La suggestiva oratoria del cardinale Luis Tagle porta per una mattina Manila – città di cui è Arcivescovo dall’ottobre 2011 – in Duomo a Milano. E in diverse occasioni le sue parole sembrano costruire un film, o un documentario. Come quando l’Arcivescovo filippino ricorda di essersi recato in una smoky mountain (montagna fumante) alla periferia della città, dove una comunità di 20 mila famiglie sopravvive rovistando tra i rifiuti. «Una bambina sporca – racconta – si è seduta sulle mie ginocchia e ha iniziato a giocare con il mio naso e le orecchie, dicendomi che assomigliavo alla persona della foto appesa vicino alla cappella. Era il mio ritratto ufficiale. Mi aveva riconosciuto perché frequentava la cappella, un posto di pace in mezzo alla povertà immensa». È uno dei modi di presenza e testimonianza della Chiesa locale, che si impegna affinché pure «una bambina innocente in mezzo a una montagna di rifiuti abbia la possibilità di frequentarela Chiesa e incontrare l’Eucaristia».
Nelle parole del cardinale Tagle prende forma una metropoli che, tolte forse le situazioni più estreme, ha più punti di contatto con Milano di quanti si possa immaginare. Alla povertà fanno infatti da contraltare i ricchi industriali. A Manila si trovano le smoky mountains, ma anche i circoli dei finanzieri. La Chiesa cerca di essere testimone in tutti gli strati sociali. Come? Con la testimonianza, più che con la predicazione morale. Il racconto, più che la spiegazione teologica. Un metodo che Tagle ha esposto in cinque punti.
Lo sforzo della Chiesa
«Evangelizzare nella grande metropoli significa fornire spazio per incontrare Gesù», ha detto ai numerosi sacerdoti ambrosiani riuniti per ascoltarlo. Senza dimenticare la predicazione di Benedetto XVI e Francesco, quando hanno sottolineato che la fede, come ricorda Tagle, «non è un’epica o una semplice ideologia, ma tratta di una persona, il Figlio del Dio vivente venuto dal Padre in mezzo a noi. E come risorto continua a vivere tra noi». L’evangelizzazione è dunque «lo sforzo della Chiesa per fornire alle persone lo spazio di incontrare Gesù nella forza dello Spirito Santo». Metropoli come Milano e Manila, ha aggiunto, non hanno più spazi geografici liberi, sono tutti occupati dalle persone. Significa, ha concluso, «che abbiamo un sacco di spazi umani. Sono il luogo privilegiato per l’incontro con Cristo: i sogni e i desideri profondi delle persone, la loro cultura e la loro condizione spezzata. Aiutiamoli a trovare spazio nella vita umana per incontrare Gesù».
Una presenza apprezzata
In una grande metropoli «dove le persone sono anonime in una massa di umanità, il dono della presenza è molto apprezzato», ha proseguito. Per poi descrivere le modalità con cui le parrocchie sono presenti nel popolo: raccolte fondi per i poveri, apertura delle strutture per i senzatetto, borse di studio e una Fondazione che chiede a tutti i cattolici un piccolo obolo quotidiano (l’equivalente di mezzo centesimo di euro): «È pochissimo, ma sviluppa una cultura di amore: quando si pensa agli altri, il pensiero deve avere un atto concreto». Il cardinale Tagle si impegna personalmente nella visita alle università statali e private non cattoliche. «È un apostolato che mi piace e che dà frutti – racconta -. All’incontro più recente hanno partecipato 2 mila studenti, è durato 4 ore e le domande e le testimonianze scaturivano come fiumi». La Diocesi di Manila dà grande rilievo anche alle Comunicazioni sociali, con premi assegnati ai mass media che si distinguono per la loro opera e due programmi in cui va in onda il Cardinale in persona. Il primo, con un pensiero quotidiano della durata di un minuto, ogni mattina alle 4.30. Il secondo, un’ora di programma, la domenica con il commento delle letture del giorno, la catechesi, la preghiera, i canti. Questo secondo, assicura Tagle, è molto seguito anche tramite YouTube dai numerosi filippini emigrati, soprattutto in Medio Oriente. Presenza nella società significa anche costruire cappelle nei centri commerciali, nelle banche, negli uffici pubblici e privati. Anche se «alcuni cattolici non sono d’accordo – ammette l’Arcivescovo -: sostengono che i centri commerciali sono false cattedrali del dio consumismo, non ci si deve dire messa».
