entusiasta ed efficace», ma segnata da secoli dalla scia di sangue del martirio: un nome per tutti, padre Fausto Tintorio missionario di origine lecchese, trucidato nell’ottobre 2011.

Da un ringraziamento affettuoso alla nostra Diocesi – «il vostro amore ci tocca molto» – prende avvio la riflessione del Cardinale ospite, che ripercorre, in cinque punti e con molti esempi concreti, gli ambiti di un’evangelizzazione capace di affrontare i drammi e le sfide odierne in una megalopoli come Manila: «Abbiamo sempre meno spazio geografico e fisico nelle nostre città, ma occorre trovare spazio per raccontare Gesù e lo possiamo fare nello spazio umano, in quelli – e sono tanti -, che occupano soprattutto i poveri. Questo è il luogo privilegiato per l’incontro con Cristo perché egli dimora in mezzo a noi».

Un sostegno concreto e apprezzato

Da qui il dono della presenza di una Chiesa capace di dare testimonianza e sostegno concreto. «A Manila, dove spesso si è solo volti anonimi, il sostegno della Chiesa è molto apprezzato», spiega Tagle: dalle mense parrocchiali per bimbi denutriti alle strutture per offrire anche solo la possibilità di una doccia, ai piccoli ospedali di primo intervento di cui è dotato ogni decanato, alla diffusa autotassazione dei cattolici, seppure con cifre modestissime, a favore dei più bisognosi, fino all’uso di ogni mezzo della comunicazione. «Mi piace questo apostolato», osserva il Cardinale, parlando dei suoi incontri con gli universitari e i giovani, come pure col mondo della cultura, delle istituzioni, della politica e della finanza filippina: «Anche se qualcuno non è d’accordo, vogliamo riflettere su una collaborazione tra Chiesa e business in senso inclusivo».

E, poi, appunto, c’è la presenza personale dell’Arcivescovo sui social network e in televisione ogni domenica. «Di fronte a persone che pongono dilemmi che non hanno né facili né immediate soluzioni bisogna soccorrere e ascoltare». Insomma, un esporsi per e con il Vangelo, «per essere coscienza nella società», raccontando la storia di Gesù attraverso uno stile definito di «comunione nella missione», cercando così di arginare la devianza, la solitudine che genera crimine, prostituzione, emarginazione, «perché a Manila la parrocchia può fornire un’esperienza unica di riconoscimento di doni personali, al di la dell’anonimato».

La sinergia tra sacerdoti e laici

Anche se con un popolo ricco di spirito religioso e devozione – la tradizionale processione del “Nazareno negro” l’anno scorso ha coinvolto 10 milioni di persone per diciotto ore -, bisogna pensare a un modo diverso di rendere i fedeli consapevoli. La via è quella di una sinergia tra i sacerdoti e i laici, nel coinvolgimento di questi ultimi in cammini pastorali ed ecclesiali ben identificati, passando dalla superficialità del fervore all’impegno fattivo nelle comunità, come catechisti o educatori, animatori liturgici. «Tutto ciò richiede una conversione vera del cuore e delle nostre strutture che talvolta non corrispondono al Vangelo. Senza questo nessuna evangelizzazione avverrà – avverte Tagle -. Dobbiamo imparare da Gesù e dalla sua creatività pastorale che è adempimento della Scrittura e della volontà salvifica del Padre».

Nelle storie concrete che il Cardinale narra, a conclusione del suo intervento, c’è tutto il senso dell’incontro: «Gli adolescenti che ci paiono ribelli non sono nemici, ma amici da accogliere sapendo essere, come adulti, d’esempio». E, ancora: «I sacerdoti devono essere dei padri, specie se vi sono famiglie ferite per la lontananza dei genitori, come molto spesso accade da noi».

Le periferie e i migranti

Infine, c’è ancora tempo per qualche domanda, per esempio sul richiamo di papa Francesco alle periferie esistenziali come elemento di fondo della Chiesa oggi. «Nella grande metropoli, la periferia è una minoranza qualitativa, ma quantitativamente è la maggioranza. Come Pastore, là dove vive gente senza voce, senza poteri, senza accesso alle minime necessità della vita umana, ho trovato segni potenti di speranza. I miei insegnanti più convincenti nella vita di fede vengono dalla periferia», evidenzia il Cardinale, che aggiunge: «Spesso pensiamo ai poveri come beneficiari della nostra azione di Chiesa, ma in realtà la periferia ci insegna a vivere nella fede, nell’amore e nella speranza».

Poi, naturalmente il pensiero va alla migrazione, considerando che dieci milioni di filippini su una popolazione complessiva di cento milioni vive fuori dal Paese. «Non si tratta di partire per trovare unicamente posti di lavoro, ma la migrazione è un modo per fare missione. Il fenomeno della migrazione di massa nelle Filippine è un segno di fallimento del governo dello Stato. Non basta ricevere le rimesse di migranti in euro e dollari: dobbiamo essere consci di tante ferite che ne nascono».

Una pastorale per la seconda generazione

E da noi, come fare, allora, perché questa comunità sia sempre di più una risorsa, magari nelle nostre parrocchie, rendendo i filippini (oltre 40 mila a Milano e provincia) sempre più protagonisti nelle nostre realtà ecclesiali (basti pensare ai 20 mila connazionali del Cardinale presenti in Duomo e in piazza per la celebrazione da lui presieduta domenica)? «Occorre una pastorale per i migranti della prima generazione che è venuta a Milano per lavorare e che, dunque, deve essere aiutata ad aprire i suoi orizzonti. Ma soprattutto bisogna pensare alla seconda generazione. In tanti giovani nati nel vostro Paese c’è il desiderio di integrarsi, di essere italiani e dobbiamo avere cura, ora nel presente, di questa generazione con i suoi bisogni peculiari. Magari ne nasceranno anche delle vocazioni e potremo così contribuire anche alla vostra Chiesa ambrosiana».

L’auspicio e il sorriso del cardinale Tagle chiudono un momento importante, umanissimo e significativo di Chiesa: come già era avvenuto per l’incontro del mattino con il clero, si raccolgono offerte per le popolazioni colpite dal tifone Haiyan. Un momento prezioso per la Diocesi come sottolinea il cardinale Scola, che annuncia di aver invitato per il prossimo anno pastorale i cardinali O’Malley (Arcivescovo di Boston) e Onayekan (Arcivescovo di Abuja, Nigeria). E tutto perché, davvero, “il campo è il mondo”.

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