Raccontare la storia di Gesù
Evangelizzazione: racconto della storia di Gesù. «Anche tra i circoli sofisticati – spiega Tagle – la narrazione o il racconto sono il modo migliore per raccontare la storia di Gesù». Ciò accade anche perché «le persone nelle grandi metropoli sperimentano difficoltà – prosegue -. Hanno dilemmi, non problemi, per cui non ci sono soluzioni. Al loro appello rispondiamo con le storie di persone che hanno navigato in acque difficili e sono sopravvissute». E con la storia di Gesù, che più delle teorie, «consola e dà speranza». Un modo potente di raccontarla «è attraverso la devozione popolare. Dieci milioni di persone hanno partecipato alla processione di Gesù Nazareno, durata quasi 18 ore». La sfida è «incanalare questo misticismo verso una partecipazione attiva nella parrocchia per la trasformazione della società». Lo si può fare se «si capisce il mondo degli ascoltatori e si trova un modo creativo per raccontare Gesù».
La comunione nella missione
«Dobbiamo creare ponti – ha raccomandato l’Arcivescovo di Manila – affinché le persone che abitano la metropoli non siano isole e si evitino l’alienazione, la solitudine create dalla guerra tra bande, dalla droga, dalla prostituzione. La parrocchia è chiamata a essere fratellanza in un mondo di persone senza volto e senza voce». Come? «Creando luoghi di riconoscimento dei doni personali, i carismi. E impegnandosi affinché il pastore e i laici camminino insieme». Ogni anno i sacerdoti di Manila si trovano per pregare e dialogare su un preciso tema. Lo stesso mese i consigli pastorali sono invitati a un incontro sul medesimo argomento. Nelle Filippine, terra di emigrazione dove per necessità molti figli sono lasciati dai genitori a nonni e zii, i sacerdoti sono padri. «Un leader giovanile – racconta Tagle – ha detto che la maggior parte dei giovani vicini alla chiesa viene da famiglie ferite e qui trova una seconda casa». Anche per questo «i parroci devono studiare costantemente per predicare omelie significative e dare risposte adeguate ai problemi pastorali complessi. Quellidel denaro, del potere, della gelosia, delle relazioni improprie».
Una domanda di autenticità
«Nessuna evangelizzazione avverrà senza conversione – è convinto il Cardinale -. «Abbiamo bisogno dell’umiltà, del coraggio di ammettere che alcune delle nostre politiche, strutture, mentalità e costumi non sempre corrispondono al modo di Gesù e al suo Vangelo». Lo sottolinea in conclusione l’arcivescovo di Manila, spiegando che le lezioni in questo senso possono giungere dalle persone più inattese. Come quando incontrò un’adolescente in rotta con il padre perché, fumatore, le impediva di fumare. E con la madre, che ogni fine settimana faceva shopping, ma le raccomandava di essere risparmiatrice. "Siete tutti falsi, mi disse. Questa è una voce amica che grida per la mancanza di autenticità e integrità nelle nostre famiglie, nella nostra città e anche nella chiesa. Questa ragazza – conclude Tagle – mi ha fornito uno spazio umano dove incontrare Gesù che mi diceva: convertitevi e credete nel Vangelo. Era una ragazza cresciuta in una grande metropoli, volto di postmodernità. Dobbiamo ascoltarela sua domanda».
Il prossimo anno O’Malley e Onayiekan
In conclusione il cardinale Angelo Scola ha ringraziato calorosamente l’arcivescovo di Manila, secondo testimone internazionale (dopo il cardinale Schonborn) invitato a Milano per raccontare l’opera evangelizzatrice della sua Diocesi nell’ambito della riflessione “Il campo è il mondo”. E salutando i sacerdoti presenti, cui ha chiesto un’offerta da consegnare nelle mani di Tagle per le necessità dei filippini colpiti a novembre dal tifone Hayan, ha anticipato due nomi che offriranno la propria testimonianza il prossimo anno pastorale: il cardinale di Boston Sean O’Malley e il cardinale nigeriano John Onayiekan.